Che la partenza ad handicap sia una caratteristica visibile fin dagli albori della stagione (il memento va fino a San Lazzaro, in precampionato, quando si dovette recuperare tantotantotanto contro Chiusi) lo si sapeva, ma le ultime due recenti prove tra Mantova e Ravenna non sembrano ascrivibili ad altro che non al risultato di una situazione fuori dal campo che è molto più viscosa di quanto non possa sembrare. Uno spogliatoio di giocatori separati tra di loro, un allenatore inviso ad una parte ben specifica della dirigenza e non per i risultati, e la difficoltà di muoversi sul mercato per non toccare borsellini, fili spinati o semplicemente, come nel caso di Dalmonte, il cuore dei tifosi.

Il campo dice che si bascula tra il sesto e il settimo posto, ma con tendenza al calo. Il fuori dal campo racconta di tregue firmate in estate ma che sembrano saltate negli ultimi mesi, specie dopo le novità in campo societario, e di una squadra che si allena nervosamente, divisa tra clan, e che per forza di cose fatica poi a ricordarsi, in partita, che il bene comune dovrebbe essere quello della maglia etc, e non certo i propri egoismi. Per forza di cose i risultati portano a chiedersi quali possano essere le responsabilità di Dalmonte - forse non abbastanza reagente di fronte a certe cose - se non quella, appunto, di essere stato destabilizzato da una faglia societaria, come scrive oggi Enrico Schiavina sul Corriere di Bologna. Tradotto, chi c'è sopra di lui non lo vuole, punto.

Allora salterà Davis, tra i meno disturbati (e disturbanti) domenica a Ravenna: Trapani l'opzione primaria, da farsi in tempi brevissimi viste le regole della A2. Poi è difficile capire se e dove agire ulteriormente: se si volesse ci sarebbe da aprire dibattito sul crollo statistico di Thornton, forse solo infastidito dall'ambiente in cui si è trovato a giocare e forse illuso, a inizio stagione, di poter essere più leader di quanto poi non lo sia stato. Ma il problema dell'esterno straniero che delude, in Fortitudo, non è roba nuova negli ultimi anni: equilibri, convivenze, chissà.

Intanto la Fossa l'altro giorno a Ravenna ha chiesto dopo l'intervallo, diciamo, un po' di attributi in più. Ma il problema qui non è l'approccio alle partite, o il minutaggio di un qualche giocatore o il fatto che chi dovrebbe essere la guida del gruppo in realtà non lo è e mai lo è stato. Il problema è capire cosa si voglia fare, se perseguire intenti di bottega o ricordarsi che si gioca per la Fortitudo, e non per qualchedunaltro. E' da qui, e non certo da cambi di panchina o di giocatori, che passa il futuro agonistico dei prossimi mesi.

(Foto Mauro Donati)

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