Fatto pace con la coscienza collettiva che prima brontolava per le due sconfitte di fila (tempi, modi, avversari. Soprattutto avversari), la Fortitudo riparte per il suo girone di ritorno pregustando la gita sanvalentiniana in Coppa Italia - che era ostica quando si avevano i milioni, e chissà se per contrappasso... - e aspettando di poter dire che, ok, salvezza raggiunta, ora vediamo quali obiettivi porsi. Perchè la salvezza non è ancora certa, almeno con la matematica sotto mano (vincendo sabato si ucciderebbe Pesaro, ma ne vanno già due), ma è difficile credere ad un tracollo tale da mandare a rischio la permanenza nella massima serie. E allora, si galleggi nella classifica medio alta aspettando di capire cosa fare.

Cosa farò da grande, cantava Gino Paoli (quando peraltro era già grande, sia artisticamente che anagraficamente): è il dubbio che resterà nella testa della prossima Fortitudo, a dover mediare tra le altissime aspirazioni di Sims e il volare basso della società. Si trovi un punto di incontro, e magari porre una marzullica domanda alla popolazione: meglio chiudere vincendo il derby di ritorno ma al nono posto, o meglio fare 0-2 ma conquistare un playoff che sarebbe davvero un gol, per come si era partiti?

Pesaro, quindi. L'ultima volta fu ad aprile 2009, quando Carlton Myers, in ultima apparizione al Paladozza da giocatore, si impietosì davanti alla scalcinata banda di Pancotto, lasciando vincere la Fortitudo 88-74 malgrado, tra i fischietti, ci fosse l'indimenticato - dalla parte fortitudina del commento - Marcello Reatto. Altrimenti tante altre le occasioni di sfida, non dimenticando quella peculiare del 2 aprile (ah, data poi fausta!) 1989. Quando finì 94-79, ma con l'immortale finale di Pesaro: espulso Bianchini, espulso l'allora vice Scariolo, gli ultimi minuti di gara videro Walter Magnifico, capitano Scavolini, nell'anomalo ruolo di giocatore-allenatore. Altri tempi.

Oggi in Adriatico si viaggia in modalità Irge Desio, e chissà se i prosciutti staranno pensando a rivalse giudiziarie per pubblicità screditante come si racconta avessero fatto i pigiami resi immortali, benchè dalla parte sbagliata, dopo lo 0-30 di trenta anni fa. Il record è 0-16, e che ci siano poche speranze di salvezza sul campo lo dimostra il fatto che da quelle parti si stia crecando di capire, stavolta in modalità controllate i bilanci (cit.), se ci saranno margini per ripescaggi figli di altrui tasche vuote. Per ora il cambio di allenatore ha riportato in sella Giancarlo Sacco, senza grossi exploit: specie in trasferta, Pesaro viaggia a 97 (97!) punti beccati a botta, roba che rende difficile cercare di portare via un 2 in schedina. Attorno, il caos tipico della situazione: giocatori abiurati, pubblico deluso e distaccato, e l'ultima botta, casalinga con Trieste, a castrare quel che restava di illusioni agonistiche. Attenti comunque al recentemente arrivato Williams (17 di media) e alla voglia di esplodere del '00 Eboua.

(foto Fortitudo - Valentino Orsini)

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