DELONGHI TREVISO - ETERNEDILE 62-55
Non arrivare nemmeno al 30% al tiro, avere il duo Montano-Candi che chiude la domenica con un agghiacciante 0/18 (zero su diciotto), ma uscire da Treviso con la forte impressione di averla davvero buttata (quasi) via. E’ la storia di una partita dove, ad un certo punto, pareva che gli attacchi fossero solo un corollario a quello che stavano facendo le difese: brutte percentuali (42-26), a tratti centrocampi che faticano solo a superare il primo pressing, ma anche momenti di difficoltà atroce per una Fortitudo che sbaglia decine – e non è un modo di dire – di occasioni per impattare o per superare. E, chissà, farà aumentare il numero di vittorie che Boniciolli dice che avrebbe avuto in più se non avesse convinto Lamma a cambiare il proprio ruolo, chissà.
Si parte con ritmica che renderebbe dinamica anche una gara a scacchi, con squadre che si studiano fin troppo e punteggio che si muove solo perché gli arbitri, forse nemmeno con tanta esagerazione, fischiano ogni cozzo a metà campo. E di cozzi ce ne sono tanti, visto che il derby di peso tra le panchine porta a pressing continuo e, inevitabili, rischi di zufolate. A far la differenza per Treviso, allora, è il fatto che ogni tanto dei buchi nell’area bolognese se ne trovino, perché Powell prima e Ancellotti poi hanno modo e maniera di superare i propri avversari. E’ 20-14 casalingo, prima che Amoroso riscatti qualche problema dietro infilando la tripla del 20-17 proprio allo scadere.
Alla ripartenza, qualcosa cambia: c’è più libertà di manovra a metà campo, e ne approfitta solo Treviso con le sue corse e mani più calde di quelle bolognesi. Il risultato è semplice, ed è un break che porta i padroni di casa avanti 33-19 con lo sdengometro felsineo che, ad un certo punto, pontifica 4/22. Non il modo migliore per restare nel pomeriggio, e allora serve andare a richiamare qualcuno che difenda un po’ ovunque, e cercare di trovare maggiore tranquillità in regia. Amoroso e Malbasa si scambiano parole d’amore scritte con il cianuro, e la cosa si ritorce contro Treviso, perché il 22 biancoblu si gasa a modo suo e riesce, in un modo o nell’altro, a risollevare una squadra dove Daniel sembra in balia di Ancellotti e dove molti paiono quasi intimiditi dall’atmosfera. Anyway, 40-32 Treviso al 20’.
Ci potrebbe essere spazio per il tracollo, ma la Fortitudo che torna dall’intervallo riesce a trovare maggiori accoppiamenti difensivi, portando Treviso a dover ragionare più di quanto, forse, non si aspettava di fare. Così, dal 47-38 interno, chiudendo molti varchi, due triple a firma Italiano e Carraretto portano Bologna sul -2. Treviso non sa da che parte sbattere la testa, ma sul più bello escono comitive di due di picche: la Fortitudo tira sei volte (due Carraretto, due Montano, una Flowers e una Italiano) per fare patta o sorpasso, e sono sei friendzonate. Allora ci pensa Ancellotti a fissare il punteggio sul 51-47 casalingo.
Vista la totale bambola veneta, sembra atroce che la Fortitudo non riesca a mettere la freccia. Dopo altre svariate occasioni finalmente Raucci dopo un recupero a metà campo impatta (51), gli arbitri fanno e disfano annullando il possibile +3 a Flowers ma poi regalando due liberi che Italiano sbaglia, ma più che un match di basket pare, nel senso positivo del concetto, una sfida di rugby dove però le tonnare in mischia non portano a mete. Il problema è che, con la palla che sembra quasi maltrattata dagli attacchi (o fin troppo amata dalle difese), Treviso qualcosa di riffa o di raffa lo raccoglie, facendo i cesti per tornare 57-52. Qui Bologna non collassa subito, vede due volte il possibile -8 venir sputato via dal proprio ferro, ma continuando a non metterla mai è giocoforza che Powell faccia il +7. Però è lunga: Carraretto mette il -4, ma Montano forza ancora il possibile -1, e nelle fagiolate riesce ad avere per due volte la palla per il -2, sempre fuori. Treviso non la vuole vincere, infrange gli 8”, ma Flowers airballeggia. Ed è la fine.