Arletti, "Serviva un cambio di passo. Arrivasse la serie A ci faremo trovare pronti"
Umberto Arletti, presidente della Fortitudo Academy e vice presidente del Consorzio Club Fortitudo, è stato ospite di Vitamina Effe su Nettuno Bologna Uno.
Altra vittoria della Fortitudo. Cosa è cambiato con l'arrivo di Caja? “Serviva uno scossone ed è arrivato. Sulla questione tecnica non c'era nessun dubbio, la parte emotiva e caratteriale di gestione del gruppo è quella su cui ci sono differenze tra gli allenatori. Quando cambi è perchè serve una svolta, si doveva cambiare marcia ad un percorso che non andava nella giusta direzione, nelle prime tre partite il cambiamento è sotto gli occhi di tutti. Ma già dalla prima partita, dopo soli tre allenamenti, si è vista la differenza. Poi c'è un cambio nella gestione dei giocatori, nell'idea di ciò che deve fare la squadra, una evidente identità di squadra che non vuole difensivamente concedere spazi agli avversari, mentre in attacchi ci sono ruoli chiari”
L'impressione è quella di essere partiti con 4 mesi di ritardo, cosa evitabile. “Sottolineo che Cagnardi è venuto e ha dato grande impegno e disponibilità, lavorando al meglio arrivando in una situazione non facile, visto il subentro. Quando parlo di scossone era riferito all'allenatore, ma non dimentichiamoci che nelle 48 ore di cambio di identità Fortitudo ci sono state anche le dimissioni del Presidente e una serie di cambiamenti ed effetti. L'atmosfera è cambiata radicalmente, e non solo in campo. Dietro i giocatori c'è un staff, ci sono dirigenti, tutto portato sulle spalle del Presidente, la svolta è partita in pectore da Stefano che con il suo gesto ha scatenato un meccanismo irreversibile, un cambio a 360 gradi. Il mio concetto di attività sportiva è cercare di perseguire un obiettivo con attenzione, facendo scelte e prendendosi responsabilità. Le valutazioni dello scorso anno, con il cambio dell'allenatore, sono state qualcosa di coerente e responsabile, così come rimettere le persone nei posti giusti; ora, lo è stato allo stesso modo dopo certi chiarimenti”
Si doveva evitare di rovinare quanto fatto fino ad oggi. “Nessuno lo vuole fare. Il punto di partenza di ogni operazione è fare quello che è meglio per la Fortitudo. Poi si possono fare e si faranno degli errori, solo chi non fa non sbaglia, passaggi migliorabili vanno concessi. La Fortitudo è composta da una pluralità, persone che cercano le scelte migliori: i due obiettivi di qualsiasi società sportiva sono solidità economica e risultati, cose che non sempre possono andare a braccetto. La sicurezza economica contraddistinguerà il futuro della Effe, mentre per quanto riguarda i risultati lo scorso anno siamo andati oltre ogni aspettativa, con una risposta overperformante ottenuta dalla squadra. Volevamo riportare la Fortitudo dove si merita con un percorso non in un solo anno, ma ci siamo andati vicinissimi. Può arrivare l'anno in cui ti aspetti 10 e arriva 15, ma può succedere anche il contrario: quest'anno avevamo aspettative più alte sulla scia del passato entusiasmo, e per mille motivi però i risultati sono stati sotto lo standard atteso. Da qui la scelta di cambiare l'allenatore: stimo Cagnardi, ma non stavano arrivando i risultati attesi”
Economicamente, quali sono gli obiettivi dei soci? “Un conto è azzardare e costruire una squadra a sbalzo, già difficile da sostenere sperando di trovare risorse con il senno di poi, e magari perdere pur avendo messo in campo degli evitabili fuori budget. Un altro conto è stare nei limiti e vincere il campionato: non vince sempre quello che spende di più, a volte capita il contrario. La Fortitudo oggi è una società che sta facendo il passo secondo la gamba, che cerca di fare la squadra migliore possibile e che non metterà mai freni: ci sono diversi modi per salire, ma devi vincere creando le condizioni per essere pronti. Con entusiasmo, sponsor che vogliono restare e migliorare, e altri pronti ad essere coinvolti. Quindi, io ripeto le parole del Presidente: se andremo in serie A ci faremo trovare pronti. Se questa Fortitudo, sulla carta con un organico più competitivo dell'anno scorso, dovesse andare in serie A, ci faremo trovare pronti”
I rapporti tra Academy e SG per arrivare ad un unico bacino? “L'anno scorso abbiamo lavorato per creare una unica famiglia tra SG e 103, che da troppi anni non riuscivano a parlare la stessa lingua con continuità e obiettivi condivisi. Ho avuto grande disponibilità da SG, questo ha permesso di avviare un percorso che ha portato ad ufficializzare un accordo: l'anno scorso di questi tempi stavamo iniziando a parlare di quello che si doveva fare, ora gli allenatori lavorano insieme, un passo alla volta e senza fretta, con attività sui gruppi che sono condivise. I ragazzi possono giocare su vari livelli, e non vedo all'orizzonte alcun punto di conflitto. Sono estremamente contento, e con questo approccio i risultati arriveranno. Le modifiche sulla prima squadra possono essere fatte in poche settimane, ma sulle giovanili le tempistiche sono sempre diverse”
La squadra potrà essere ritoccata? “Sì. Come e quando dovrà deciderlo l'allenatore, che farà valutazioni e richieste. La società farà il possibile per accontentarlo. Sabatini era un giocatore con un suo ruolo e spazio ben preciso, caratteristiche ritenute importanti per integrare gli altri specie nel ruolo di play, ed è qualcosa che abbiamo perso. Non c'è fretta, il roster permette di poter gestire la sua assenza come quella di Cusin, non possiamo fare mercato fino alla fine del girone d'andata, Caja avrà modo di riflettere per far sì che la squadra possa essere al completo, come dice lui, quando le partite conteranno davvero”
Deve poi rientrare Aradori. “Stiamo guardando una squadra che nelle rotazioni fa a meno di lui, e mantiene intensità e ritmo. L'anno scorso quando a Pietro veniva il raffreddore si tremava pensando che la si doveva vincere in difesa. Sarà un valore aggiunto, ma le valutazioni sul play non dipenderanno dal suo rientro”