C’eravamo, quel giorno a Teramo.
A vedere la dissoluzione di una Fortitudo che, anche avesse vinto, non sarebbe riuscita a restare a galla, visti i disastri che stavano capitando fuori dal campo. A vedere dirigenti che cercavano di aggrapparsi ad impossibili ricorsi, allenatori che uscivano per non affrontare stampa e tifosi. Giocatori in lacrime, alcuni, e altri che probabilmente non vedevano l’ora di essere altrove: lo avrebbero fatto, tanto che buona parte di quella truppa l’anno dopo avrebbe giocato in Eurolega. E tifosi che non avevano la minima idea di quello che stava capitando. O forse ce l’avevano eccome, ma erano inermi davanti allo scempio, tecnico e societario.

E c’eravamo anche quel giorno a Forlì, quando Malaventura segnò uno dei cesti più belli della storia Fortitudo, chiudendo una stagione giocata davvero per amore solo per amore, dato che nessuno si illudeva di poter, poi, iscriversi al successivo campionato.

Da quei giorni, una Iliade, una Odissea, a tratti anche una Divina Commedia: fate voi, tra scissioni, lotte tra tifosi, categorie inferiori giocate prima con surrogati e poi con la ritrovata Fortitudo, incapace però di essere pronta fin da subito. Gli schiaffi a Cento, le Costa Volpino (cit,), tutto il resto.

Quel che non ammazza ingrassa, si dice. E, infatti, rispetto a 10 anni fa, la silhouette non è la stessa. Ora, tutto questo deve essere non dimenticato, ma almeno archiviato, nell’abbraccio che ha riportato la Effe in serie A. E, prima che inizino le rumbe sul mercato eccetera, prima che si inizi a parlare di quando ci sarà il derby (roba inevitabile), un appello alla dirigenza.

Nessuno chiede scudetti, il ritorno all’era Seragnoli, euroleghe o simili. Nessuno chiede di vincere tutte le partite (ok, magari sul derby i tifosi potrebbero avere qualche pretesa in più). Quello che la gente vuole è serietà, piedi per terra, e nessuno che venda ciò che non ha in casa. Di discorsi stellari, di Faraoni, la gente ne ha già avuto abbastanza. E se un giorno si dovesse risentire qualche argomento che vincola il campo a questioni imprenditoriali, si capirà se il pubblico inizierà a toccarsi, e non per onanismo. Non fatelo, il pubblico Fortitudo vuole del basket, prima di tutto. Grazie.


Lo duca e io per quel cammino ascoso / intrammo a ritornar nel chiaro mondo /e sanza cura aver d'alcun riposo / salimmo sù, el primo e io secondo / tanto ch'i' vidi de le cose belle / che porta 'l ciel, per un pertugio tondo / E quindi uscimmo a riveder le stelle. .



1400 ISCRITTI PER IL CANALE TELEGRAM DI BOLOGNABASKET
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI