Michele Ruzzier è stato intervistato su Stadio da Damiano Montanari. Ecco le sue parole

Sinceramente non mi sarei mai aspettato un'accoglienza del genere. E' stato incredibile, da brividi. Sono contento di poter giocare con un pubblico così quest'anno

ZIO. E di sfruttare l'occasione concessa da Matteo Boniciolli, coach dell'Aquila e zio di Ruzzier. E' il marito della sorella di mio padre e di lui ho ricordi legati soprattutto alla mia infanzia, quando, con mia zia, mi portava al luna park. Poi sono cresciuto e lui ha avuto tante esperienze all'estero, per cui ci siamo visti di meno e ho vissuto in modo meno stretto il rapporto con lui. Ma non mi voglio concentrare su questo aspetto. Adesso Boniciolli è il mio allenatore. Mi ha dato l'opportunità di essere qui, di fare bene con la Fortitudo e di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti

Uno di questi è confermare la previsione, fatta più volte nella scorsa stagione, secondo cui Ruzzier, nel giro di qualche anno, sarebbe potuto diventare il migliore playmaker italiano. Sono onorato delle parole che ha usato e spero di raggiungere quell'obiettivo. Boniciolli non mi ha detto niente di particolare per convincermi ad accettare la proposta dell'Aquila: è bastata una telefonata, in cui mi ha spiegato cosa aveva in mente. Poi è stato fatto tutto dagli agenti e dai dirigenti delle due società

Certo che l'epilogo dell'avventura veneziana non è stato dei migliori, con la Reyer che ha dimostrato di non nutrire grande fiducia nelle qualità di Ruzzier. Qualche rimpianto? Porto comunque con me due anni positivi, in cui mi sono trovato molto bene. La seconda metà della scorsa stagione non è andata come avrei sperato, ma si sa, nella vita si fanno delle scelte, per cui non dico niente, non mi lamento di niente e adesso penso solo alla Fortitudo

FAMIGLIA. Dove Michele dovrà crescere ulteriormente come regista, confermando la tradizione di famiglia. La passione per il basket è nel nostro DNA. Ho iniziato a giocare che avevo solo tre anni: è stato qualcosa di naturale, spontaneo

A ricordarlo è il tatuaggio che Ruzzier mostra sul braccio destro. Sono le iniziali di mio padre Moreno, di mia madre Monica e di mio fratello Giacomo. Tranne che per la mamma, che non si intende molto di pallacanestro, il basket è il filo conduttore della nostra famiglia: mio padre ha giocato in serie C, mio fratello lo fa tuttora, e i miei due cugini, Pietro e Francesco (ndr i figli di Boniciolli) sono tesserati per la Pallacanestro Trieste. Una curiosità: siamo tutti playmaker

Abituati a comprendere il gioco e tutte le dinamiche che ruotano attorno ad una stagione vincente. La prima? La solidità dello spogliatoio. Ho avuto la fortuna di lavorare qui al PalaDozza per qualche giorno prima dello stacco che ha preceduto il raduno e di conoscere i miei nuovi compagni: tutti hanno dimostrato di essere degli ottimi ragazzi

Come Michele, che non ama gli eccessi, pur senza rinunciare agli svaghi di un ventitreenne. Sono una persona semplicissima, che ama andare al cinema o fare un aperitivo con gli amici. Niente di più

DERBY. A dare forti emozioni sarà l'esperienza del ritrovato derby di Basket City, un momento che Michele sta già pregustando. Poter dire un giorno di aver giocato con la Fortitudo la sfida contro la Virtus è qualcosa di incredibile e di irripetibile. Non so esattamente quello che proverò, ma solo il pensiero è già fonte di grande gioia ed entusiasmo

Figurarsi se arrivasse in biancoblù anche Carlos Delfino. Sarebbe bello poter giocare con lui, ma non sono cose che mi riguardano. Fortitudo da Serie A? Sicuramente sarà un campionato di altissimo livello. Non pensavo che rispetto all'anno scorso potesse aumentare ulteriormente, ma è accaduto. Oltre a noi ci sono tantissime altre squadre di qualità: cercheremo di fare il meglio possibile

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