Festa rinviata, per Forlì, ma anche colpo di coda della Fortitudo, che in gara 4 riesce a far tutto bene, dal primo all’ultimo minuto, facendo 2-2 e lasciando ai propri tifosi il mordersi le dita, pensando a dove fosse, tutta questa voglia di vincere, solo 48 ore prima. Si lavora di perfezione, con un Paladozza che questa volta carica positivamente, e non zavorra mentalmente, una truppa che con un po’ di attenzione in più poteva essere 4-0, nella serie, altro che 2-2. Ma così è, anche se non vi pare, e tutto verrà rinviato in zona Romagna, mercoledì, per uno spareggio senza futuro, in quella che sarà la decima sfida tra le due squadre nella stagione.

Con la voglia di scaricare addosso a Forlì tutta la rabbia covata in queste 48 ore, la Fortitudo iniziale pare aver di fronte i bambini di Riepoli, tanta è la differenza che si vede nelle prime battute. I romagnoli segnano su azione al primo e all’ultimo tentativo del quarto, e in mezzo ci sono solo le zampate e le unghiate, lasciando sulle carni avversarie denti e gengive, di casa biancoblu. Parte Sorrentino, si aggiungono Cittadini e Malaventura, e lucrando
soprattutto su una difesa con il sangue nelle pupille il vantaggio cresce inopinatamente a dismisura, dallo 0-3 d’esordio. Forlì ci capisce poco, paga anche un qualche fischio arbitrale non esattamente esterno (sfondo a Villani, dubbio, e successivo tecnico), ma inizia a capirci qualcosa solo dopo un break di 21-1. C’è tanta Fortitudo, attaccando con concretezza e non soffrendo nemmeno tanto a rimbalzo, anzi, e trovando anche roba da Quaglia il primo quarto, sinfonia imprevista, è 27-12.

Non è che Forlì possa essersi del tutto trasformata in Ciavarroni e soci, e al primo girar di cambi qualche segnale dagli ospiti si nota, con Poletti e qualche lancio da 3 che è ferro nell’anemico tabellino biancorosso. Ma la Fortitudo, dopo aver rischiato il cesto che avrebbe eroso a 9 il proprio vantaggio, stavolta non ne vuole sapere. Arrivano due canestri in acrobazia di Malaventura, che quando invece può far appoggi facili prende solo sberle, e mentre i
tifosi forlivesi mimano il gesto del quanto vi hanno pagato (dimenticando forse che un signore tornato oggi in
parterre, dopo un bel po’, fatica a tirarne fuori per i suoi, figurarsi per gli altri), il punteggio torna a cresce. Il clima si surriscalda, ci sono storie tesissime tra Tassinari e Poletti ed alcuni giocatori bolognesi, e il gong del 20’ diventa momento per mettere schieramenti di polizia tra le tifoserie, mentre il punteggio, arrivato anche a +21, dice 45-26.

Provato a metter un po’ di frescura sui bollenti spiriti dei giocatori, la partita scorre senza che Forlì riesca a riallacciare il discorso con il punteggio, anche perché è difficile giocare quando sotto canestro si subisce qualsiasi cosa: Poletti non vede Gigena, che lo uccella a piacimento, e rimasugli di rabbia si vedono in Cittadini, prima sanzionato di (giusto) antisportivo in tentativo di recupero su Forray, e poi non ripagato della stessa moneta quando, a cercar il disperato intervento da ultimo uomo, è Poletti. Sono piovaschi, perché intanto si viaggia di 60-37 e solo per un attimo Forlì riappare a -15. Allora, la cronaca gira attorno alle continue provocazioni in campo, tra giocatori che non vedono il punteggio andare come vorrebbero, ed altri che non riescono a stare zitti quando dovrebbero. Arriva un tecnico a Malaventura dopo un eccesso di botte preso da Gigena, il pubblico di casa se la prende con Lestini, ex Virtus in panca infortunato, e 67-51 al 30’.

Se non altro, con il passare dei minuti ci si prova a calmare, anche se qualche rimasuglio (tecnici a Farioli prima e Frassineti poi) permane dentro l’anello del Paladozza. Le ultime forze forlivesi fanno dire -13 a Tassinari, ma pur senza Cittadini, uscito per falli, la macchina viene messa in garage senza ulteriori patemi. Si fa 82-61 con un libero di Quaglia, e le ultime curve servono solo a rendere la pagnotta meno dura per Forlì. Ora, buona fortuna a tutti.

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