Era stata costruita vecchia, in estate, per far sì che l’esperienza portasse ad evitare collassi e black out. Poi capitano partite come questa, distrutte da un 1-20 di parziale (quasi tutto nel secondo quarto) che azzera la Fortitudo e fa nascere tanti dubbi, inevitabilmente, su quale possa essere la strada giusta per cambiare l’andazzo. Così, dopo aver giocato male ma salvato il risultato al Paladozza, Jesi diventa una delle più brutte pagine della Bologna recente, che di fatto in campo non ci entra e mostra tutti quelli che sono i suoi limiti attuali. Uno, in particolare: senza regia i film li sa fare solo Vito Colomba. E di strada non se ne fa tanta.

Inizio di attacchi, con Jesi che riesce ad andare facilmente in area e la Fortitudo che risponde più da lontano che non da vicino. McCamey dura 5’ prima di essere panchinato, Fultz esordisce con una tripla figlia di una clamorosa infrazione non segnata, ma il problema è che dopo i primi gol da fuori arriva una raffica di ferri, quasi tutti piedi a terra. Ergo, Jesi tiene botta, mette il naso avanti con Hasbrouck che tirerebbe anche se gli passassero un gatto morto, 18-14 interno al 10’ tirando un atroce 5/21.

Rimane confusione atroce, e roba tale da avvicinare il giorno del famoso “Memorial Boniciolli” mentre, in ritardo giustificato (crac pullman e obbligo di ripartire con auto), arrivano anche i tifosi da Bologna. Si galleggia e per un attimo si va avanti (26-23) grazie ad un Chillo che fa il proprio e anche quello dell’assente Mancinelli, ma per il resto si spera solo negli errori altrui, perché di proprio non salta fuori niente. E allora ecco che il 17-1 di parziale che manda Jesi avanti in doppia cifra è quasi poco, rispetto a quanto visto, con tanto di atroce fagiolata che permette agli avversari, nel finale, di tirare una decina di volte di fila. E 40-27 interno al 20’.

Malore e stanchezza per il coach – magari con la storia del “Memorial” ci si autodanneggia – che rientra senza però alzarsi dalla panchina. Si rischia il ventello (c’è anche un antisportivo contro Legion), ma grazie all’imprevisto Gandini, se non altro, si ferma la discesa. Limbo, continuando una litania di poche idee e punti solo dalla lunetta: poi, dato che c’è chi ne ha e chi no, Jesi riparte, e il ventello viene evitato solo grazie ad un ferro di Hasbrouck allo scadere. Ma è 63-44 al 30’.

Buoi scappati, ci si sfrappola talmente tanto che si deve quasi chiedere a Jesi di non esagerare, una volta arrivato quasi il trentello (51-79). Almeno questo funziona, con la standing ovation collettiva per i marchigiani e per la Fortitudo che torna a casa, davvero, imbruttita.


(Foto Fabio Pozzati)

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