Alla vigilia dell’infrasettimanale di domani a Mantova (ore 18, diretta Nettuno e LNP Pass), le parole di Matteo Boniciolli.

“Il mio lavoro mi impone una doppia visione, sul medio e sul lungo periodo. Quando sono arrivato la Fortitudo era terza in quarta serie, e se mi avessero detto che dopo nove mesi con la stessa squadra o quasi saremmo stati in zona playoff in seconda serie ci avrei messo la firma. Nonostante molto rammarico, quello di aver gettato due o tre occasioni (Matera, Chieti e forse Mantova) per essere ancora più su, possiamo da qui trovare la spinta per fare meglio. Non posso dirmi scontento. Non punto indice contro nessuno, a fine girone d’andata vanno considerate le ciambelle uscite bene e quelle uscite meno bene. Ma se mi avessero detto che Raucci sarebbe diventato il miglior difensore del girone, Italiano che avrebbe fatto cose da miglior quattro, ripeto che ci avrei messo la firma. Il reparto esterno è quello che a Chieti non ha fatto bene, abbiamo concesso troppo a Monaldi, per cui a fronte di tante cose quello che non siamo riusciti a stabilizzare, non dico a migliorare, è questo: Sorrentino mesi fa era fuori squadra, ora mi chiedo come mai ne metta 21 contro Treviso e virgola a Chieti. Da quando è arrivato è migliorato, e questo è merito suo, ma mi sorprende che un trentenne fatichi a trovare continuità, mentre questa è comprensibile da uno come Candi. Non giochiamo fuori casa come in casa, e questo è un problema. Noi in trasferta abbiamo fatto male contro le squadre di seconda fascia, pur non dimenticando che ad esempio Trieste ha massacrato Roseto come fece con noi. La nostra alternanza di rendimento in un ruolo nevralgico è una delle spiegazioni per questa discontinuità in trasferta. Mi capita di confrontarmi con colleghi, e tutti pensano, come me, di aver buttato al vento due o tre occasioni per essere in classifica migliore: allora devo pensare che per allestire un campionato di 32 squadre la forza lavoro disponibile, 280 giocatori italiani distribuiti in così tante realtà non riescono ad avere la forza mentale per trovare continuità. Forse ce la può avere Brescia, perché nell’altro girone – che ancora non ho capito se sia migliore o peggiore del nostro – anche Scafati ed Agrigento hanno fatto passi falsi in casa. Partiamo nel girone di ritorno con obiettivi ancora da raggiungere, e questo è motivo di stimolo. Alla fine della gara di Chieti ho chiesto ai ragazzi se ci ritenevamo sfortunati o spreconi, tutti mi hanno risposto spreconi, e questa è benzina per restare nel giro playoff in una squadra che sarà molto diversa: forse Flowers ci darà qualche minuto a Imola, poi è strano che il mercato di A2 non riparta a fine girone d’andata ma più tardi, ma io ho idee diverse rispetto a chi guida il movimento. Però con lui, e con Amoroso che è venuto qui con una voglia clamorosa, siamo destinati a migliorare. E chi c’è deve essere pronto ad accogliere questi due nuovi arrivi, e spero che Mantova sia l’ultima partita in cui io dovrò raccontare che ci manca un americano. Non pesa solo a me, ma ad esempio Verona, costruita per salire, senza un americano fa fatica, Treviso da quando ha cambiato ne ha perse un po’: allora non siamo noi i coglioni e gli altri furbi, ma in un campionato con due soli stranieri – cosa che ritengo seria – se ne perdi uno, specie in una squadra costruita come noi, non è poca cosa. Ora, già contro Mantova dovremo darci da fare perché affrontiamo una realtà molto solida, ben allenata da Martelossi, che propone un tema tattico difficile come il post basso delle loro guardie molto più grandi e grosse di Montano. Questo in attesa di poter finalmente giocare come siamo stati pensati; la partenza di un giocatore interno e l’arrivo di uno perimetrale con grandissima personalità ci ridurrà il problema del girone d’andata, ovvero il sistematico permanere in area del secondo lungo. Quaglia e Iannilli sono stati battezzati, e Italiano specie in trasferta non segna. E questo rende meno fruttuoso l’utilizzo di Daniel, che trova l’area intasata. Amoroso non starà in area, e lui che per questo livello è una stella ci aiuterà a far crescere il nostro gioco. Abbiamo un ciclo complicato, ma miglioreremo al di là delle quattro vittorie su sette, una in trasferta, con un solo americano. In questa emergenza abbiamo dato minuti a chi ne avrebbe avuti di meno: il dato di Montano è acquisito e questo me lo aspettavo al di là dell’infortunio iniziale, ed è bello che a Chieti siamo rientrati con Campogrande, che sta facendo un grande lavoro. Da lui mi aspettavo un segnale, ora è abile e arruolato in attesa che anche Rovatti esca dal suo limbo di tute e sciarpe firmate per diventare un giocatore di livello. E facessimo i playoff avremmo 12-13 giocatori arruolabili, per questo non vorrei essere in chi ci affronterà”

La reazione di Candi ai fatti di Chieti? “Io non gli ho parlato, solo dato una sberla”

