Introdotto da Valeriano D’Orta (“Ci si basa più sulle persone che non sui giocatori, e questo permetterà alla squadra di esprimere subito un’anima e catturare la simpatia di tutti i nostri tifosi.”), la presentazione di Gabriele Spizzichini.


“Quando ho rivisto la palestra Porelli ho sorriso pensando a quanto tempo ho passato qui crescendo con Consolini e Sanguettoli. Per me ritornare è una gioia, è un po’ la mia seconda casa cestistica dopo Roma. Per me è un grande onore e una grande gioia fare di nuovo parte della famiglia Virtus.”

Era un tuo sogno tornare qua? “Un ragazzo che gira in prestito sogna sempre di ritornare. Prima avrei voluto raggiungere io la Virtus in A1, poi il corso degli eventi è cambiato. Comunque è un grande onore avere una possibilità che non mi sarei mai aspettato, ma quando mi hanno chiamato ci ho sperato fin da subito, di chiudere la trattativa. E’ un sogno che si realizza”

Obiettivi, dopo la retrocessione? “Innanzitutto fare una squadra che possa essere inattaccabile, non come statistiche o gioco, ma dal punto di vista dell’impegno e dello sbucciarsi le ginocchia. C’è una promozione su trentadue squadre, l’anno scorso a Scafati nessuno ci chiedeva niente ma siamo arrivati ad un passo dalla finale. Vedremo”

Come sei cambiato negli anni? “Maturato in tanti aspetti, non solo il gioco. Partito a 18, tornato a 23, non sono un vecchio ma un po’di esperienza l’ho fatta. Da ragazzo magari si pensa a fare la primadonna, la star, poi il tuo modo di essere cambia, per cui cerco solo di essere utile alla squadra. Ho lavorato tanto rispetto a prima, fisicamente, e continuo a lavorare sempre”

E’ un peso sapere che la Fortitudo parte favorita? “Che sia la squadra che può perdere il campionato è difficile dirlo, perché ci sono tante cose che possono cambiare. Brave le squadre che sono riuscite a tenere un proprio gruppo, loro sono riusciti a tenere Candi, e per questo partono avvantaggiati rispetto a noi che partiamo da zero. Ma parlare di favorita quando c’è solo una promozione non è facile”

Sei più play o guardia? “Nasco come play, ho giocato da guardia e anche da tre, ma cerco prima di tutto di essere utile”

Quando ti allenavi da giovane, chi guardavi della prima squadra? “Koponen, che era un ragazzo dal talento incredibile che poi si è dimostrato per quello che era, ma che è dovuto passare da critiche e flessioni. Poi Vukcevic, per la mentalità serba così sempre dedita al lavoro, a fare le cose giuste, quello che serve per la squadra, arrabbiarsi ed essere felice al momento del bisogno”

BASKET CITY AL MARE, 29/7/2016
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE