(Foto Roseto.com)
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L'ex presidente Fortitudo Michele Martinelli è stato ospite di “Nel bosco non solo mirtilli”. Qui i suoi ricordi sull'esperienza.

In Fortitudo non è andata, come mai? Io dico che la squadra valeva molto di più di quello che siamo riusciti a tirar fuori, ma purtroppo abbiamo fatto un errore all'inizio. Non è una valutazione di tipo tecnico, ma di tipo caratteriale, con Frates, che è una persona po' “ispida”. Non andava, non siamo riusciti, con lui, a creare quell'ambiente piacevole con la squadra. Mi è rimasta impressa questa cosa: quando lui doveva parlare o comunicare qualcosa ai giocatori gli scriveva i biglietti.

Come è nata l'idea di prendere la Fortitudo? Io stavo ancora a Roseto, ma erano nati dei problemi che col basket non c'entra niente, problemi politici. E quindi mi è stato chiesto di lasciare la posizione perché la politica voleva fare cose diverse rispetto a quello che io ero abituato a fare. Non posso nascondermi più dietro un dito, io sono “poco riverente” e questo probabilmente alla politica locale dava un po' fastidio. Quindi mi dissero che dovevo, per rilanciare Roseto (era l'anno in cui noi ci salvammo alla fine con Artiglio) allontanare. E così fui chiamato da un amico di un mio amico che mi spiegò che c'era questa situazione di Bologna che poteva essere fluida. Mi piaceva l'idea, non foss’altro perché, al di là delle squadre per le quali ho lavorato, la Fortitudo è stata sempre la squadra per la quale tifavo. E quindi presentai un business plan a Seragnoli, e dopo un po' mi richiamarono e mi dissero che si poteva fare. Rilevai le quote di Seragnoli e mi trovai di fronte a questa nuova avventura. La parte più difficile per me, probabilmente questo mi distrasse un po' dai tempi sportivi agonistici, fu di sistemare un po' la società.
C'erano delle spese enormi per me, che venivano da una società “sparagnina”, incredibili. E quindi mi dedicai a razionalizzare la spesa. E fu una cosa che, credo di poter dire, di aver fatto bene. Tagliammo molte spese inutili. Faccio un esempio sciocco. Quando mi insediai in sede, la prima cosa che feci fu intervistare tutti i collaboratori che ci lavoravano. Alcuni non sapevano dirmi cosa facevano. 
Cosa facessero in preciso non lo sapevano neppure loro. Poi una cosa che mi è rimasta molto impressa. Voi sapete che c'è il tabellone luminoso al Paladozza. Per “animare” questo tabellone era stata assunta una persona molto importante all’epoca e quel tabellone non poteva essere manovrato da altri per tre anni. Erano quelle imprese di pulizie alle quali era affidato la pulizia del palazzetto, che facevano la stessa cosa. Se mi concentro un po' non la finiamo più. Purtroppo devo dire, è una mia personalissima opinione, che Seragnoli era un po' troppo buono.

E in quella squadra c'era un giocatore che ti ha sorpreso? E uno che ti ha deluso?
Era molto completa, come play maker c'erano Cavaliero, che poteva fare due e uno, c'era Hamann, che giocava con la nazionale tedesca e anche lui poteva fare uno e due. E poi c'erano tanti giocatori che erano tutti in Eurolega. C'era Bluthenthal, c'era Mancinelli, c'era il centro che vinse il premio come il miglior rimbalzista della Serie A. C'era Evtimov. Io credo che fosse una squadra che meritava di più di quello che ebbe. Un giocatore per il quale “facevo il tifo” era Hamann, perché era un ragazzo giovane, aveva tantissima energia. Quando lo cercai io contattai il suo proprietario e lui glielo riferì. Hamann mi mandò una foto che aveva fatto ai tempi in cui la Fortitudo faceva le Final Four Eurolega, in cui con la maglia della sua squadra aveva la fascia della Fortitudo.

Il ritorno di Attilio Caja in Fortitudo. Il presidente Martinelli conosce bene, lo ha avuto. È un fenomeno. Attilio è un allenatore che non ti fa mai perdere una partita che non devi perdere. È un allenatore che è capace di cavare il sangue dalle rape. Ha un suo carattere, ma è giusto che lo abbia, perché senza di quello non riuscirebbe a ottenere quello che ottiene. Malgrado sia alle volte un po' spigoloso. È un allenatore che, davvero, non perché lo abbia avuto, ma che mi sento di consigliare vivamente. Mi fa piacere che sia tornato alla Fortitudo. So che aveva avuto dei problemi quando ha lasciato per alcune incomprensioni. Però sono convinto che se è tornato vuol dire che i problemi pensa di averli risolti e sono sicuro che la Fortitudo farà il meglio di quello che può.

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