Il Team Manager Virtus Miro De Giuli è stato ospite di Virtussini siamo noi su Radio108basket.

Cosa c’è dietro la preparazione delle partite in questi tempi di Covid? “Ci sono tanti aneddoti, e i protocolli obbligano a fare pochissime cose: in Europa arrivi in aeroporto, vai in albergo, tieni la mascherina e non fai niente altro. Non puoi fare la passeggiata dopo cena o prepartita. I problemi sono tanti e organizzare le trasferte non é semplice. Girare non è facile, devi sempre avere autocertificazioni e test, ogni compagnia aerea ha i suoi protocolli e se cambi aereo devi ripartire da capo.”

Come è una settimana tipo? “Il tampone in Coppa si fa anche prima della partita, mentre in campionato ne basta uno 48 ore prima. Sono tamponi molecolari, veri: uno tre giorni prima, che ha doppia valenza (per espatriare, anche). E uno prima della gara. Poi giochiamo, rientriamo la mattina dopo, e appena tornati alla Porelli c’è un altro tampone, di giovedì. Se la gara successiva è di sabato basta quello per il campionato, altrimenti ne serve un altro. Da un lato questo ci tutela, siamo tamponati 3-4 volte alla settimana e anche i giocatori si tranquillizzano dopo trasferte in posti pericolosi. Il tampone è fatto a tutti quelli che stazionano in zona campo, quindi addetto stampa, addetto arbitri, fisioterapisti, e questo è bello perché permette tranquillità anche ai nostri familiari. Ci si abitua, all’inizio pensavamo fosse fastidioso, poi diventa routine rassicurante”

Milano ha dimostrato che ci possono essere tamponi con risultati ambigui. “Con la femminile a inizio stagione è successo qualcosa di strano, ma si è provato esserci una contaminazione da parte del laboratorio e la cosa è stata spiegata. Non escludo sia andata così anche a Milano, ma certezze non se ne possono avere. Noi abbiamo avuto positività da parte di un giocatore che aveva avuto problemi anche in estate e niente altro. Solo Abass, che ora andrà visto quanto servirà per rimetterlo in campo: non dipende solo da noi ma faremo il possibile. Ci siamo abituati a lavorare in queste situazioni, come è successo con Brindisi. O come la gara con Andorra, che pareva già pronta, ci eravamo sentiti con la dirigenza, pareva ci fosse il numero giusto di giocatori disponibili, poi tutto è cambiato.”

Tu sei quello che deve risolvere tutti i problemi dei giocatori. “E’ innegabilmente vero, ma poi non faccio niente da solo. Anche il magazziniere è molto importante, in ufficio ci sono collaboratori, è un lavoro di squadra. Poi che i giocatori mi chiamino ci sta e posso scherzarci su, se c’è un problema di notte o all’alba il telefono che suona è il mio, ma so che è parte del mio lavoro. E’ un ruolo dietro le quinte, lo so, ci sono passati in tanti, ma è qualcosa di formativo. Ci si confronta con Ronci, che ringrazierò sempre per avermi portato qua, così come con gli altri dirigenti e con lo staff tecnico. Si conoscono i caratteri dei singoli, e spesso noi siamo in mezzo a rapporti che non sempre sono facili o che ti portano ad interagire con gente che fino a poco tempo prima vedevi in televisione. L’obiettivo è non far mai dire ad un giocatore che altrove stava meglio: non è facile, ma è un bel lavoro, ho visto di peggio”

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