All’Arcoveggio ha preso la parola Sergio Scariolo, nel pomeriggio del dopo-tragedia, davanti a più di cento tra tifosi e addetti ai lavori. E lo ha fatto a nome di tutto il coaching staff, per ribadire l’intenzione di non mollare ora, e la convinzione che la Virtus sia ancora salvabile.
Premetto che parlerò a nome di tutto lo staff tecnico, perché dopo esserci consultati abbiamo scoperto di avere tutti la stessa opinione, e abbiamo preso la stessa decisione.
Premetto che al momento della mia chiamata a dare un contributo all’opera di salvataggio e ricostruzione della Virtus avevo avuto garanzie di un progetto che potesse essere competitivo da subito, ovviamente con la condizione dell’iscrizione al campionato. Sapevo che esisteva un certo margine di rischio, anche se credo che nessuno dei presenti credesse anche lontanamente che questa possibilità potesse realizzarsi.
Mi assumo totalmente la responsabilità della mia scelta per quello che riguarda la mia famiglia e i collaboratori che sono giunti dopo di me.
Ho accettato per l’esistenza di un concreto progetto di sicuro interesse, che non sono autorizzato a rivelare nei particolari, e perché si trattava di una sfida, titanica ma affascinante, che se vinta sarebbe più importante per me della vittoria di un’Eurolega. Non ho nessun rimpianto, perchè la bellezza di una sfida è proporzionale alla sua difficoltà.
Se una persona ama la pallacanestro, e da essa ha ricevuto tanto, deve sentirsi in dovere di aiutare una società gloriosa in difficoltà (la Virtus, ma anche un’eventuale Olimpia, o Victoria Libertas, o Fortitudo) se gliene viene data l’occasione. Deve almeno provarci, altrimenti si tratta di un freddo e cinico professionista, interessato solo all’aspetto economico.
La situazione è difficile, ma sappiamo che esistono canali giuridici che possono essere percorsi, e la società ci garantisce che saranno percorsi: pertanto noi non molliamo
 .(applauso, NdR)
E’ un atto di responsabilità, non di eroismo; non ce la sentiamo di abbandonare una nave di questo prestigio. Siamo convinti che esistano margini, anche se ristretti; noi faremo la nostra parte (che riguarda la sfera tecnica ed organizzativa). Non ci siamo dati una scadenza; è una questione di coerenza con gli impegni presi.
Spero sia chiaro a tutti che non si tratta di aiutare una persona fisica.
Questo tipo di considerazioni va messo da parte.
Tutti coloro che hanno un qualche potere (tifosi, istituzioni, stampa) devono fare il possibile per salvare la Virtus, il che non vuol dire “rattoppare” il caso Becirovic, ma si tratta di una rinascita ben più profonda, definitiva, e la prima ad essere conscia di questo è la proprietà.
La questione prioritaria deve essere la Virtus, e tutte le considerazioni critiche, la voglia di rivalsa o di punire errori che possono essere commessi devono essere messe in secondo piano.
A Becirovic posso dire (ma estendo il pensiero a tutti) che ognuno deve agire secondo la propria coscienza ed assumersi le proprie responsabilità.
Per concludere ribadisco che prima che un aiuto economico occorre un aiuto di tipo politico, istituzionale e giuridico. E’ la cosa più importante. 


Dopo hanno preso la parola alcuni tifosi; da quanto è emerso dalle loro dichiarazioni e domande al coach, il problema principale della Virtus, a loro parere, sta a monte: si tratta del presidente Marco Madrigali, e finchè a capo della società ci sarà lui non ci sarà fiducia.

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