Foto Pierfrancesco Accardo
Foto Pierfrancesco Accardo

Fabio Bazzani è stato ospite di Vitamine Effe su Nettuno Bologna Uno.

 Meriti di Torino o demeriti Fortitudo? “Con tutto il bene e l'affetto che ho per Boniciolli, eravamo tutti al Palazzo e abbiamo visto un suicidio sportivo. Loro non si sono arresi, ma la Fortitudo è scomparsa dal campo. Non ha attaccato di insieme, è stata molle in difesa, è stata una sconfitta sulla falsariga di altre: si sta in partita, poi si eclissa nel finale. A Rimini è andata così, a Nardò anche, non è più l'eccezione ma pare che sia la regola. Bastavano due cose lucide e non l'avresti mai persa: una volta può succedere, ma ora diventa un problema”

E' mancata la concentrazione per dare il colpo finale? “Difficile fare un raffronto con l'anno scorso, sarebbe demoralizzante a livelli epocali e non ce lo possiamo permettere. Evitiamolo perchè sarebbe ingeneroso, ma una squadra normale deve avere maggiore identità e cattiveria, e qui entra in campo la gestione fisica e mentale. Se non sei lucido, se hai la nebbia negli occhi c'è un problema fisico: io non vedo gli allenamenti, so che si gioca ogni tre giorni, ma con Verona abbiamo avuto 10 giorni di tempo e per un attimo abbiamo temuto che succedesse la stessa cosa. Manca la continuità, c'è sempre l'impressione che ci si possa sfaldare e si va avanti con folate singole, come è successo a Mian in Supercoppa o con Gabriel e Fantinelli. Non sai a chi attaccarti, manca un sistema a cui attaccarti, se il singolo arriva con la lingua di fuori tu deragli”

E' un problema del coach? “Chiamiamo le cose con il proprio nome. E' chiaro che identità, concentrazione e mentalità derivano dall'allenatore, poi i giocatori devono metterci del loro. Chi ti chiede di andare oltre i propri limiti, di farti sudare anche a costo di scancherare deve essere l'allenatore: non posso sapere se Cagnardi lo faccia o no, io vedo quello che dice il campo e questa squadra non va oltre i propri limiti. Così quando c'è qualche problema la squadra si scioglie, non sarebbe onesto non evidenziarlo. Ma lo sa l'allenatore stesso, non è un ragazzino e saprà anche lui che ci sono fragilità mentali. Ognuno gestisce i gruppi come vuole e con le proprie modalità, io per esperienza dico che la squadra deve essere stressata per portarla al 110% anche a costo di sofferenze, perchè alla domenica devi andare oltre i propri limiti e alla stanchezza. Se non sei preparato, deragli. Cagnardi è una persona intelligente e responsabile, umanamente piacevole, ma fa l'allenatore e sa benissimo che questa squadra non risponde per quello che ci si aspettava, nemmeno lontanamente. E, come tutti gli allenatori, se fatica a tirare fuori qualcosa, specie se sei in una squadra ambiziosa in Fortitudo, non puoi non sentirti in discussione. Ma attenzione, non è l'unico responsabile, e sei alla vigilia di due partite dove, da quello che si legge dalle sue dichiarazioni, c'è poca fiducia di andare oltre l'emergenza. E invece dovresti tirare fuori qualcosa di straordinario, altrimenti è difficile che a Cantù e Cividale possano arrivare vittorie. Le difficoltà sono molteplici, facciamo gli scongiuri, ma dovessero arrivare due sconfitte tornerebbe al Paladozza con un 4-7 e una classifica preoccupante. E sappiamo come funzionano le cose, ricordando che questa era la peggiore panchina da ereditare, dopo la stagione di Caja. In estate c'erano due panchine terribili, ed entrambe erano a Bologna: Italiano ha avuto un grande coraggio, e qui si doveva prendere il posto di chi aveva fatto un lavoro incredibile arrivando in finale con una panchina fortissima. E senza aver avuto un impatto tutto diventa più difficile"

Ti aspettavi questo inizio problematico, questa mancanza di leadership? “Nello sport ci sono regole non scritte che valgono sempre. I giocatori li si conoscono, sono stati presi da una società che sa come ci si muove, e tra le cose che vanno valutate c'è anche l'impatto emotivo di ogni singolo. Mian, ad esempio, difetta di personalità, non è un trascinatore, e quindi il leader deve essere in panchina. Se non c'è un trascinatore in campo, lo deve fare l'allenatore. Gabriel ha tecnica straordinaria ma caratterialmente non ti trascina, Fantinelli è un leader tecnico ma non oltre, Aradori è fuori e non ha vissuto le situazioni. Quindi, se c'è vento, sei una foglia che non sa dove aggrapparsi. L'allenatore non sta trovando quelle 2-3 persone a cui appoggiarsi nei momenti nevralgici. Io non vedo gli allenamenti, ma conoscendo le dinamiche degli spogliatoi vedo nei momenti difficili posture di scoramento e non di incoraggiamento”

Non si vede uno che possa dare una reazione. “Uno come Aradori non ce l'hai, può darti la pacca sulla spalla ma se non sei in campo sei limitato. Fantinelli è uno che canta e porta la croce, arriva al 35' che non può andare oltre quello che ha già dato, e per questo servirebbe un sistema capace di prescindere dalla prestazione del singolo. La reazione deve essere organizzata, nessuno dice che non ce la stiano mettendo tutta, ma oggi questa squadra non ha identità, non riesce ad aiutarsi reciprocamente perchè non è solida: paga ogni singolo errore proprio per questo”

Lo scorso anno senza Aradori e senza Ogden una mano fasciata… “Stavamo vincendo a Trapani e ce l'hanno rubata, ma perchè la squadra aveva una identità, sapeva che sarebbe stata sempre sul pezzo e non avrebbe mai deragliato. Perso Aradori, se non te l'avessero rubata avresti vinto gara 2, e qui hai fatto comunque bene senza Ogden perchè avevi una forte identità. Ma c'è ancora una vita davanti, speravamo di essere in un'altra situazione al di là dei punti, ora andiamo su due campi difficili e magari si potrebbe perdere perchè loro sono messi meglio, però senza squagliarti”

 

 

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