Nel giorno del raduno, il coach della Virtus Alessandro Ramagli è stato intervistato da Stefano Brienza su Stadio.
Ecco le sue parole:

Ramagli, come affronta questo raduno? Mi sento molto bene. Sono curioso e stuzzicato da questa avventura. Stare in Virtus è una cosa particolare, e non vedo l'ora di seguire passo a passo la formazione di questa squadra. Nuova per dieci decimi, con tutte le incognite del caso ma soprattutto con la grande curiosità di chi li vuole mettere insieme il prima possibile.

C'è un po' di tensione della vigilia? No macchè, le notti insonni te le lasciano le malattie. C'è grande voglia di fare. In Italia siamo abituati a preparazioni molto lunghe, sono abitudini codificate, una volta erano di 50 giorni e ora si è ridotto a poco più di 40, ma la verità è che una squadra si mette insieme anche in meno tempo. Basti pensare che in NBA si parte dopo 4 settimane di lavoro. Mancano tanti giorni al campionato, la sfida è accattivante, siamo pronti.

Come si rinfocola l'entusiasmo di una piazza che viene da una retrocessione? L'entusiasmo è contagioso, quindi bisogna mostrare di averne tanto. Partecipazione, volontà, desiderio: sono questi gli elementi principali per coinvolgere l'ambiente. Sono sicuro che trasmetteremo la giusta carica attraverso il lavoro e la voglia.

Inizierete senza entrambi gli americani. Senza andare troppo lontano mi è capitato anche l'anno scorso, e non succede certo solo a noi. Non è un condizionamento. Lo diventerebbe se non li avessimo a metà settembre, ma non succederà. Purtroppo i campionati italiani sono sempre meno appetibili, le proposte economiche in generale meno significative rispetto ad altri paesi. Persino il Giappone è diventato un competitor sensibile per firmare un giocatore, quando 10 anni fa lo associavi a tutt'altre discipline. L'Oriente estremo, con Cina in primis ma anche Giappone e Corea, e quello più vicino, con Iran, Libano, oltre alla Turchia che ormai è il secondo campionato d'Europa dopo la Spagna in termini di potere economico, sono rivali importanti. Per prendere buoni giocatori bisogna aspettare più di prima, quando facevamo la voce grossa. Chi la fa ha grande disponibilità: è normale.

A voi il budget pare non mancare. Che esterno vorrebbe? Siamo stati rispettosi dei limiti del budget e abbiamo qualche soldino in più del previsto, ma non era certo faraonico, altrimenti quel giocatore c'era già. Non sarà uno che cambierà la faccia della Virtus, un salvatore della patria. Vorrei un ottimo completamento per un buon gruppo. Un all-around: non uno specialista, né uno che sappia solo segnare. Non solo un "finisher" ma anche un "creator". In A2 è il gruppo italiano a fare la differenza, due americani buoni li ha anche chi punta a salvarsi. A Siena quando arrivarono c'era già un bel clima e un ambiente confortevole, si inserirono facilmente e nacque una bella stagione. I primi giorni serviranno soprattutto per questo.

Con che slogan vuole presentarsi ai tifosi? La passione è passione, non si misura dal campionato di appartenenza. E qui ce n'è tanta. Lo so. Non solo con l'Eurolega. Sarei contento di avere tanta partecipazione dei tifosi da subito, a prescindere dalla serie.

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