Pubblichiamo questa lettera della nostra Valentina Calzoni, da sempre tifosa Virtus, che a nostro parere rende bene l'idea sul ritrovato entusiasmo della Bologna bianconera, che a prescindere dall'esito della finale è di sicuro il più grande risultato ottenuto quest'anno da squadra e dirigenza delle Vu Nere.

A V come Amore

Mi sveglio. Provo ad aprire gli occhi, un filo di luce che entra dalla finestra. Sembra accecante. Mi giro dall'altra parte. Nel silenzio della seconda mattina post-scolastica (quindi già estiva) un solo rumore sincopato. Tu-tum-tu-tum. Sono le 8, ma il cuore è a mille. Tu-tum-tu-tum. Mano sul petto: “Colpa del caldo eccessivo, fuori stagione”. Ma dentro, lo so che non è quello. Mi alzo, barcollo verso chissà quale stanza, ma prima ancora di arrivare al caffè ho già realizzato.
Mancano quattro giorni e poi...
E' passata una settimana da quando la Virtus ha chiuso il cerchio e s'è messa alla finestra della finale, ma come quei sogni dove a un certo punto i ricordi si interrompono, per 7 giorni sono rimasta nel limbo, ad aspettare. Ma aspettare chi? O cosa? Davanti a quella finestra scorrono senza soluzione di continuità immagini simili a un montaggio di Lynch (sarà perchè sto guardando Twin Peaks?): foto di festa, foto di rabbia, bandieroni che sventolano, pullman che partono, tiri che entrano, tiri che escono, video dal sapore di vacanza, al parco, al mare, sul divano. Il sottofondo, in lontananza ma non troppo, è un rumore di tensostrutture faraoniche montate allo stadio con tanto di Faraoni a supervisionare e poi smontate come castelli di Ferro, un Tiziano che comincia a cantare, e lì la visione volutamente si annebbia, autocensurandosi, ma poi torna, nitida e graffiante come il rumore della retìna su un canestro da 3. Segue un boato. Messaggi su messaggi. Scatoloni con magliette rigorosamente nere pronte a invadere le strade, ma non è mica un funerale, anzi, sembrano tutti tranquilli, felici. Sembrano, appunto. E sono sempre lì che aspetto, alla finestra, e mentre aspetto scopro di avere le dita incrociate. Sì ma...per cosa? E' stato un anno speciale, una stagione dell'amore. Quello più bello, quello ritrovato quando ormai, diciamocelo, chi ci credeva più? E' passato un anno (o forse due, tre..), ma le facce stanche, annoiate, le facce di bronzo, quelle disincantate che ricordavo sembrano lontane millenni. Tutta illusione? Forse. Ma questo è un sogno, è bello così, perchè non deve essere spiegato, perchè non servono giustificativi a star bene nel sentirsi di nuovo parte di qualcosa di grande, di bello, di vero.
Alla finestra passano amici che non sentivi da tanto, e hanno tutti quelle magliette nere, e quel nero sono tutti i colori in uno e finalmente non hanno niente da nascondere, anzi, vogliono mostrarsi a tutti con orgoglio. V. E basta così. E non era così da tanto, troppo tempo. La penultima lettera ha scalato con positiva prepotenza l'alfabeto e adesso batte come una nota sul tasto giusto, sul tasto del cuore. Tu-tum-tu-tum. Eccomi qua. No, non è il caldo. E non è il pensiero del lavoro, perchè tutto sommato, è venerdì. E le scuole sono chiuse.
E' un suono che rimbomba dentro. Ora lo riconosco. E' inconfondibile. E' amore.
Tu-tum-tu-tum. Qualcuno potrebbe pensare “facile innamorarsi così, quando va tutto bene”. Ma non è mica vero. Per noi niente è “facile”, perchè noi non siamo mai stati e mai saremo quelli del “per amore solo per amore”. Noi vogliamo Vincere, sempre questione di lettere. Ma questa volta, oltre alle vittorie c'è qualcosa di più e sai che quando hai toccato il punto più basso di sempre puoi solo risalire. Se lo vuoi. Altrimenti lascia perdere, cambia sport, le domeniche passale in campagna. Ma io lo voglio: questo è amore. Non è facile ammetterlo, cancellare le cicatrici delle bruciature richiede tempo, e pazienza, e a volte non basta. Ma qui, qui ci sono dei ragazzi che non puoi non volergli bene (benedetto Instagram!), anche quando li mandi a quel paese. Ci sono libri con storie struggenti, video di anatre che sguazzano, ci sono giovani e non-giovani che all'inizio dell'anno “per carità” e poi “pensavo peggio” e oggi solo cuori, c'è quello che se anche bevi Guido, e il caffè in bicicletta, c'è una coppa già vinta (perché vincere fa parte di noi), ci sono gli amici prima che i compagni, c'è il coach che lavora e sta zitto (tranne in panchina, lì son bestemmie toscane!) e se sbaglia lo sa anche lui, è umano. E c'è lo spirito giusto, quello di squadra, che visto che è estate, fa tanto playground. Quello che se vinci sei al settimo cielo, ma se perdi non ti lanci giù a capofitto, scendi solo di qualche piano perchè “Ci rialzeremo, reagiremo”. Insieme. E' stato bello sentirsi così, e ora guardando alla finestra quest anno per immagini scorrere via, resta una domanda.
Una letterà può fare la felicità?
Comincio a capire. Le pedine sono schierate, ognuno prepara le sue mosse. Fuori le magliette nere dagli scatoloni. S, M L come L'atto finale. La sfida decisiva. Ma perchè se penso a “finale” non vedo una partita, ma un punto? Un punto di arrivo, di partenza...Non lo so, in ogni caso, fa un po' paura. Paura non di perdere una partita, o due, o tre. Paura di perdere questo senso di felicità ritrovata. E' stata una stagione speciale, come le estati della scuola che sembrano eterne e bellissime e quando finiscono, ti chiedi “E adesso?”. Ho capito che non è una lettera a fare la felicità.  Mi sono ricordata che sono le emozioni a rendere speciale questo sport, non viceversa. E le emozioni non hanno lettera, non hanno numero, non hanno serie. Ma un colore, quello sì. #allinblack.

Grazie a tutti. E forza Virtus. Sempre e comunque.

Valentina Calzoni

GENTILE, "MAI VISTO UN GRUPPO COSI' UNITO"
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91