IL DOPOPARTITA DI FORTITUDO-JESI
Non sarà ancora una squadra capace di vivere al meglio il proprio potenziale, perché la situazione la conoscono tutti, gli infortunati assenti, quelli presenti ma debilitati, gli squalificati. Però, in un momento in cui di certezze non ce ne sono poi tante, quel che conta è vincere prima ancora che convincere, e Rimini ha dato a Bologna quello che Bologna chiedeva. In una giornata che rischiava di essere perigliosa, con Jesi che pareva un rollerball (40 tiri da 3 tentati) e rimbalzi che non sempre venivano arpionati nel modo giusto. Però la Fortitudo ha qualcosa in più, come lunghezza, anche adesso, per cui ecco che tutto è andato bene. Caricando un giocatore per quarto, si direbbe, e con la felicità di vedere che, per ora, nessuno si canta addosso. Niente male, per il momento.
La partita di ieri ha detto che i due americani per ora sanno benissimo quando attivarsi senza fare mai la voce grossa gratuitamente, e visto come Legion un anno fa era stato descritto come un mangiapalloni, e McCamey rischiava di essere come tanti USA che a inizio stagione giocano soloper le proprie cifre, la cosa va rimarcata. Poi, attorno, il ciclo di italiani che si prende per mano e si eleva alla bisogna. Poco altro da raccontare, se non che forse la truppa meriterebbe più serenità e convinzione di quanta non se ne veda, per un motivo o per l’altro, fuori da qua. E adesso vediamo Ferrara: ci divertiremo.
Just can’t get enough - Ci fosse continuità nei singoli se ne farebbero 100, ma per ora basta e avanza quel che c’è, con plauso a Mancinelli (confermato che non era al 100% dal coach in conferenza stampa, al di là del bene e del male) e a tutti gli altri dietro di lui. In attesa delle crescite collettive.
It’s no good - Le maglie continuano ad essere un mistero (non si leggono i numeri, tutto qua). Poi non si infierisca su chi non è stato sufficiente: le condizioni ora sono quelle che sono.
(Foto di Fabio Pozzati / Fortitudo Pallacanestro Bologna)