RAMAGLI: ASPETTAVO CHIAREZZA, OGGI CE N'E' DI PIU'. PRONTISSIMO A RIPARTIRE CON UNA VIRTUS FORTE
Il giorno dopo aver incassato la fiducia dal CDA della Virtus, coach Alessandro Ramagli è tornato a parlare.
Ecco un estratto di quanto dichiarato a Walter Fuochi, su Repubblica.
Sull'essere pronto a partire. Prontissimo. E se posso, per una volta, essere immodesto, meritevole di farlo, vinte lo scorso anno quasi l’80% delle partite. E se in quella promozione siamo stati tutti importanti, vorrei sentirmi non meno importante degli altri. Guidare la Virtus l’anno prossimo è la conseguenza, per me logica, di un’impresa per tutti inimmaginabile, un’estate fa.
Ieri uno snodo decisivo. Un passo avanti, in un club che ogni giorno va cambiando pelle. Il ponte di comando è diverso, tutti dobbiamo assimilare questa novità e capire come si interseca con le varie aree della società. Nulla di traumatico, ma di ogni processo in corso è normale che non tutto scorra sempre liscio. Da ieri, dopo le scosse d’assestamento, comincia il tempo di ripartire. Fra un mese lo faremo, con spinta e speditezza, contando di aver chiuso la squadra.
Sul lungo silenzio. Aspettavo chiarezza e oggi ce n’è di più. Poi, ribattere impulsivamente non avrebbe apportato nulla.
Sul sentirsi in discussione. Io non mi ci sentivo, dopo quella promozione esaltante, ma capivo che c’erano processi societari in corso, non legati a me e all’area tecnica. Era giusto aspettare, ora è giusto partire.
Sull'aspettarsi un prolungamento di contratto. Una diversa formulazione credo sia nelle cose. Arrivai dopo una retrocessione, con una squadra da costruire e quattro ragazzi del vivaio da far giocare. Ora devo guidare un gruppo forte e ambizioso. Non è lo stesso volante da tenere in mano. Tante parole e attestati di stima mi stanno gratificando, ma non nascondo che un gesto pratico, concreto sottolineerebbe questa stima. Del resto, del nuovo contratto esiste una stesura, e ignoro perchè tutto in CDA si sia fermato. Ma parto in ogni caso, al massimo delle mie capacità professionali, pure se oggi ho un contratto che prevede il premio salvezza. Convinto che un’intera stagione abbia detto che sono la persona giusta. Nonostante qualche cazzata che ho letto.
Esempio? Che ero sull’Aventino, perchè non ero alla presentazione di Aradori e Gentile. In quasi vent’anni di carriera, mai andato a una presentazione, se non perchè ero già lì: ad esempio, con Lawson un anno fa. Con Pietro ho parlato, Alessandro l’ho incontrato, cogliendo in entrambi la disponibilità giusta per partire. Mi basta. Se mi dicono di venire alle presentazioni, vengo. Di solito non lo faccio. Ma non accetto che ci si speculi.
Sulla Virtus 2017/18. Una squadra forte, cui ora trovare equilibri. Ma vale per tutte, non solo per la Virtus. Sono puzzle delicati, da costruire con attenzione. La buona convivenza sarà un risultato da raggiungere insieme, tecnico e giocatori.
Sul fatto di volerne solo uno tra Gentile e Aradori. Uno di loro due era la pietra di partenza. Non credevo, inizialmente, che le pietre sarebbero state due. Ora le ho e devo trarne il meglio. Ben vengano questi problemi: un rebus, loro due, lo diverranno per gli avversari, per noi saranno punti di forza.
Tecnicamente doppioni? No, anche se a volte pestano mattonelle simili. Ma questo può esaltare chi gli giocherà vicino.
I tre giocatori che mancano. Il play. Grande capacità gestionale, bravo a scegliere le opzioni offensive, con buona tenuta difensiva e, quando serve, il guizzo individuale. Il pivot. Che non chieda palle per sè, ma raccolga ciò che creano gli altri, forte a rimbalzo e in difesa, un portiere. E' Lawal? Mettete pure la foto di Lawal. Infine, l’ala forte, che può pure arrivare alla fine, a completamento. Che conosca il gioco perimetrale e, dietro, cambi su tutti
Il quintetto base in A2 sarà la panchina della serie A. Di indolore non c’è mai nulla. L’ottica giusta sarà sentirsi un pezzo di Virtus, senza guardare ai minuti in campo. Ma varrà anche per i titolari: sentirsi un pezzo di progetto importante, non badare ai 5 punti in più o in meno. Così saremo una squadra vera. Non so per quali obiettivi: oggi non siamo completi noi, e non lo sono le nostre avversarie. Però non sta certo nascendo una squadra per salvarsi.