FERRARA - FORTITUDO, IL DOPOPARTITA
Alla fine, le partite sono la cosa più facile, pare, di questo inizio stagione della Fortitudo. Dove in settimana si disquisisce su partite di allenamento al mercoledì che non vanno tanto bene (e chissenefrega, si potrebbe rispondere), su infortunati che lo sono solo nelle parole di qualcuno e non di altri, su interviste di giocatori che andrebbero prima catechizzati. Ma poi si gioca, e tutto viene per fortuna dimenticato. Arriva la terza vittoria di fila, roba non da poco considerando le due trasferte – non agevolissime – e l’intermezzo in esilio: insomma, nei due anni precedenti si era partiti in tutto altro modo, ecco.
La Fortitudo non difende ancora con continuità, ma alla fine sa chiudere quando c’è bisogno di farlo – e finora concede il 22% da 3 alle avversarie, a compensare un rivedibile 57% da 2 – perché, alla fine, questo è un gioco dove conta anche l’ossigeno. E poterne ruotare 9, anche in condizioni precarie, è comunque, come dicono ora i ggiovani, tanta roba. Così da poter strozzare i nemici, piano piano, minuto dopo minuto. Certo, ora servirà riuscire a gestire i 40’, perché a Ferrara come a Udine il finale è stato più sofferto di quanto forse il seminato nel corso dei periodi precedenti meritasse.
Adesso? Adesso vediamo di recuperare tutti e capire se non ci possa essere il rischio di affollamento, e teniamo tutti calmi e tranquilli. Si parla sempre troppo, di Fortitudo, e non sempre per motivi di agonismo e campo. Qualcosa che, forse, andrebbe studiato per trovare un rimedio.
Just can’t get enough - Non sappiamo se i Depeche Mode siano nel repertorio di Nina Zilli, di certo lo è in quello del compagno. Mancinelli dominante, e dietro di lui Amici bravo a non voler strafare, e tutta la truppa, Fultz in primis, a seguirlo.
It’s no good - Legion fa benino dietro e male davanti, ma è anche roba di grande responsabilità capire che non c’è bisogno di strafare. D’altra parte, se si novanteggia, va bene sempre e comunque.
(Foto Fabio Pozzati)