Stanchezza, voglia di portarla già a casa e di chiudere il tutto: la Fortitudo si complica la vita, andando a perdere una
partita che ad un certo punto sembrava impossibile, visto come Forlì sembrava stitica e aggrappata a quello che è stato a lungo l’unico giocatore in palla, ovvero Forray. Ma, anche a subirne solo 57, se già farne 50 è un miracolo si fa poca strada, specie se i tanti errori offensivi (18 perse) portano gli avversari a far contropiede, e quindi muovere facilmente un tabellone altrimenti senza pile. Ora, sull’uno a uno, ci sarà da dimenticare l’occasione sprecata e ripartire da capo, con due gare casalinghe. Però, però.

La Fossa questa volta non tracima dietro il canestro, ma per rafforzare l’effetto in casa giochiamo noi mette in
balaustra lo striscione paladozziano, lasciando quello storico da trasferta dietro. La cosa però non rinfranca i giocatori, che nei primi minuti quasi attentano alle dentature degli spettatori delle prime file, vista l’enorme quantità di passaggi che finiscono a metri e metri da mani riceventi (in un caso Cittadini, sfiorando un poliziotto, rischia
il Daspo); Forlì cambia tre quinti degli starters di lunedì, e ringrazia le pazzesche regalie bolognesi. Finelli gira gli uomini come trottole, sgolandosi come un pazzo, ed è quasi un miracolo che, ai primi segnali di ricevuto, i suoi siano solo sotto 2-9.  E allora, bastano tre servizi a Cittadini, in queste occasioni non raddoppiato come in precedenza, per impattare a quota 9 mentre Forlì, di riffa o di raffa, non segna mai. Forray fa bene tutto tranne che tirare, e
sfruttando un po’ di equilibrio offensivo portato da Muro e Genovese, si fa 11 pari al 10’.

E’ un Risiko, con carrarmatini stanchi che si spostano da una nazione all’altra sperando nella bontà dei dadi, viaggiando ad un punto al minuto o quasi (15 pari al 14’) facendo più agonismo che spettacolo. Per cui, guidando come se del traffico in tangenziale si trattasse, basta poco per provare a sgommare al primo attimo di spazio: ci prova
Forlì, sulle ali della pazzesca intensità di Forray, facendo 17-22, risponde Bologna accoppiandosi a 24 quando Gigena, al 18’, infila la prima tripla collettiva del match. L’ultimo girar di dadi, però, fa uscire cose migliori in Romagna, sfruttando qualche altra papera bolognese e dando voce al Palafiera sul 30-24 del 20’.

Fango, con Sorrentino e Villani a far tripla incrociata, ma a perder l’occasione è Bologna, che non sfrutta un tecnico contro Forray (violenta la protesta per un contatto obiettivamente falloso con Sorrentino) e rimane sempre una falange indietro, anche quando riesce a far pari (35 al 26’) senza però dare l’ulteriore scrollata. Anche la
seconda possibilità di tecnico – stavolta su simulazione di Villani – viene quasi del tutto gettata via, e non si riesce ad andare oltre il 37-35, primo vantaggio del match. Malaventura trova il golden goal del 40-37, ma ancora una volta si fa il pelo senza contropelo, e 40-39

Continua ad essere una sagra del vorrei ma non posso, con la Fortitudo che sembrerebbe avere l’inerzia a suo favore, di fronte ad una Forlì stanca e aggrappata solo al solito Forray, ma anche qui, quando il semaforo sembrerebbe far verde, arriva la grattata: Malaventura sbaglia il possibile +6, che a questi ritmi potrebbe sembrare un +30, e
Frassineti ne approfitta per una graffiata da 5-0 che rimanda i suoi avanti. Impantanatasi sul più bello (47-51 a 3’ dalla fine), Bologna potrebbe anche rientrare sul più bello, ma a sbagliare tutto questa volta è Gigena: ferro sul libero del possibile pareggio, immondo airball forzato nella azione successiva. Grazie tante, pare dire Forray, che
dalla lunetta mette altra roba in saccoccia e fa saltare in aria il suo palasport. Alla prossima, ma c’è da mordersi le unghie delle mani, dei piedi, e anche quelle del gatto.

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