IL DOPOPARTITA DI FORTITUDO-UDINE
Natale buono, ok, ma Capodanno dove il brindisi andrà storto, ad una Fortitudo che vede saltare il fattore campo per la seconda volta in questo girone d’andata giocando nuovamente una partita di orribilità sparse in attacco. Non segnando mai, tirandosi la palla in faccia per tutto il primo tempo, e cercando solo nelle ultime battute, arrampicandosi su Montano e Campogrande, a sfruttare il braccino udinese. Davvero non abbastanza, se al tiro fatichi a superare il 30%, e se i giocatori ad un certo punto sembrano aver paura della propria ombra. I motivi, Boniciolli li spiega a fine partita: il panico – eccessivo – del dopo prima sconfitta in casa, e l’avvicinarsi di un evento che, a queste latitudini, tanti hanno visto solo su youtube o leggendo libri.
Chiaro che tocca al coach – e probabilmente lo sa, diciamo – tenere i giocatori sulla corda giusta in previsione dell’Epifania senza che questi, con codesta corda, ci si strozzino preventivamente. E’ poi da capire se esplicitare che ci saranno cambiamenti, almeno due, non possa essere un autogol nella psiche di giocatori, quelli attuali, che rischiano di essere salutati o, perlomeno, scaraventati a fine panchina: è nel novero delle cose, chi fa questo mestiere sa che può succedere eccome, ma le reazioni sono da studiare e da capire. Di certo, questa squadra, negli ultimi tempi è collassata, in attacco soprattutto, e nella convinzione dei propri mezzi. E se anche l’effetto Paladozza, dove spesso e volentieri si riuscivano a recuperare situazioni clamorose, non è andato al meglio, ci sta che qualche problema si palesi.
Motivi del tracollo? Palla che pesa troppo, derby in arrivo (Mancinelli nega), mancanza di un leader, varie ed eventuali. Comunque sia, è certo che la pressione attorno a questo gruppo e la voglia di far scalpi preventivi c’è eccome. Ma non è, ahinoi, con gare come quella di ieri che si aiuta a far tornare il sereno. Ora c’è bisogno di fiducia, attorno ad una truppa che ad onor del vero fin qui non è che abbia fatto altri danni: se non si vuole arrivare al 6 gennaio con l’idea di fare da vittima sacrificale, forse è il caso di usare gli abbracci e non il bastone.
Shine on you crazy diamond - Il mondo lo stavano risvegliando Montano e Campogrande, anche facendo le veci di chi si stava nascondendo fin troppo. A prova di gerarchie saltate.
Another brick in the wall - Male Ruzzier, male Nikolic, male soprattutto gli esterni. E serve poco difendere se poi, davanti, ogni azione pare un terno al lotto.
(Photo Fabio Pozzati)