Stampella in ricordo del fattaccio in stile horror che quasi lo dissanguava, e subito una sciarpa biancoblu al collo: così l’esordio di Andrea Mazzon davanti a microfoni biancoblu.

Non mi va di iniziare con paroloni eccitanti, dato che lo scorso anno, guardandola da fuori, si è parlato troppo, anche in modo sbagliato, rovinando (involontariamente?) quanto di buono fatto in passato dentro una squadra che aveva un grande passato. L’obiettivo per noi è cercare di parlar poco e fare tanto, lavorando duro come faranno tutti, ma dando a questa squadra l’imprinting di grande orgoglio, non solo come frase fatta, ma come reale voglia di giocare per questo progetto. A questo proposito io è da Pasqua che sono stato contattato, prima del match contro Cantù: io allenavo in Grecia, avevo la possibilità di fare l’Eurolega, ma è nato subito un feeling reciproco al di là del fattore tecnico. Da allenatore posso dire poco, se non che cercherò di costruire qualcosa di vero, e vorrei la mentalità di chi non accetta la sconfitta: questa è la cosa più importante, poi sarà il campo a dare i verdetti, ma noi vogliamo tornare in Eurolega il prima possibile, faremo il massimo in Uleb malgrado un girone difficile, e il nostro atteggiamento piacerà a chi ci verrà a vedere. E, non solo per un fatto economico, vorrei il Palasport pieno: dobbiamo riprendere contatto con tutti quelli che ci stanno vicini. Poi, per il resto, stare zitti e lavorare.

L’incontro con Sacrati? Ci siamo parlati, ma soprattutto siamo stati sinceri tra noi: Sacrati è stato correttissimo, e io non mi sono sentito in alcun modo limitato dal fatto che loro, prima di me, avevano davanti Repesa. Ma è come sentirsi dire di essere la seconda donna più bella dopo la Bellucci: una equiparazione che mi ha dato entusiasmo. Poi presumo che la mia esperienza in Europa abbia aiutato nella scelta.
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<br>La Fortitudo che verrà? Sarà sicuramente una squadra con grande mentalità e orgoglio, vorrei che ci fosse difesa ma soprattutto capacità di coinvolgere tutti i giocatori e di passare la palla. Per questo stiamo cercando nel reparto delle guardie, avendo già una panchina solida, italiani che ci daranno energia, e una coppia di lunghi veramente buona. Nelson e Thomas possono essere, in difesa e a rimbalzo, i migliori del campionato. Ora servirà qualità negli esterni ma, dopo essere stato la seconda difesa dell’Eurolega, spero di poter mantenere questo livello.
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<br>Mancinelli? Appunto perché si parla troppo, lasciamo che ora lui cerchi di inseguire il suo sogno. Poi, nel caso, lui tornerà e sarà chiave di questa squadra: potrà essere un grande valore aggiunto, ma è normale che adesso lui abbia nel cuore questo obiettivo. Io naturalmente gli auguro di partire in quintetto base in NBA, ma qui vorrei un giocatore importante, senza gli alti e bassi che lo contraddistingono.
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<br>Lamma e Cittadini? L’idea di due giocatori come loro nasce dalla loro voglia di far parte di questo progetto, sanno quale è il loro ruolo: Lamma sa che potrebbe non avere spazio, ma il suo desiderio di essere coinvolto mi ha fatto una grande impressione. Cittadini sa cosa significa far parte di questa organizzazione, e lottare per una squadra come questa con tutti gli onori e gli oneri che ne conseguono.
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<br>Cosa serve alla squadra? Un tiratore dalla panchina, magari un po’ “figlio di buonadonna”, oltre ai due esterni che potranno essere stranieri, oltre ad un quarto lungo su cui stiamo riflettendo. Sulle caratteristiche, noi cerchiamo il miglior playmaker possibile in un mercato di grande concorrenza, se pensiamo che anche l’Olympiacos, con i suoi soldi, fatica. Un play a cui affiancare una guardia: poi, oltre al piano A, siamo già pronti ad un eventuale piano B: non cerchiamo una cosa in particolare, ma una ciliegina sulla torta. E, se non capitasse nel ruolo di play, la cercheremo su una guardia.
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<br>Cosa cerco dalla Fortitudo? Niente di particolare, dopo essere stato tanto all’estero; volevo feeling e complicità con le persone con cui lavoro, portare avanti un progetto, e qui mi hanno fatto capire che si sta andando in questa direzione, con la serietà e la profondità morale per seguire queste cose. La spinta iniziale è questa, senza rivincite in particolare: la voglia di misurarmi. Se fai questo lavoro sai che ci sarà pressione, ma chi lavora alzandosi la mattina per pochi euro al mese ha diritto di sentirla, questa pressione. Non noi: poi, dopo gli anni in Grecia, posso dire di essere vaccinato a qualsiasi cosa. Poi l’Aris è una piazza molto calda, quasi una “Fossa dei Leoni” di tanta gente competente, e un pubblico difficilmente replicabile; ad essere sinceri, la Fortitudo può essere la cosa più vicina, anche se in Grecia erano tutti pazzi, quasi obbligati a fumare, e quasi solo uomini tra i 25 e i 45.
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<br>Gli assistenti? Non è difficilissimo trovarli, e spesso ci sono allenatori titolati che preferiscono fare il vice per portare avanti progetti; nella mentalità italiana questo manca, anche perché c’è la dietrologia di pensar male di qualsiasi scelta. E’ qualcosa che ci limita.
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<br>Obiettivi realistici? Normale che la società punti in alto, per me è difficile identificare obiettivi specifici, se non parlare poco e avere, nel proprio DNA, la voglia di vincere sempre. Con una squadra nuova, in un campionato con Siena e Treviso, cercheremo con tutte le nostre forze di entrare nelle prime quattro, entrare nelle Final Eight, sapendo che in Uleb abbiamo un girone molto, molto difficile. La Dinamo Mosca ha soldi inimmaginabili, Ostenda può avere una squadra di tutti americani, ma noi cercheremo di lottare per arrivare nei piani alti.
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<br>Il raduno? Stiamo decidendo, ma in linea di massima si inizierà attorno a Ferragosto. Poi per le cose pratiche sistemeremo quando sarà il caso.

OXILIA: SIAMO UN GRANDISSIMO GRUPPO. IL SOGNO E' L'NBA, MA PRIMA VINCERE CON LA VIRTUS
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE