VIRTUS SEGAFREDO, IL PAGELLONE FINALE
Una stagione incompiuta, per vari motivi. Partita con grande entusiasmo e con il PalaDozza sold-out in abbonamento, la Virtus finisce male la stagione, mancando l’obiettivo playoff. Non sono bastati gli acquisti importanti di Pietro Aradori e Alessandro Gentile, e l’impressione generale è che a questa squadra sia sempre mancato qualcosa per fare il salto di qualità definitivo. Equivoci tattici, qualche problema strutturale e di gestione, che nel concreto si è tradotto in tante, troppe, partite punto a punto perse.
Di sicuro sarebbe servito un innesto sul mercato, con Wilson che è arrivato troppo tardi (e comunque di fatto non è stato usato), di sicuro i tanti infortuni hanno inciso, ma c’è stato anche altro. Ora si rifonderà, e bisognerà fare tesoro degli errori di questa stagione, che una società che vuole crescere e tornare ad altissimi livelli è chiamata e non rifare.
Ma ora vediamo, uno per uno, i protagonisti della stagione bianconera.
Aradori - voto 7 - Il suo lo fa, eccome. Non salta nemmeno una partita, a parte la Coppa Italia, ed è sempre efficace, soprattutto in attacco. A lui si possono muovere poche critiche, onestamente, se non il fatto di aver tirato da tre peggio del solito. Il 34% è infatti la sua peggior percentuale in carriera, eccetto la parentesi di Venezia dove però ebbe poco spazio. Al netto di tutto, di italiani con questo rendimento non ce ne sono tanti. Ha altri due anni di contratto, resterà. In 30 partite gioca 31.5 minuti di media e segna 15.7 punti (col 53% da due, 34% da tre e 86% ai liberi) con 4.4 rimbalzi e 2.3 assist.
Alessandro Gentile - voto 5.5 - E’ il giocatore su cui ci sono maggiori aspettative, e non si può nascondere che alla fine saranno deluse. Gioca 24 partite, saltandone 4 per infortuni muscolari e 2 per squalifica, dopo la rissa con Gutierrez. Ma a parte questo sembra sempre un equivoco tattico. Gioca tanto, difende duro, e dà sempre il 100%. Segna tanto, è il quinto realizzatore del campionato, il primo italiano. Ma accentra anche tanto, e sbaglia spesso, anche da pochi passi e dalla lunetta. E sembra condizionare i compagni. Quando c’è in campo lui, la palla pare fermarsi. Ed è nervoso, spesso. Il fallo tecnico preso a Reggio nel momento della rimonta è forse l’emblema della sua stagione. Difficilmente sarà riconfermato. In 24 partite gioca 29.8 minuti di media e segna 16.8 punti (col 50% da due, 21% da tre e 57% ai liberi) con 6.3 rimbalzi, 3.4 assist e 2.5 palle perse, il peggiore della squadra in questa statistica.
Slaughter - voto 6.5 - Arriva come seconda scelta, dopo i problemi fisici di Lawal. Ci sono dubbi - soprattutto sul suo riciclarsi titolare dopo anni da gregario di lusso, ma bene o male li fuga tutti. Non è sempre continuo (2 palle perse di media), ma spesso è importante in difesa, a rimbalzo e in tante piccole cose. Da gregario di lusso dalla panchina, per tornare alla cosa che ha fatto meglio in carriera, andrebbe riconfermato. Quest’anno era il giocatore più pagato della squadra, l’anno prossimo però difficilmente sarebbe così. In 30 partite gioca 26.6 punti di media con 9.3 punti (col 66% da due e il 58% ai liberi) e 7 rimbalzi.
Lafayette - voto 5 - Forse la più grossa delusione. Arriva con pedigree europeo di livello e vari trofei vinti. Da Milano però ricordano che da play titolare aveva faticato, e la stagione era svoltata spostandolo in posizione di guardia. Questo qui non avviene mai, e si vede. In regia ci sono alti e bassi, più bassi che alti. In difesa è nettamente il migliore dei suoi, in attacco però le scelte sono spesso bislacche, e troppo legate al tiro da tre, che va e viene. Non sarà riconfermato. In 29 partite, gioca 28.7 minuti di media e segna 9.3 punti (col 39% da due, 33% da tre e 82% ai liberi), 3.2 rimbalzi e 3.2 assist.
Umeh - voto 7 - Una delle più liete sorprese della stagione. Sulla sua conferma dopo la A2 c’erano forti dubbi, per età e taglia fisica. Invece con umiltà accetta un ruolo da comprimario e risponde sempre presente quando viene chiamato in causa, che siano pochi o tanti minuti. Efficace al tiro e discreto in difesa, prima dell’infezione al piede che lo mette KO nella parte finale di stagione. Dalla panchina, si potrebbe anche pensare a confermarlo. In 26 partite, gioca 21 minuti di media con 8.9 punti segnati (48% da due, 40% da tre, 73% ai liberi), 1.7 rimbalzi e 1.3 assist.
Lawson - voto 5 - Anche su di lui c’erano dubbi sulla tenuta in serie A, e in questo caso sono confermati. La mano è sempre morbida, ma non è l’unica cosa a esserlo. Fatica soprattutto dietro, perchè non è abbastanza robusto per marcare i “5” né abbastanza veloce per marcare i 4”. E questo fa sì che abbia poco spazio Per citare un altro proveniente da Recanati, Reynolds sembra di un altro livello. Non sarà confermato. In 30 partite gioca 15’ di media a 7.6 punti (57% da due, 33% da tre, 59% ai liberi) e 3.2 rimbalzi
Stefano Gentile - voto 5.5 - E’ un assaltatore, che entra dalla panchina e prova a spaccare la partita con le sue “zingarate” e col tiro pesante, che però in questa stagione è entrato ben poco. Il gioco ragionato non è la specialità della casa, e si sapeva. Appurate queste caratteristiche - che erano note fin da quando fu preso l’anno scorso in A2 - la stagione è in linea con le aspettative. Difficilmente sarà riconfermato, però, se la squadra diventerà di livello più alto. In 24 partite gioca 20’ di media e segna 6.1 punti (45% da due, 23% da tre e 63% ai liberi) con 3.1 rimbalzi e 2.2 assist.
