Caja, "Se non ci sono opportunità, fare mercato non ha senso"
Attilio Caja è stato ospite di Basket on ER su Icaro TV
Intanto, tortellini alla panna o in brodo? “In brodo, specie quelli del Diana”
Un bilancio fino a qui? “Sono molto contento di quello che abbiamo fatto, partendo dall'incontro con il presidente Tedeschi a luglio e il ritrovo con i ragazzi a Zola Predosa. Otto vittorie iniziali, 21 partite e 39' in testa, poi secondi e ora siamo terzi. E' stato tutto bellissimo, sopra le aspettative: c'è ancora da fare ma siamo sulla strada giusta e tutto fa pensare che si possa continuare”
La Coppa Italia è obiettivo o perditempo? “Abbiamo il 25% di chances, ce la vogliamo giocare. Altre squadre si riposano e tirano il fiato, noi riprendiamo ora ad allenarci, ma abbiamo la consapevolezza di esserci meritati questa possibilità: cercheremo di essere competitivi”
Mercato
Qualche nome è ancora in ballo? E' uscito Magro, che ha 37 anni. “Ho parlato con Tedeschi di recente, parlo con Basciano tutti i giorni. Ogni cosa è migliorabile, bisogna capire se ne vale la pena, se cambia la vita e se è futuribile. Fare per fare non ha senso, a meno che tu non sia disperato perchè rischi la retrocessione: noi siamo in un'altra posizione. A novembre c'era stata l'idea di Della Rosa, ci abbiamo provato e non ci siamo riusciti. Poi non è che abbiamo fatto passi indietro, siamo rimasti al top in classifica, se ci saranno opportunità bene altrimenti andiamo avanti così”
La fase orologio non è una via di mezzo dove i 40' i Aradori potrebbero essere evitati? “Due anni fa, a Reggio Emilia, con campionato e coppa, arrivamo settimi e con finale Fiba. Cinciarini giocava 35' in campionato e 37' in coppa, il mio vice Fucà mi chiedeva se non fosse il caso di risparmiarlo, dopo un po' non me lo ha più chiesto e Cincia ha giocato la sua miglior stagione. Fantinelli e Freeman hanno un ruolo per cui non possono giocare 40', mentre Aradori non fa lavoro di rimbalzo, pressing o regia, è un terminale. Si allena bene, è un ottimo professionista, l'unico che può farmi un canestro, e in certi momenti preferisco un tiro forzato da lui che non uno libero da altri. Perdessimo 100-90 cercherei di cambiarlo per un difensore, ma certe sconfitte sono state figlie di pochi punti nel finale. Se lo tolgo, chi mi metto a far canestro? Livorti?”
Sei una persona vera e sincera. “Per qualcuno è un difetto. C'è chi preferisce dichiarazioni democristiane, ma io non faccio mai 0-0”
La fase a orologio ha senso? “Era difficile trovare una formula diversa, con 22 sole partite di regular season. Evitiamo di fare come la pallavolo che ad aprile ha già il campionato finito. Affrontiamo quelle dell'altro girone, ci portiamo dietro ogni risultato, ha una logica. Nel nostro girone c'è molto equilibrio”
Differenze tra i due gironi? Per ora il bilancio è di 34-20 per il rosso, nell'orologio. “Il rosso ha fatto una partita di più in casa, dopo di che diciamo che queste hanno una fisicità e una fase difensiva più marcata, a differenza del verde. Ci può essere in questo caso un calo di forma, ma poi i playoff diranno come stanno davvero le cose”
La panchina
Sta crescendo? “All'andata giocavano meno e nel ritorno giocano un pochino di più. I giocatori non stanno in campo tantissimo ma hanno la mia fiducia, in particolare Panni al tiro. Dopo Aradori, lui è la nostra migliore opzione offensiva. Lavora molto su questo, mentre mi dispiace per altri giocatori, ad esempio Sergio. A fine allenamento rimane tanto a tirare con buone percentuali, peccato che non riesca a concretizzare. Sarebbe stato utile per noi, ma anche per lui, che dopo l'infortunio se lo meriterebbe. Questo senza nulla togliere al tanto lavoro supplementare che fanno Conti, Giordano e Morgillo: l'ho detto, è tutta gente che sta dando il 100%, e se c'è qualche difetto non è una colpa. Posso sono dire loro bravi per quello che fanno e incentivarli nel continuare, sperando abbiano l'occasione e la fortuna di rispondere presente. A Sergio domenica ho detto di andare e tirare, non ci è riuscito, ma glielo ripeterò”
Bologna che città è? E il Paladozza? “I tifosi sono incredibili. Sono stato in tanti posti, ma l'atmosfera al Paladozza è di partecipazione notevole, mi fanno sentire a casa. Mai sentito una parola fuori posto. Vedo anche il programma televisivo della Fossa, dicono esattamente le parole che i giocatori vorrebbero sentirsi dire. Li vediamo in trasferta, loro come tutto il pubblico: ce lo dobbiamo meritare, e per questo ci sforziamo ogni giorno. E quando perdiamo ci dispiace"
Un giudizio sulla Virtus? “Annata di altissimo livello, considerato il doppio impegno. In Eurolega sono stati quasi sempre tra le prime quattro e si giocano i playoff, e consideriamo chi sono le altre… tanto di cappello a Banchi e allo staff. In campionato sono messi bene, si può pensare che l'anno scorso ci fosse stata gara 7 a Bologna sarebbe finita diversamente, per questo è chiaro quanto sia stato utile vincere domenica”
Un giudizio sulle tue avversarie? “Forlì ha fatto un girone di ritorno importante, è solida e ha vinto partite ai supplementari. Udine è partita con i favori del pronostico e sta rientrando dove doveva essere. Trapani ha preso giocatori di A1 come Imbrò e Mian, hanno preso Marini con un buyout e hanno stranieri da coppe europee. Mi sorprende Cantù, pensavo avesse chiuso il cerchio ma sta avendo qualche difficoltà. Torino è la Forlì dell'altro girone, finale persa, stesso nucleo, ma la continuità paga”
Il punto debole di Trapani? “Il punto forte è l'attacco, mentre forse in difesa concedono qualcosa, è qui che le avversarie dovrebbero approfittarne. Servirà contributo da parte di tutti. Nell'altra partita di Coppa, Cantù in gara secca può essere pericolosa”
Altre tue città del cuore? “Ho fatto 8 anni a Roma, sono tanti e sono stati i miei primi anni in A1, da lì ho fatto 25 anni su 30 nella massima serie: è la mia prima casa, ormai, e giocare lì mi farà venire tanti ricordi. Sono l'allenatore con più panchine in A1 con la Virtus Roma”
Le tue giornate di partita? “Di mattina facciamo una preriunione con lo staff per tattiche e strategie, che poi facciamo vedere alla squadra. Poi c'è rifinitura per tenere svegli i muscoli e riattivare l'attenzione, poi si mangia e alle 16 si ritorna al campo. Mentre i giocatori si scaldano noi facciamo altra riunione, poi la partita è quasi un attimo. Ma è un esame, ogni volta, e io non la vivo bene: è proprio vero che gli esami non finiscono mai. Ancora peggio quando si gioca di sera, la partita non arriva mai. Ma è una fortuna, lavorare è peggio che allenare, e questo dobbiamo sempre ricordarcelo. Le nostre pressioni sono nulla rispetto a quelle della vita"
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