Manca l’esperienza? “E’ giustificabile per Candi e incomprensibile per Sorrentino. Spesso dobbiamo fermare l’allenamento perché le cose non vanno come vorrei. Io non ho niente di cui vergognarmi, ma il salto vero da giocatore delle minors riguarda il tipo di lavoro che si fa, perché in A si hanno strutture e competenze diverse dalle leghe minori (al di là del fatto che la Fortitudo sia una realtà a sé), ma anche la capacità mentale di sapere sempre cosa fare e come farlo. Il giocatore di minors va a random, invece. Io sono un impaziente, cosa che non va d’accordo con il mio mestiere. Phil Jackson ha scritto libri sullo zen, io a volte vorrei tirare i microfoni addosso alla gente. Ma la mia parte razionale vince – non sempre – e per questo penso che quattro mesi di A2 non sono sufficienti per far capire a Candi che gli ‘ciuffino’ un pallone sul 17-15 mentre tu hai la faccia di uno che passeggia ai Giardini Margherita. Non è una critica, penso al suo cambio di vita in pochi mesi che non è facile da gestire, da panchinaro in B2 a titolare in A2. Così come Sorrentino, passare da nove mesi ad essere fuori squadra e ripudiato dalla Fortitudo a ventellare contro Treviso giocando come uno slavo. So però che posso chiedere a Leonardo alcune cose, e pretendere alcune cose a Gennaro. Ora dovremo fare delle scelte, alternanza per alternanza preferisco quella di un 18enne rispetto a quella di un 30enne: nelle ultime gare Sorrentino è partito in quintetto perché era giusto che lo facesse, ma se devo rischiare lo faccio su di un giovane. Quindi, all’arrivo di Flowers e Amoroso, faremo delle scelte perché non dobbiamo regalare niente a nessuno, e vedremo. Il salto deve essere mentale, c’è chi non ce la fa perché è giovane e questo è previsto, c’è chi non ce la fa perché non ci riesce e allora deve avere altri palcoscenici perché qua resterà chi se lo merita”.

E’ allora possibile che ci siano altri correttivi? “No, poi la sola promozione spiega altre cose. Sapevo che un americano sarebbe stato fuori un mese, alla società chiesi se c’era bisogno di un sostituto e lo abbiamo preso. I problemi con Iannilli, a cui io voglio un bene dell’anima? Ho letto valanghe di puttanate mondiali, le ho lette anche qua fuori, ma sono l’unico, assieme a chi lo ha preso, che gli ha dato tre volte una squadra. Ma le cose non potevano andare avanti in questo modo, per cui abbiamo deciso così: ci sono mariti che accoltellano le mogli dopo i divorzi, qui un professionista di qualità è andato altrove, ma se le cose fossero andate bene non avrebbe avuto senso fare un cambio. Vista la formula è meglio lavorare sul materiale umano che abbiamo, in questo imbuto che si restringe, e mi auguro il prossimo anno, in questo mondo così variabile dove chi ha vinto tre trofei ha preso dopo pochi mesi una pedata nel culo, di poter chiudere un ciclo e vedere dove saremo. Spero poi che la ragionevolezza porti chi comanda a capire che fare una promozione su 32 squadre sia un po’ bizzarro, anche per chi deve investire. Si sta attenti alle connessioni internet e all’acqua calda per gli arbitri, ma in questo modo la promozione è un terno al lotto, una porticina in fondo al tunnel. Ma non è un problema che mi competa. E allora il ricorso al mercato non ha senso, noi restiamo come i carabinieri coerenti e fedeli all’idea.”

Col senno di poi, si poteva aspettare il 18 per Iannilli? “No, la situazione era difficile per tutti. Iannilli è un professionista, poco prima del trasferimento ha fatto bene nell’amichevole di Casalpusterlengo. E ripeto: valanga di puttanate scritte ovunque tra giornali eccetera, ma la situazione creava disagio a tutti, specie a lui che è persona degna di rispetto. Quando ho discusso con Andrea, alla fine della scorsa stagione, gli ho fatto un biennale alzandogli in maniera notevole il salario: avessi già avuto in mente di tagliarlo con metodi da tragedia shakesperiana non lo avrei fatto. Chi ha scritto diversamente non ha altre cose a cui pensare”.

A Quaglia credi ancora? “Assolutamente. Lui lotta contro una emotività che raramente ho riscontrato, a fronte di una grande conoscenza del gioco, tecnica individuale eccellente e grande fisico. Ma è sorprendente, anche domenica dopo una partita discreta ha poi commesso errori banali. Stiamo cercando di aiutarlo, lui è un appassionato del lavoro, sarei contento che possa anche restare qua e riacquisti una dignità diversa da quella di fare la C a Osimo, cosa alquanto grottesca. Lo stiamo aiutando dal punto di vista tecnico e personale, sarebbe un peccato, dato che non è più giovanissimo, che termini la carriera con dei rimpianti. E lui non dovrebbe averne. Lui potrà ancora fare il 4 come il 5, e il lavoro che lui ha fatto in questi mesi ha cambiato la sua visione del campo, diventata di fronte e non di schiena. Lui e Amoroso insieme potranno aprirsi il campo”.


TRAMEC CENTO, DOMANI A SANTARCANGELO
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE