FORTITUDO - AGROPOLI, TRA GARA 2 E GARA 3
Alla fine, chi esce vincente dalla gara di ieri a Scafati è il cassiere del Paladozza, che si porterà a casa un gruzzolo in più, e chi non ha esattamente Matteo Boniciolli tra le amicizie sui social network. Strana e illusoria serata, iniziata come i dervishi tourneurs che girano sulle spine dorsali di una Agropoli annichilita e quasi spettatrice di cotanto spettacolo. Segnato il ventello e considerando che non si poteva continuare a svolazzare come ape che sempre sa in che fiore imbucarsi, ci stava una reazione campana, specie poi ricordando come anche in gara 1 non è che la cosa non si fosse verificata. Da qui a collassare, facendo evaporare una doppia cifra di vantaggio ancora conservata a 5’ dal 40’, forse non era previsto. Per cui è corretto il discorso del siamo comunque 1-1 contro la seconda degli occidentali, e non abbiamo ancora messo piede a casa nostra. Ma è normale che ci siano rimpianti, per una serie che dopo 75’ pareva, ormai, andare avanti solo per motivi di programmazione.
Gioiosi prima, inerti poi. Affrontando una squadra a cui mancavano solo le spalline e le meches nei capelli, per quanto anni ’80 fosse: due americani dai quali sono passate tutte le bocce possibili e immaginabili, che non chiedono il cambio nemmeno se compare loro San Pietro sulla traversa, e italiani di contorno. Agropoli gioca senza due giocatori (Carenza e Tavernari), si aggrappa a Roderick e Trasolini, e si esalta quando, dalle nebbie, un qualche gregario diventa protagonista. Ecco quindi Di Prampero a bitripleggiare, annullando quindi la palla del doppio break. E il dubbio atroce: colpe della difesa, o ci sono ancora in giro giocatori che, quando si attivano, li puoi fermare solo con il lanciafiamme? Roderick ha quasi quarantellato, spesso tirando dal primo palleggio a 8 metri dal cesto, e qui è difficile, a tratti, recitare dei mea culpa. Trasolini, ecco, forse, lo si poteva limitare in qualche modo, chissà.
Comunque sia, col senno di poi, qualche dubbio sulla gestione del materiale umano fortitudino è venuto. Con soggetti infuocati (Italiano, in primis) a minutaggi inferiori rispetto al meritato, e qualche eccesso di fiducia verso chi, invece, ad un certo punto era chiaro non avesse risorse contro quelli là, che dettavano ritmi nemmeno fossero Nile Rodgers. Che poi a tradire sia una rimessa tra i giocatori più esperti, ecco, non lo si poteva prevedere. Amen: se poi questo deve essere motivo per scaricare sul coach – citofonare le piazze virtuali - rabbia eccetera, se ne riparlerà alla fine. Ma, intanto, si arriva al Paladozza sull’uno a uno: poteva andare meglio, poteva andare peggio, comunque sia a tenere il servizio (e qui è successo 13 volte su 14) si andrà avanti.
Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore - Un interruptus se ce n’è uno, dopo 15’ di spadroneggiamento da far invidia a Diego Abatantuono.
Ne abbiamo avute di occasioni perdendole - C’è un certo nervosismo collettivo (anche se ieri il fischiometro ha detto due antisportivi contro Agropoli e un tecnico contro Bologna), e non sembra la cosa migliore da portare avanti. Sia solo la delusione per l’occasione persa ci sta. Però, il latte è ancora nel secchio e il tempo per evitare che la mucca lo prenda a calci c’è eccome.
Si rigioca venerdì, Paladozza ore 20.30, diretta LNP Pass e Nettuno.
(Photo by Fabio Pozzati / Iguana Press / Fortitudo Eternedile Bologna)