Da un punto di vista puramente sportivo, la stagione Fortitudo appena conclusa è stata un passo indietro. Sempre con un massacro in una gara 5 (evidentemente le mitologie legate alle gare 4 fanno male), ma stavolta in una semifinale. Quindi, un turno prima. A dire il vero, durante la regular season il passo è stato fatto in avanti – quinti invece che settimi – ma non abbastanza per guadagnarsi il fattore campo nei playoff. Perchè ha un bel da dire Aldo Giordani e la sua prima fase contuntubo: vai a giocare gara 5 con Trieste, e con Brescia, al Paladozza, poi ne riparliamo. Quindi, la Effe ha patito prima di tutto il ritardo in campionato, figlio sì degli errori nella scelta dell'esterno straniero, ma anche di quel drammatico problema della squadra, già palesatosi quando ancora c'erano infradito e abbronzature sui corpi dei giocatori. Ovvero, l'incapacità di avere garanzie sul rendimento mentale: tutti, indistintamente, sono stati colpiti dal virus dell'incostanza, che ha portato a quelle sconfitte non prevedibili, forse, e che ha quindi piombato la classifica fortitudina. Momenti di esaltazione, altri di perplessità, l'impressione che questa squadra abbia avuto più talento ma meno fame rispetto alle ultime viste: meno cattiveria, meno passione per l'altrui odore del sangue. Dando, quindi, l'impressione alle avversarie di potercela fare. E chissà se l'aver lentamente abiurato la vecchia guardia non sia stato il motivo di questo calo di rabbia, chissà. Di certo, per molti giocatori potrebbe essere stata la fine di un ciclo in Fortitudo, per motivi svariati. Intanto, giudizi sparsi, soggettivi e fallibili.

Campogrande - voto 6 - Balla tra ingressi in quintetto e NE, tra grandi elogi pubblici e spazio in campo non direttamente proporzionale ai suddetti. Più versatile di altri compagni, ha bisogno di continuità di utilizzo per capire se da grande potrà diventare attaccante, regista, difensore, varie ed eventuali. Oggi siamo alla vetrina dove ci si può mettere dentro qualsiasi cosa, ma nessuna ancora davvero in risalto. Però meriterebbe maggiore illuminazione, dato che il materiale c'è eccome. 3 punti scarsi di media, buona indole alla stoppata, 32% da 3 da migliorare.

Candi - voto 6,5 - Inizio di gran risultati, anche di bottinoni, poi un ricollocamento a metà strada che lo ha, forse, blandamente spersonalizzato. D'altra parte dicono che è – e potrebbe essere – il nuovo Basile, e anche il Re degli Ignoranti per anni è stato vivisezionato sul fatto di essere un uno o un due. Lui ha 20 anni, ha già fatto due stagioni di altissimo livello in seconda categoria, ha dimostrato che con un pizzico di continuità in più potrebbe fare grandi cose, e che in linea di massima non ha problemi di frenate marroni nei sospensori nei momenti difficili. E' comprensibile che possa avere voglia di nuove sfide, a piani su cui la Fortitudo, oggi, non dimora. 8.7 di media, che erano 13 nel girone d’andata. Rivedibile da 3 (28%), 2.8 assist.

Cinciarini - voto 6 - Arrivato per sparigliare, alla fine dei tre arrivati ad Est per provare la promozione è l'unico che non arriva in finale. E' anche l'unico che si fa male, potrebbe replicare, e vagli a dare torto. Relativamente ingiudicabile, tra i tempi di adeguamento e quelli poi del recupero post bua. Pur non giovanissimo, sarà il punto di ripartenza per la prossima stagione, magari con più tempo per dargli in mano le chiavi dell'intero condominio e non solo di poche stanze. 10 punti scarsi di media, 44% al tiro.

Gandini - voto 6 - Look da uno che si è appena svegliato (e l'uniforme stile pigiama non lo aiuta), porta alla causa quello per cui era stato richiesto: blocchi, spizzichi di palloni, apparizioni a rimbalzo offensivo, difesa e ogni tanto triple. Avrebbe bisogno di maggiore autostima, ma non si può dire che non abbia svolto il proprio compito. E, di certo, se nelle imprese c'è stata la sua firma, è difficile addebitargli nelle sconfitte il non essere quello che non può essere. 3.2+3.2, tirando un dignitoso 38% da 3.

Italiano - voto 6,5 - Non ci fossero istinti all'autolesionismo sempre pronti a riaffiorare, sarebbe uno di quei giocatori che, tutto sommato, non toglieresti mai dal campo. Si scopre a tratti tiratore dal 50% da 3, aprendogli prospettive di ogni tipo. Dietro ha tre tipologie di ruolo su cui marcare, e l'ormone per svegliare i dormienti, siano questi compagni, punteggi sul tabellone o tifosi in attesa di buone notizie. Il problema è, appunto, la non lettura di certe situazioni, per cui ecco l'infrazione forzando una entrata, il tiro troppo frettoloso, l'occhiataccia esagerata che riesuma avversari. E' il classico prendere o lasciare, ma forse il gioco continua a valere la candela. 6.5 punti e il 47% da 3, meglio del 44% da 2.

Knox - voto 6,5 - Pietra dello scandalo e delle crisi nei rapporti con i commentatori che ne suggerivano il taglio, Amando è rimasto, a tratti, soggetto dalle ottime cifre ma dall'impatto, se vogliamo, meno esaltante di quanto non dicessero i rilevatori. Colpa del ritardo di condizione, ma anche di una indole più da ottimo rimorchio che non da capo popolo. Sa fare un po' di tutto, in attacco, ma sempre agendo come il cavallo che, se non lo sproni, si ferma. Paga un settore di registi a volte non svelti nell'attivarlo, e una difesa dove c'è stata tanta voglia di uscire sui pick and roll ma meno grinta nei corpo a corpo. Una scommessa pareggiata, si potrebbe dire. 13.6+7.3, 55% al tiro.

Legion - voto 7 - Alla fine ventella come fosse in una squadra più scarsa, ma dando l'idea di aver capito che c'era bisogno di quello, e non per volontà egocentriche. Fa quello per cui viene portato a Bologna, senza pestare i piedi, senza chiedere palloni in più e quindi portatori di squilibri, e quasi peccando di gregariato che non di orgoglio. Manca ancora un pizzico di qualità difensiva, ma non sembra un giocatore su cui non sia il caso di puntare qualche fiche. Perchè, e il campionato lo dimostra, americani capaci di capire, e non solo di volersi far capire, non ce ne sono mica tanti. 15 punti, 47% al tiro, anche 4.5 rimbalzi.

Mancinelli - voto 6,5 - Sarebbe ingiusto giudicarlo con negli occhi il modo in cui si è squagliato a Trieste. Perchè prima era stato l'uomo capace di un po' di tutto: post basso, rimbalzi, contropiede, insomma il tampone da mettere ovunque ce ne sia stato bisogno. Aprendo anche il campo con alcune triple fondamentali: se la mette anche da tre diventa immarcabile, chiosò Pillastrini dopo aver subito le sue magate nei quarti. Però, sembra mancare di quella leadership, di quell'urlo ai compagni bisognosi di essere rimessi sulla retta via, cose che la sua esperienza e il suo curriculum dovrebbero imporgli. Forse però non è il suo mestiere, a 34 anni, anche se in campo non saprai mai se ucciderà le partite o da esse si farà uccidere. 11.1 punti, 44% al tiro, 5 rimbalzi.

Marchetti - Poche battute, pochi rimbalzi, magari l'idea che almeno come ruolo in finale sarebbe stato più utile dell'esautorato Raucci. Ottimo uomo da allenamento, si adegua a stare nell'ombra. 39 minuti giocati.

Montano - voto 6 - Quotazioni a picco nella seconda fase del campionato, dopo aver viaggiato sempre in doppia cifra di media. Come se, ad un certo punto, qualcosa si fosse rotto: chiamala fiducia, chiamala gestione, chiamale se vuoi (dis)emozioni. Di certo il giocatore, in città, patisce da sempre un certo eccesso di pressioni e aspettative, come fatto esplicitamente capire dal coach – e implicitamente da altri nel passato – e chissà se, forse, non sia giunta per Matteo l'ora di andare a compiersi altrove. Perchè qui ogni suo gesto, positivo o negativo, ogni suo minutaggio, ogni sua difesa e/o non difesa, viene fin troppo messa sotto lenti di ingrandimento. 8.6 punti (con frenata nei playoff), 34.6% da 3.

Raucci - voto 5,5 - Forse paga il mancato salto di qualità in attacco, e alla fine l'arrivo di Cinciarini lo mette in totale disparte, sacrificando la sua durezza in copertura sull'altare della ricerca di maggiori approdi offensivi. Sempre in bilico tra necessità di sfide difensive per poi trovare anche fiducia in produzione, e con il sospetto – soggettivo – che due o tre azioni in più, nei playoff, se le sarebbe potute giocare. D'altra parte era stato degno invitato (e non imboscato) ai balli della passata stagione, quindi non era una incognita. Ma, evidentemente, qualcosa si è sbiadito, in corso d'opera. Sotto i 3 di media, sparendo come minutaggio nei playoff, come detto.

Ruzzier - voto 5,5 - Prima l'infortunio. Poi la maschera. Poi un effimero boom. Infine, la fatica di una regia sbuffante, sempre con il sospetto di avere in testa una trama e di volerla, a tutti i costi, mettere in pratica. Termina con playoff da più falli che assist, con qualche reprimenda del coach, e con poche soddisfazioni personali malgrado le ottime aspettative. E un dubbio: non è che i vincoli familiari possano averlo castrato? Perchè Brian con il papà è andato sicuramente meglio di Michele con lo zio. 3.6 assist, ma poco tiro (27% da 3) e punti (non si arriva a 6).

Roberts - voto 5 - Matrimonio nato male, anche se lo sposo conosceva la sposa, ma d'altra parte lo disse lo stesso Boniciolli, c'è gente che fa 10 anni di fidanzamento, si sposa, e divorzia la settimana dopo. Vai te a capire cosa non sia scattato: forse lasciava il tubetto del dentrifricio aperto, forse non puliva il secchiaio, forse il letto disfatto. Errore alla lunga pagato, ma con l'idea che i problemi non siano stati di rendimento sul campo.

Nikolic - voto 5 - Preso per fare l'evidenziatore degli altrui meriti, termina da volenteroso gregario, ma sempre gregario. Roba che in A2, ad uno straniero, non può essere lasciata. Altro errore, quindi. Alla fine segue la squadra da tifoso, ma alla Fortitudo sarebbe servito come eroe in campo, e non come fossaiolo.


Boniciolli - voto 6,5 - Presenza ingombrante, nel bene o nel male. Basti pensare a come dopo ogni vittoria, sui social (ammesso che abbiano un valore), venga descritto come il condottiero perfetto. E come dopo ogni sconfitta, al contrario, avrebbe tanta gente pronta a riportarlo in Venezia Giulia anche sulle proprie spalle (e non sarebbe roba facile). Questo per far capire che l'equilibrio nel giudicarlo non c'è, e non ci potrà mai essere vista la sua personalità. Paga le scelte di Roberts e Nikolic, e forse chissà, il dover puntare alla fine sul talento più che sulla rabbia. Però la domanda è semplice, e semplicissima: c'è, in A2, qualcuno che potrebbe fare meglio di lui, da queste parti? Probabilmente no. Gli serve solo un manipolo di volontari pronti ad accettare l'insulto come l'encomio, perché una mezza misura, in lui, non c'è. E comunque, almeno nel nostro piccolo, un ringraziamento: ogni sua dichiarazione, sul nostro sito, fa il recordi di contatti.

Scrivanie e affini - voto 6,5 - Si seguono le direttive del coach, che quando chiede modifiche le ottiene, quando chiede aggiunte le ottiene, e quindi totale affinità di vedute. Certo, bisognerebbe avere maggiore capacità dialettica (tra maglie a pois, canotti, poca durezza espressiva verso le intemperanze di qualche tifoso) per evitare di finire nelle cronache dalla parte sbagliata del giornale. Se non altro è indiscutibile la voglia di dare continuità al progetto, e nel basket attuale questa non è proprio una cosa scontata. Ora c'è da capire come andare avanti, in una A2 che è una foresta fatta di regole di ingaggio e di promozioni non sempre accettate e costanti. Un bel segnale, intanto, sarebbe attivarsi perché i tre spintonatori di gara 4 con Trieste stessero lontani dal PalaDozza, almeno per un po'.

(Foto Fabio Pozzati)

FORTITUDO, LE PAGELLE DEI QUOTIDIANI
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91