Cosa si può ricavare dalla conferenza stampa di ieri di Pietro Basciano e Alberto Bucci? Per molte cose ovviamente è prematuro parlare, anche perchè deve ancora riunirsi l’assemblea dei soci della Fondazione - mercoledì prossimo - ma alcuni punti fermi sono stati messi. Vediamoli:

=> La Virtus va avanti, anche in serie A2. Può sembrare scontato dirlo, ma negli ultimi tempi si erano sparse voci apocalittiche che sono state subito smentite. E’ presto per dire chi ci sarà, a parte Pietro Basciano che ha ribadito più volte la sua disponibilità a qualsiasi titolo, da presidente a magazziniere. Nelle prossime settimane si capirà chi degli attuali soci della Fondazione sarà intenzionato a investire qualcosa e chi invece si farà da parte. Così come si capirà se arriveranno investitori da fuori, portati da Joe Tacopina o da qualcuno degli altri contatti che sono stati attivati in questi giorni. Si parla anche della possibile “soluzione interna” Massimo Zanetti. Le disponibilità economiche future, in ogni caso, sono ancora tutte da capire.

=> Probabilmente si cercherà di superare i paletti del modello Fondazione, o cambiando alcune regole oppure mandandola in minoranza attraverso l’aumento di capitale che è tuttora aperto. La Fondazione - che in questi anni ha messo circa 7 milioni di euro, di cui buona parte sono andati a ripianare la situazione ereditata dal passato - sembra avere fatto il suo tempo, in particolare (oltre che per la nota questione economica) per le lungaggini decisionali. La frase di Basciano sull’eventuale esonero di Giorgio Valli è stata chiara in tal senso: non se n’è parlato ma dopo Capo D’Orlando ci poteva stare. Io sono uno, poi c’è il Consiglio di Indirizzo, ma non decide la Fondazione. Chi doveva eventualmene esonerare l’allenatore era il CDA di Virtus Pallacanestro. Serve assolutamente una struttura più snella e una catena di comando chiara, con uno che dica l’ultima parola. Se Pietro Basciano continuerà a essere il rappresentante della proprietà - in qualsiasi modo sia composta - allora l’ultima parola dovrà essere la sua.

=> Giorgio Valli non è più l’allenatore della Virtus, il contratto in essere è stato risolto consensualmente.

=> Sandro Crovetti ha rimesso il mandato da General Manager, ma resta a disposizione finchè sarà necessario.

=> Sul campo di gioco, si è appreso che si può uscire dal contratto con la Unipol Arena, per cui la Virtus ha le mani libere di scegliere, e quindi anche di tornare al PalaDozza, volendo. Nel 2014 ci provò l’allora presidente Renato Villalta, ma saltò tutto all’ultimo per una controproposta più vantaggiosa da parte del palasport di Casalecchio. Il ritorno al passato - in Piazza Azzarita - avrebbe un grande significato simbolico, e dal punto di vista pratico portebbe necessariamente alla riduzione e/o sparizione di quegli ingressi di favore che in questi anni sono stati distribuiti dai vari sponsor e da molte società sportive, contribuendo al lento ma costante declino degli incassi da botteghino della società, a parità di spettatori presenti. Alberto Bucci, dal canto suo, è stato lapidario: personalmente credo si debba tornare al PalaDozza.

=> Si riparte quindi anche da Alberto Bucci, che sembra essere confermato come presidente di Virtus Pallacanestro e ha le idee chiare, sia per quel che riguarda la necessità di trovare nuovi investitori (è stato lui a contattare Joe Tacopina), sia per il nuovo progetto tecnico da mettere in piedi.

=> Bucci vorrebbe ripartire dal nucleo italiano Mazzola, Vitali e Fontecchio. Con la retrocessione tutti i contratti professionistici sono decaduti e i giocatori sono svincolati. Per cui - per tutti e tre e soprattutto nel caso di Fontecchio - la conferma è tutt’altro che scontata. Non si è parlato di allenatori ed è un discorso ancora prematuro, ma qualche sondaggio esplorativo è stato fatto: Mazzon, Caja e Ramagli sono tre nomi validi, in questo momento.

=> Sul passato, è stata tirata una riga. Non sono stati cercati colpevoli, almeno non internamente. Basciano ha citato il caso Johnson di Cantù e il non usare - per scelta - contratti di immagine da parte della Virtus (mentre altre società sì, alcune persino troppo, come da rilievi della Procura Federale) come esempi di diseguaglianza competitiva che hanno danneggiato la Virtus. Di certo è vero che il caso Johnson ha portato a un cambiamento in corsa delle regole, di cui Cantù ha approfittato. Ma è anche vero che da quel momento in poi di quelle regole modificate avrebbero potuto approfittarne tutti, anche la Virtus. Torino l’ha fatto, ad esempio. Certamente sarebbe stato costoso, e avrebbe significato la rinuncia al premio italiani, che però con la retrocessione è stato perso ugualmente. Sui contratti di immagine, la scelta di trasparenza che la Fondazione ha fatto in questi anni purtroppo non ha pagato, perchè altre società usandoli (e in certi casi abusandone) riescono a parità di budget complessico a pagare di più i giocatori, ottenendo quindi elementi migliori. Va detto però che si tratta di un sistema previsto dai regolamenti, e quindi usare i contratti d'immagine in una misura equa non è un delitto, anzi. Peraltro, in serie A2 - formalmente un campionato dilettantistico - il sistema di pagamenti è totalmente diverso, per cui salvo ripescaggi il problema non si porrà più.

=> All’ipotesi di un eventuale ripescaggio la risposta è stata valuteremo. Non è la risposta che tutti i tifosi avrebbero voluto sentire. La storia della Virtus impone di cogliere al volo un’eventuale opportunità di disputare nuovamente la serie A. In ogni caso, per metà luglio - quando si faranno i giochi - si suppone che la nuova struttura societaria sia definita.

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