Baldi Rossi - voto 6 - Arriva, anzi “torna a casa” a stagione in corso da Trento, dopo mesi di vana ricerca di un americano. Numericamente sostituisce Rosselli, ma in pratica gli viene chiesto di essere quel “4 americano” che la società ha cercato per tutto l’anno. Ovviamente non può esserlo, e non certo per colpa sua, anche se dopo un inizio difficile dal punto di vista fisico cresce ed è spesso utile. Tra le altre cose, è il miglior tiratore da tre della squadra. Ha contratto, resterà. In 22 partite segna 6.2 punti in 19’ di media (49% da due, 42% da tre, 58% ai liberi) con 3.7 rimbalzi .
Ndoja - voto 6 - Che giochi poco o tanto, fa quello che sa fare meglio: lottare. Ce la mette tutta, sempre, andando spesso oltre i suoi limiti, che a questo livello ci sono. Idolo dei tifosi e capitano (dopo l’addio di Rosselli) potrebbe restare da decimo uomo. In 26 partite gioca 18’ di media segnando 5.2 punti (57% da due, 37% da tre e 79% ai liberi) con 2.2 rimbalzi.
Pajola - voto 6.5 - La più lieta sorpresa della stagione. Infortuni e mancato mercato gli danno spazio, e lui dimostra di meritarselo. In difesa è già notevole, la visione di gioco è buona, anche se praticamente non tira mai se non costretto. Ha comunque grandi margini di miglioramento, essendo del novembre 1999. Terzo miglior under 22 del campionato, a nemmeno 19 anni non è davvero male. Resterà, ovviamente. In 17 partite gioca 12’ di media con 1.6 punti e 1.1 rimbalzi.
Wilson - voto NG - Il famoso “4 americano” cercato per tutta la stagione arriva a tre giornate dalla fine, decisamente tardi. Anche se avrebbe meritato più spazio dei 39 minuti totali che Ramagli gli concede (tra l’altro, a 50mila dollari totali), perchè - soprattutto contro Avellino - fa vedere buone cose. Vista l’ottima stagione a Torino fa si potrebbe provare a convincerlo a restare, ma difficilmente sarà possibile, vista la sua volontà di provarci ancora in NBA.
Rosselli - voto 5 - Dopo la grande stagione di A2 viene confermato e nominato capitano, ma non funziona. Ci sono screzi, a quanto pare sia per il minutaggio inferiore a quanto sperato, sia per il fatto di dover giocare fuori ruolo, vista la mancanza del famoso “4”. Fatto sta che in breve viene messo fuori rosa e dopo un lungo tira e molla rescinde e va alla Fortitudo, dove al momento è uno dei leader di una squadra candidata alla promozione. La sua dimensione è quella: protagonista in A2, anche a 35 anni, ma non in grado di fare il comprimario in serie A. In 6 partite gioca 17’ di media a 3.0 punti (70% da due, 0% da tre, 80% ai liberi) , 1.5 rimbalzi e 1.7 assist.
Ramagli - voto 6 - Ha preso la Virtus nel momento sportivo peggiore della sua storia e l’ha riportata in serie A, e soprattutto ha riannodato quel filo rosso tra squadra e tifosi che dopo la retrocessione si era perso. Questo resterà, assieme al grande spessore umano. Per il resto, una stagione difficile, in cui è stato in bilico praticamente sempre. Dall’estate, quando dopo un mese di dubbi è stato confermato - ma col contratto “da salvezza” ereditato dall’anno scorso, e poi in tutta la stagione, con voci di esonero a ogni difficoltà. Alla fine è sempre rimasto, e ha portato la squadra alle Final Eight, centrando il primo obiettivo societario, mentre il secondo - i playoff - è stato fallito. Di certo ha attenuanti, sia per gli infortuni che per il mercato tardivo. Ma qualcosa è mancato, sia come coraggio in certe scelte che come gestione. Resta comunque un allenatore che alla Virtus ha dato tutto e i tifosi se lo ricorderanno con grande affetto.
Società e Proprietà - voto 5 - Un obiettivo dichiarato, che visto il roster poteva essere anche considerato obiettivo di minima, è stato mancato, e questo già vuol dire qualcosa. Poi, sono stati fatti errori: qualche dubbio sulla costruzione della squadra (Lafayette da play, il dualismo Gentile/Aradori...) ma il più grave è senz’altro quello di non averla completata in estate, iniziando poi - a partire da settembre - una lunghissima caccia a un innesto che di fatto non è mai arrivato se non a tre giornate dalla fine, dato che Baldi Rossi di fatto ha sostituito Rosselli. Questo ha avuto ripercussioni sui risultati, visti i tanti infortuni e il roster corto. Si è vinto il premio italiani, che di sicuro fa bene alle casse societarie, e la proprietà ha avuto garanzie di avere una wild card per la Champions League per la prossima stagione, il che vorrà dire ritorno della Virtus in Europa. L’impressione - però - è che da quel momento nella stanza dei bottoni si sia iniziato a pensare un po’ più al futuro (con Dalla Salda, e gli altri che verranno) e un po’ meno al presente. E questo magari si è percepito anche da dentro, con possibili ripercussioni.