IL DOPOPARTITA DI SAN SEVERO - FORTITUDO
Non si deve sempre essere belli, nello sport. A volte basta essere funzionali, e se poi pur con le proprie magagne si riesce a vincere in trasferta allora tutto va bene. La Fortitudo di San Severo non è brillante, perde a rimbalzo e ringrazia avversari che tanto hanno sbagliato, ma dato che alla fine conta il risultato allora è l'occasione giusta per notare certe cose che ancora sono lontane dalla sufficienza tornando, però, a casa con la vittoria e quindi meno patemi e/o pressioni. Come detto alla fine da Dalmonte: ben lungi dall'eccellenza, ma va bene lo stesso.
Partita fin troppo a strappi, che Bologna ha fatto sua con un secondo quarto di dominio proprio e regali altrui (l'interferenza sulla sirena di Daniel e tre punti in beneficienza ad Aradori: di quanto è finita, alla fine?) per poi soffrire il rientro, un po' come era successo a Cento. Ma lì c'era meno distanza e gli altri hanno superato, qui il margine non è mai stato impattato, e alla fine buon che i tiri finali, nemmeno tanto contestati, siano finiti sul ferro. Bene così: si doveva battezzare un gol fuori casa, è arrivato, tutto il resto venga pure rinviato alla prossima puntata.
Ed ero contentissimo - Di nuovo una buona scossa è arrivata dal trio partito dalla panchina, anche se stavolta la loro efficiacia è andata via via sgonfiandosi. In generale, buon collettivo senza veri e propri diamanti pazzi.
Non me lo so spiegare - Davis e Paci rimangono un discreto enigma, anche se almeno il primo, nel finale, segnali per giustificare la propria presenza ne ha dati. Ma che ci sia ancora del gap a rimbalzo (37-48) è evidente, e non sempre le avversarie regaleranno come ieri San Severo. Poi la gara no di Fantinelli: vabbè.
(Foto di Cesare Di Sanno)