APERTURA STADI E PALASPORT, FINO AL 7 OTTOBRE DECIDONO LE REGIONI
Sull'apertura di stadi e palasport siamo ormai allo scontro istituzionale. Da un lato le Regioni e il ministro Spadafora, che hanno preparato approvato un documento per permettere la riapertura al 25% della capienza. Dall'altro il CTS - che ieri ha detto il suo "no", e il ministro Speranza, che si è detto più volte contrario. In mezzo il Governo, che a breve dovrà decidere cosa fare, dato che il 7 ottobre scade il DPCM attualmente in vigore e andrà rinnovato, mentre si parla di già prorogare ulteriormente lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021.
La pressione del mondo sportivo - calcio in primis - è ovviamente molto forte. Per quanto riguarda il basket, quello che si può dire è che le "prove generali" in Supercoppa hanno dimostrato che portare 2000 persone in un impianto con la massima sicurezza si può, e non si sono generate situazioni a rischio.
La situazione non è di facile soluzione, ma da parte del Governo qualcosa andrà fatto, altrimenti succederà quello che sta già accadendo, ovvero che le Regioni andranno in ordine sparso. Fino al 7 ottobre, quindi per le prime due giornate di campionato, si andrà con le ordinanze attuali, quindi 25% in Emilia-Romagna (con abbonamenti già venduti da Fortitudo e Virtus), 1000 spettatori in Friuli, 700 in Veneto e Lombardia, nessuno in Lazio e Marche. Questa situazione ovviamente non è bella, e crea anche problemi di equità competitiva, oltre che generare incassi molto diversi a società di regioni diverse.
Il Comitato 4.0 - ovvero Lega Pro, Lega Basket Serie A, Lega Pallavolo Serie A femminile, Lega Nazionale Pallacanestro, Lega Pallavolo Serie A, Lega Basket femminile e Fidal Runcard - ha fatto notare ieri sera come lo sport non sia solo il calcio di serie A, che gioca proprio su un campo a parte a livello di numeri. Un conto è aprire uno stadio di serie A con il 25% della capienza, un conto è aprire un palasport per basket e pallavolo, o uno stadio per il calcio di serie minori. Il numero di spettatori interessati per ogni singola partita è sicuramente minore, e quindi anche i rischi potenziali.
Differenziare, quindi? Potrebbe essere un'idea. Continuando a tenere chiusi gli stadi sarà però inevitabile che le manifestazioni come quella vista ieri a Casteldebole (almeno 500 persone per salutare il Bologna FC, mentre la Fossa dei Leoni faceva lo stesso con la Fortitudo) si moltiplichino.
Nelle prossime due settimane il Governo ha il dovere di sbrogliare la questione, trovando una soluzione che salvaguardi da un lato la salute pubblica, dall'altro la tenuta economica e sociale di un settore - lo sport italiano - che interessa milioni di persone e che tra indotti diretti e indiretti vale quasi il 4% del PIL del paese.