Cesare Pancotto, allenatore di Montegranaro ed ex della Fortitudo, è stato sentito da Damiano Montanari su Stadio.
Un estratto delle sue parole.

Come si può battere la Fortitudo? Il big match di domenica sarà per noi motivo di orgoglio e di onore. Per battere la Fortitudo servirà prima di tutto mentalità. La cultura della vittoria si costruisce con uno sforzo costante e continuo nel tempo, non bastano sei vittorie in sette gare. Sotto l'aspetto tecnico dovremo cercare di valorizzare la nostra difesa, oggi la migliore del campionato, e provare ad elevare la qualità dei nostri tiri da tre.
Pancotto ha allenato la Fortitudo nel 2008/09, con la retrocessione tra mille difficoltà societarie. Mi sono trovato al posto giusto, ma nel momento sbagliato. Ringrazio Dio di avermi la possibilità di vivere quei pochi mesi in Fortitudo, seppure in una stagione difficile, travagliata, in cui, dopo le grandi aspettative iniziali, ci trovammo a lottare per non retrocedere. Arrivai a dicembre e cercare di cambiare la mentalità fu il lavoro più duro in una situazione in cui si avvertivano le difficoltà societarie esplose a fine stagione. Voglio ricordare due episodi: la partita che dovemmo giocare due volte con la Sutor Monteganaro ed il tiro da tre di Vukcevic nel derby. Quello ci costò la retrocessione.
Montegranaro ambisce alla promozione? Cambiare il progetto dopo sette partite sarebbe un errore madornale. Vogliamo consolidarci come società e ci piacerebbe arrivare ai playoff, anche se non sarà semplice.
C'è affetto per la piazza biancoblu? Ho un grande affetto: vedere gente tatuarsi la F sul petto e piangere per la squadra mi ha fatto un effetto molto particolare come uomo prima che come allenatore. Sono emozioni che mi sono rimaste dentro.

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