Il presidente della FIP Gianni Petrucci - sentito da Mario Canfora sulla Gazzetta dello Sport - ha fatto il punto della situazione dopo il Consiglio Federale di ieri, che ha stabilito l'intenzione di tornare a 16 squadre in serie A prima possibile valutando anche eventuali richieste di “autoretrocessioni”, vista la situazione non rosea di svariate società.
Un estratto delle sue parole.

La situazione e seria, ma non drammatica. Ecco perché ho voluto convocare questo Consiglio straordinario facendo intervenire anche il segretario della Comtec, Annessa, che ha esposto conti e numeri del nostro movimento.

Com'è possibile che dai controlli spesso si esca "puliti"? Le cause che hanno portato molti club a trovarsi in difficoltà sono indipendenti dai nostri controlli. La federazione non può garantire che le società non falliscano o si ritirino. Non ci può essere alcuna garanzia, lo ha detto il presidente della Figc Gravina, lo ripeto io. Non possiamo illudere la gente.

La fideiussione di 250mila euro (350mila per le neopromosse) è troppo bassa? Aumentarla potrebbe non servire, sarebbe solo un fatto scenico davanti alla pubblica opinione. Se pensate a quante sono state escusse, parliamo di cifre irrisorie. Purtroppo, molte cose vanno al di fuori dei controlli degli ambienti federali. Tutti mi dicevano che avremmo dovuto escludere Cantù: chi denuncia venga a visionare qui in Fip i conti, erano in regola. Non possiamo controllare vicende giudiziarie che arrivano all'improvviso, accertamenti fiscali estero su estero e altro.

Dopo un'annata così difficile si passerà a 18 squadre. Chiarisco: siamo arrivati a 18 su richiesta anni fa della Lega Nazionale che non voleva restare con una sola promozione per 32 squadre. Ma ora sì, con diversi club che non se la passano bene 18 sono tante. Ho parlato in Consiglio Federale e ho trovato la condivisione di tutti: dobbiamo ritornare al format a 16.
Da subito? Sì, se ci fossero le condizioni anche da subito. E ci riserviamo di valutare eventuali richieste di "autoretrocessioni" preventive ai campionati, contestualmente alla facoltà di effettuare ripescaggi, laddove ci fossero società che si proponessero, tenendo sempre conto della loro funzionalità nell'interesse generale della stabilità e sostenibilità del movimento, sempre nell'ambito del regolamento federale.
Quindi chi non riesce a iscriversi in A non verrà sostituito? Dipende dalle situazioni che si verificheranno, salvaguardando sempre i diritti acquisiti sul campo.
Potrebbe esserci anche un numero dispari di squadre (15 o 17)? Sì, non ci sarebbero controindicazioni.

Le nuove norme condivise sui parametri economici non sono troppo rigide per i club? Ci hanno chiesto norme rigide, è giusto così. Deve stare in A chi se lo può permettere. Si chiama sport professionistico perché sei sottoposto a certi vincoli e hai certi costi.

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