TEO ALIBEGOVIC, "MIRZA NE FACCIA 50 MA CHE VINCA LA FORTITUDO"
“Salvatore” della Fortitudo (e killer di Brescia, negli incroci del 1992) e padre di quel Mirza che domenica ha colpito al cuore la squadra biancoblu: Repubblica ha sentito Teo Alibegovic.
Chi tiferà? “Spero che Mirza ne faccia 50 ma di Brescia non mi importa nulla e non potrei tifare una squadra che non sia la Fortitudo. Lui lo sa, ha detto che lo dirà alla mamma. Un giorno troverà una squadra che sia come la Effe per me, la tiferà per il resto della sua vita e se suo figlio giocherà altrove farà come me”
Cosa c'è di lei in Mirza? “E' troppo un bravo ragazzo, io ero più combattivo, si vede che è cresciuto in Italia e non in Jugoslavia dove a ogni allenamento erano gomitate. Il compagno ideale, fa 6/6 da 3 e dice di non voler forzare per evitare che gli altri se la piglino. Quando arrivò a Brescia rimproverarono lui perché io nel 1992 salvando la Fortitudo feci retrocedere Brescia. Avrebbe voluto stare a Bologna tutta la vita, dopo aver provato a giocare nella Effe senza la Fossa. E ora deve battere la Fortitudo”
Gli consiglierebbe di tornare? “Con Boniciolli sicuro: in una situazione come l'altra volta mai, fu un anno penalizzante, senza progetti né considerazione per i giovani”
Ha seguito quest'anno? “Molto. Conosco il genio di Matteo, mi allenò a Udine quando da sesti ai playoff andammo in A1. Nessuno ci credeva, tutti ridevano quando lo diceva a inizio anno. Questa squadra è l'estensione di quella. Boniciolli è bravo, ma troppo sincero, e ha pagato il suo non essere leccaculo. Ci siamo quasi picchiati, poi chiariti da uomini. Da allora, guai a chi lo tocca”
Per Lamma questa è una delle Fortitudo più Fortitudo di sempre. “Lo era più la mia, una squadra senza un cent fatta da bimbi bolognesi. Però questa ha preso da quelle buone, e Davide resta il mio preferito. Non aveva nulla per essere una star, è diventato il migliore della sua generazione grazie al cuore. La promozione sarebbe un colpo storico, dopo sette anni di bugiardi che hanno disfatto la società”
Lei provò a comprarla? “Provai a portare i soldi, quando si stava sfasciando e avevo trovato un presidente estero pronto ad investire. E la seconda con Romagnoli, con un gruppo di americani. Troppe divisioni, nessuna guida, poca chiarezza, e ci ripensarono. Capii che qualcuno si era offeso e ci rinunciai. Però anche la Fossa poteva essere più flessibile con Romagnoli, che mise soldi suoi. Li amerò sempre lo stesso. Quando nacque Mirza, io non c'ero perché mi chiesero di restare e giocare, e la Fossa espose uno striscione per lui. Ho pianto due volte nella mia vita, una fu quella”