VALLI, "NON FACCIAMO TABELLE, CHIUDIAMOCI IN PALESTRA, CERCHIAMO DI TIRAR FUORI IL MEGLIO DAI NOSTRI UOMINI"
Giorgio Valli è stato sentito oggi da Gianni Zoboli su Radio Nettuno, e l'intervista è stata riportata da www.basketcity.net
Sulla partita disputata contro Capo d’Orlando
“Per quel che ci riguarda sicuramente siamo partiti male, loro hanno tolto anche dei buoni canestri, hanno fatto sempre canestro nei primi cinque minuti e il 16-4 ha condizionato tutta la gara. Noi siamo riusciti a rientrare nel terzo quarto facendo una buona difesa tanto che Capo d’Oralando ha realizzato due punti in più di metà periodo, poi hanno trovato due tiri da tre imoprtanti e ci hanno ricacciato di sotto, da lì onestamente hanno un po’ affossato le nostre sperenze. La giustificazione al fatto che abbiamo preso tanti punti è chiara, il tiro da tre punti è stato molto condizionante, loro hanno tirato con un 12/23 e noi con un 4/23 tiri costruiti molto bene per’altro sono andati sul ferro”.
Qualcuno ha messo un po’ in discussione la tua scelta di partire con tre italiani nello starting five, io penso che tu l’abbia fatto soprattutto per metterci della difesa, per contenerli un po’, vuoi chiarirla?
“Ma sai, quando perdi non va bene, quando fai la stessa cosa come magari con Brindisi nessuno dice niente, o perchè non se ne sono accorti o perchè vinci quindi va tutto bene, quindi sai com’è… Parti domenica prossima con tre americani e subisci lo stesso parziale e sei un cretino, tutto fa parte del gioco; diventa come quando trent’anni fa c’era la regola del rinunciare ai tiri liberi e far la rimessa dal fondo. Se sbagliavi la rimessa eri un idiota, se sbagliavi i tiri liberi eri un pirla quindi alla fine, chi vuole rigirare il coltello ce l’ha sempre dalla parte del manico”.
Comunque in casa grintosi e concentrati, fuori un atteggiamento quasi sempre opposto dopo un anno e 18 sconfitte consecutive lotanno da casa. Anche tu credo che non riesca più a spiegartelo questa cosa o a spiegarla…
“Ovviamente non vincere è molto frustrante, devo dire che gli ultimi anni è molto più difficile vincere fuori, non chiedermi la ragione perchè potremmo aprire un dibattito troppo lungo aprendo ambiti che non sono così pertinenti a me. Parlando della mia squadra sicuramente quando hai dei ragazzi giovani e al primo impatto con la Serie A, è più difficile avere quell’esperienza e quel piglio per riuscire a venirne fuori anche in trasferta. Noi quest’anno abbiamo sicuramente meno appeal rispetto a questa esperienza e la cosa diventa difficile”.
Però la squadra sei sempre riuscita a motivarla, lunedì a mio avviso mi sei parso impotente a dare un’ulteriore scossa…
“Ma questo non te lo so dire. Posso dirti che personalmente devo chiedere scusa, sono stato molto male per due giorni e questo succede anche agli allenatori che non sono dei robocop. Al di là di questo, non è che se uno urla dà la carica e se non urla no. Per esempio c’era Ben Smith che non parlava e Bobby Knight buttava le sedie in campo e perdeva le partite lo stesso. Alla fine non esiste una regola, se ce ne fosse una dopo cent’anni che questo sport viene praticato faremmo tutti la stessa cosa, invece non esiste una regola grazie a Dio”.
Nel dopo gara hai parlato di ragioni che non sono solo tecniche per spiegare la sconfitta, vuoi chiarirle meglio?
“Ci sono dei momenti psicologici, ci sono dei momenti emotivi, uno fra tutti quando noi abbiamo difeso a lunghi tratti anche bene però i nostri avversari hanno trovato dei canestri da tre punti con le mani in faccia e un po’ quando subisci queste situazioni ti demoralizzi. Il che non ci giustifica, cerchiamo di capirci, però sono quelle circostanze che ti tolgono un po’ di energia, ti danno un po’ meno di carica e queste sono quei contesti che incidono nell’arco di una partita”.
Per il tuo modo di lavorare, quant’è contato dover cambiare giocatori in corsa?
“Molto, capisco che magari adesso bisogna fare un po’ una pallacanestro omologata, come dire “cotta e mangiata”, fare quei soliti giochini e lavorare su quelle quattro prove come fanno tutti gli altri per esempio trovi delle squadre avanti con gli anni e speri che risolvano le partite i giocatori di esperienza. Naturalmente noi paghiamo questo tipo di progettualità, io ancora di più perchè l’ho voluta, però devo dire che la volontà da parte dei ragazzi c’è, la voglia di lavorare e rimediare a questa situazione anche e allora nonostante tutto sono sempre molto fiducioso nel lavoro”.
Si continua a leggere che però poi la squadra è stata costruita da te e da Sandro Crovetti e siete i diretti responsabili. La Fondazione vi ha rinnovato la fiducia, la piazza dal canto suo mormora. Forse non ci si rende conto che di tecnici migliori di te o una figura come quella di Crovetti non è che ce ne siano tanti, e chi ha fatto questa scelta non è che stia facendo meglio…
“Sì, sposo la tua seconda definizione nel senso che secondo me gli allenatori italiani sono tutti più o meno validi dipende sempre in che situazioni vengono messi a lavorare e con che squadra e tipologie di giocatori hanno a che fare. Sono sicuramente io il responsabile di aver fatto la squadra insieme a Sandro, ma io per primo me ne assumo tutte le responsabilità, credo che non stia a me dire se cambiare sia un fatto positivo o meno perchè quello che è successo quest’anno le cifre lo dimostrino”.
Vincere solo in casa, a questo punto, può bastare per la salvezza?
“Certo, ma non dò per scontato niente visto che non è scontato che in casa si vinca sempre così come non è scontato che in trasferta si perda sempre. Lo so che è una frase fatta, però chi fa sport, chi lavora all’interno di un team sportivo pensa a queste cose, non pensa al numero di partite da giocare, all’avversario, alle tabelle. Quelle sono cose che non sono parte del nostro mondo. Noi ci chiudiamo in palestra cerchiamo di avere a che fare con degli uomini e cercare di tirare fuori il meglio da loro”.
Anche perchè poi comunque la classifica è abbastanza corta, ci sono quattro-sei squadre nel giro di quattro punti…
“Il campionato è corto, equilibrato. Dicevamo prima di Avellino che è andato a vincere a Milano, Brindisi che sembrava morta e sepolta perchè veniva da una striscia negativa ha giocato molto bene contro Sassari senza uno dei suoi migliori giocatori. Mi ripeto, bisogna giocare giornata per giornata, questa è la cosa migliore da fare”.
Guardiamo al futuro, l’aggiornamento su Allan Ray, che comunque non possiamo pensarlo come il salvatore della patria e l’hai ribadito più di una volta ed è meglio tornarlo a dire…
“Certo, tra l’altro abbiamo organizzato giovedì questa amichevole contro L’Andrea Costa Imola tanto per fargli sentire il campo e il ritmo partita, che ovvio non sarà come il ritmo partita di Serie A1 o una partita vera, però intanto si può avere un piccolo assaggio delle sue qualità e delle sue potenzialità al momento. Non ci aspettiamo molto da lui, l’importante è che lui non si aspetti molto da se stesso, un bravo giocatore a volte può essere portato a strafare, perchè la testa gli dice delle cose, ma le gambe no”.
Parliamo della partita di martedì con Pesaro all’andata persa 68-63, è uno scontro diretto che a questo punto non si può assolutamente perdere…
“Sicuramente. Una gara importantissima, lo sapevamo anche tre mesi fa quando giocammo all’andata, una gara che noi giocammo senza Pittman perchè si infortunò proprio il venerdì prima dell’incontro. Sarà una finale sicuramente perchè siamo entrambi lì a pari punti a sgomitarci. Sarà una partita diversa rispetto alla partita di andata di tre mesi fa in quanto loro hanno aggiunto Austin Daye, Lydeca e Sheperd; hanno cambiato tre americani su cinque quindi una squadra totalmente diversa e noi dovremo essere bravi ad adattarci alle loro caratteristiche. Austin Daye è diventato in maniera prepotente il miglior marcatore del campionato con 23 punti di media ed è una squadra che domenica scorsa ha dato un 25-4, ribaltando il risultato da un -16 a un +5 vincendo poi la partita contro Varese”.
Però li hai gia provati qualche settimana fa nella partita amichevole che avete disputato, i tre nuovi c’erano già avete vinto, basterà ripetere quella partita?
“Magari, però le partite amichevoli in quanto tali bisogna guardarle con altri occhi. Ogni partita parte da zero a zero ed è tutta un’altra storia, soprattutto quando conta come quella che sarà la partita di martedì prossimo”.
I duelli interessanti a tuo avviso?
“Sicuramente faremo una staffetta su Austin Daye, perchè è un giocatore che si procura un sacco di falli e un sacco di tiri. Credo che sia il light motive sicuro, dall’altra parte cercheremo di opporre Pittman ad un loro giocatore molto solido e molto esperto come Lydeka e quindi credo che sotto canestro si vedrà tanta parte della partita”.
Achille Canna è entrato nella Hall of Fame del basket italiano l’ex giocatore e dirigente virtussino riceve l’ambitissima onoreficenza “Una vita per il Basket” dell’Italia Basket Hall of Fame 2015, vuoi dire qualche parola in merito?
“Achille Canna è quello che mi ha accolto la prima volta in Virtus, avevo tanti anni di meno, è una persona eccezzionale oltre ad essere stato un’atleta e un dirigente modello. Sono persone onestamente che andrebbero clonate perchè mantengono sempre un entusiasmo, una correttezza, un’onesta di fondo che non è sempre riscontrabile ai giorni d’oggi. È un premio assolutamente strameritato e speriamo che ci siano altri Achille Canna in giro per l’Italia e nella pallacanestro”.