Nel gergo americano si utilizza il termine two-way player per indicare un giocatore performante in egual maniera in entrambe le metà campo, capace di mettere facilmente punti a canestro e allo stesso di prendersi in carico per tutta la partita l’avversario più pericoloso, riuscendo a limitare la sua verve offensiva. Se pensiamo alla NBA i primi due nomi che vengono in mente sono sicuramente quelli di Kawhi Leonard e Paul George, straordinari interpreti della pallacanestro tout court, mentre negli anni Cory Higgins si è affermato come uno degli esterni più completi dell’Eurolega, facendo la differenza in squadre da Final Four come CSKA e Barcellona. Guardando al campionato italiano, c’è un giocatore che più di ogni altro incarna quelle caratteristiche di perfetta ambivalenza sul parquet  che da tre stagioni fa le fortune della Virtus Bologna: il suo nome è Kyle Weems. A 32 anni compiuti la guardia nativa di Topeka sta vivendo probabilmente il miglior momento della sua carriera ed insieme a Milos Teodosic si è messo sulle spalle una squadra incerottata mantenendola ai massimi livelli sia in LBA che in Eurocup. Sergio Scariolo ha saputo raccogliere alla perfezione la grande eredità lascia da Sale Djordjevic, utilizzando Weems in maniera molto simile in difesa, cercando viceversa di coinvolgerlo in maniera differente in attacco: non più solo un terminale ma anche una delle fonti primarie della costruzione del gioco, conseguenza della crescita dell’americano dal punto di vista della leadership in un momento di difficoltà fisiche per il roster del coach bresciano.


FARSI TROVARE PRONTO





Se ci concentriamo esclusivamente sulla metà campo offensiva, Kyle Weems sta avendo un impatto devastante sull'attacco delle V Nere, che è il migliore dell'intera LBA: i numeri, ovviamente, ci forniscono solamente una visione parziale del tutto, ma ci aiutano a capire l'apporto imprescindibile dell'ala da Missouri State. Per esempio i suoi 16.3 punti a partita ne fanno non solo il terzo miglior realizzatore assoluto del campionato, ma rappresentano il suo massimo in carriera, stesso discorso vale per i rimbalzi (4.8 di media) e gli assist (2.2) che non distribuiva in numero così elevato dalla stagione da rookie a Nanterre nel 2014/2015. Ma non è finita qui, perché l'americano ad oggi ha infilato 24 triple su 48 tentativi, vale a dire il 50%, una percentuale mostruosa per uno che di professione non fa solo il tiratore. Le statistiche avanzate ci danno un'impressione ancora più netta del suo dominio, è infatti primo per win share in compagnia di Amedeo Della Valle e ha un net rating di +23.6: quando lui è in campo Bologna è pressoché imbattibile. C'è infine quel 66.5% di true shooting percentage che indica abbastanza chiaramente come Weems stia tirando in maniera meravigliosa, pur avendo spesso la palla in mano e tentando oltre 11 conclusioni a gara. I dati analitici però risulterebbero vuoti senza l'insindacabile giudizio del campo, che ci restituisce una visione pienamente completa e che conferma quanto il numero 34 sia al centro del gioco di Sergio Scarico. Nella passata stagione la presenza di Stefan Markovic permetteva di concludere un efficace gioco a due con Gamble oppure di andare direttamente in post dal serbo per cercare un mismatch: in entrambe le situazioni, con la difesa spesso costretta a flottare complice anche le attenzioni riservate a Teodosic, Weems era prontissimo a farsi trovare sul lato debole, muovendosi alla perfezione per dare al compagno una linea di passaggio pulita per ricevere uno scarico e scoccare una delle sue letali triple. Nella prima metà di questo campionato invece lo vediamo coinvolto come ricevitore primario dei giochi del suo allenatore: i suoi 198cm di altezza combinati ai quasi 100kg di peso gli permettono di avere un vantaggio fisico sul proprio diretto marcatore, motivo per cui, data anche la partenza di Markovic, oggi è lui l'uomo scelto per ricevere in post basso per creare un vantaggio. La collaborazione con Alibegovic in questo caso risulta fondamentale, perché l'ex Virtus Roma è un lungo atipico con grande mano da fuori e spesso e volentieri viene utilizzato come unico centro in un quintetto piccolo proprio per lasciare a Weems tutta l'area libera: da quella zona del campo l'americano è dotato di buoni tempi di passaggio sia sul lato opposto per Belinelli che in punta proprio per il figlio di Teoman, ma i suoi istinti offensivi lo portano a cercare l'azione personale. La percentuale da due in questo primo scorcio di stagione si avvicina al 60%, una follia per giocatore che non vive vicino al canestro ma ama girarsi sul perno per  concludere con un fade away praticamente immarcabile per lo spazio che riesce a creare fra lui ed il difensore. Se fino ad un anno fa il tiro da fuori rappresentava la metà dei suoi tentativi totali dal campo, oggi questo fondamentale caratterizza solamente un terzo del suo gioco: Kyle Weems dimostra di sapersi adattare ad ogni contesto, riuscendo a soddisfare quasi sempre ciò che i propri coach, anche con filosofie diverse, gli chiedono di fare. Farsi trovare pronto, in poche parole, è ciò che gli riesce meglio, anche dal punto di vista emotivo: non è un caso che nelle ultime finali scudetto - concluse con quasi 16 punti di media e il 58% dai 6.75 - si sia conteso il premio di MVP con Milos Teodosic, grazie anche ad una sua indimenticabile gara 3 che ha dato la netta sensazione a Djordjevic e ai tifosi che la Virtus avrebbe fatto sua la serie. Anche quando la palla non entra però Weems è in grado di rendersi decisivo in altri modi, una dimostrazione sono i 14 rimbalzi catturati nell'ultimo derby vinto contro la Fortitudo, in cui solamente per la seconda volta su dodici partite di LBA è andato sotto la doppia cifra per punti realizzati: come per il canto, sua grande passione, così sul campo è in grado di interpretare diversi generi a seconda delle richieste.




ISOLARE





Diversi concetti offensivi, simili concetti difensivi: i punti di contatto fra le due ultime gestioni tecniche si riscontrano nel ruolo che Weems ricopre quando la palla ce l'hanno gli altri. Come in precedenza i numeri ci vengono in soccorso e ci dicono che il defensive rating dell'americano è di 102.1, statistica notevole per un giocatore il cui compito non è quello di proteggere esclusivamente il ferro. La coppia con Pajola in campo dà certezze assolute, ma se l'ordine per il marchigiano è quello di cambiare su ogni esterno per mantenere forte la pressione sulla palla, quello per Weems è di isolare dall'attacco quello che spesso è il miglior realizzatore avversario: grazie alla sua rapidità di piedi riesce quasi sempre ad essere in posizione di anticipo, impedendo il passaggio al suo attaccante. Così come Djordjevic, anche Scariolo vuole creare una situazione di 4 contro 4, escludendo l'avversario più pericoloso grazie all'azione sigillante di Weems che raramente si trova flottato sul lato debole proprio per annullare l'uomo che gli è stato affidato. Le cose non cambiano quando l'attaccante riesce in qualche modo a ricevere il pallone: la rapidità di piedi di cui sopra gli consente di difendere a muro, senza fornire nessuna linea di penetrazione e permettendo quindi ai suoi compagni di non aiutare.

Qualsiasi sia il problema, l'uomo che spesso veste nero sarà pronto a risolverlo: il suo nome non è Mr. Wolf, ma Kyle Weems.


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