Tezenis Verona - Flats Service Fortitudo Bologna, la cronaca
Tezenis Verona – Flats Service Fortitudo Bologna 73-70
Da -10 a +17, e poi da +17 alla parità per un finale punto a punto che diventa supplementare dove però una Fortitudo senza più un briciolo di fiato e di forza non sa come attaccare il canestro. Così, con 9 punti segnati negli ultimi 15’ di gioco, arriva la sconfitta e il conseguente secondo posto al termine della prima fase. Si sarà divertito Dylan, da dove vive ora, per una gara emozionante anche se non di grande estetica. E dove Bologna ha pagato, come può capitare, il non avere modo di dare riposo ai protagonisti. Ci può stare, ora via di orologio.
La cronaca
Si parte con Penna e Fantinelli a ricordare Dylan Rinco con la consegna delle rispettive maglie alla madre oltre all’esposizione di striscioni da parte di entrambe le tifoserie, e con il lancio di peluche dopo il primo cesto dal campo, a firma Ogden. E’ una Fortitudo pigra, che viene affrontata fisicamente da Verona e fisicamente fatica, scendendo fino al -10 prima che Aradori riesca a liberarsi dagli altrui muscoli per sei punti di fila che limitano le ammaccature, per il 23-17 interno del 10’.
Miniintervallo e si difende in tutto un altro modo, e tra questo e le triple di Panni il tabellone si ribalta dalla parte bolognese, con Verona che non ha ben chiaro da che parte andare a bussare. Il parziale tra i periodi diventa di 24-6, con la Effe avanti 33-25, prima che qualche fischiata dubbia carichi l’ambiente e porti Verona, se non altro, a terminare il ramadan. Però, come a fine primo quarto, l’avvicinarsi alla sirena è zona Aradori: preghiera quasi allo scadere, e 20’ che arriva con Bologna avanti 40-34.
Verona pensa più a lamentarsi con gli arbitri (non sempre a torto, ma nemmeno a ragione), e intanto la Fortitudo, quasi per inerzia, fa +12. Anzi, +15 perché Aradori non viene di fatto marcato. Sembra quasi che i Ramagli’s abbiano già alzato bandiera bianca, con azioni offensive dove passaggi orizzontali sono robe che nemmeno nel minibasket, e difesa dove la Fortitudo con due giri di palla arriva con facilità al ferro. Sul 59-42 c’è spazio anche per far rifiatare qualche titolare, e senza colpe specifiche Bologna si rilassa: Murphy sa quali sono le stime sulle arance, 8 di fila, 61-50 al 30’.
Con il difficile compito di tornare sul pezzo quando forse si era già mentalmente fluidi, la Fortitudo si pianta in attacco per un bel po’ di minuti, e deve ringraziare come Verona, sul -7, non azzecchi per tanto, tanto tempo, una azione offensiva. La rottura è prolungata, ma è un braccino collettivo rotto da Aradori che toglie le ragnatale da un canestro dove Bologna non segnava da quando ancora a Verona si faceva il Festivalbar. Eppur c’è partita, perché davanti si continua a faticare e di idee ce ne sono davvero poche: Devoe fa -1, Penna impatta, Aradori si fa stoppare, Verona perde palla, Aradori sbaglia, Devoe spreca ancora, Bolpin ferro, 66-66 non è un album degli Iron Maiden ma il risultato al 40’.
Bologna pare cotta come uno sprinter sul Pordoi, tira tanto (e male) da 3 perché non riesce ad arrivare in area, e si regge perché non è che Verona pur sul proprio +3 profumi di lavanda. Aradori ci prova tanto e tanto cicca, ma attorno non c’è nessuno che provi a diventare alternativa credibile. Pugili suonati, ma la Fortitudo si ritrova l’azione per provare a reimpattarla negli attimi in cui Verona non fa fallo sul +3: il tiro non arriva, arrivano i liberi su Fantinelli, sbagliato il primo ci sta di sbagliare il secondo ma finisce lì. Era incredibile essere stati dominatori per un bel po’ di gara, incredibile come è finita ma, come si suol dire, questo è lo sport.