Attilio Caja è stato ospite di Raiplaysound.

Che Fortitudo stiamo vedendo? "Stiamo facendo un buon lavoro, abbiamo avuto la squadra al completo fin dall'inizio, i ragazzi si sono messi a disposizione e siamo riusciti a trovare una buona palestra anche se fuori Bologna per fare le nostre attività, e in campo abbiamo messo quanto preparato, cosa non scontata"

Avete gerarchie ben definite. "Le gerarchie le abbiamo create noi, non sono arrivate per grazia ricevuta. Ogni giocatore ha delle qualità che il sistema deve valorizzare nascondendo i difetti, abbiamo trovato una squadra con buona omogenenità, ci sono mentalità diverse ma stanno lavorando bene insieme"

Che sensazione è l'essere capo allenatore in un ambiente unico come quello della Fortitudo? "E' piacevole, quando sali la scaletta per entrare in campo c'è anche la curiosità di vedere coreografie nuove, sono presenti tutti, non solo quelli della Fossa, la gente si inviperisce con gli arbitri, c'è una partecipazione corale e non solo di facciata. Lo si vede dalla tanta gente che porta le nostre magliette, e se arrivano i risultati la gente va via contenta"

I risultati cambiano gli obiettivi? "No, non sarebbe corretto cambiando le cose. Andiamo avanti cercando di fare bene, poi non dimentichiamoci che ci sono anche gli avversari"

Le differenze tra A e A2? "Allenare è sempre allenare, forse qualche differenza ci sarà in Eurolega, ma in Italia ci sono bravi giocatori e allenatori in entrambe le categorie. L'Eurolega forse è qualcosa di molto più competitivo, quasi un altro sport"

Se a questo gruppo tu potessi aggiungere qualcosa, non diciamo giocatori, cosa aggiungeresti? "Il miglioramento della panchina, ragazzi che sono partiti da un livello più basso sia a livello tecnico che di conoscenza del gioco. Obiettivamente oggi stanno dando una grande mano nel quotidiano ma stanno faticando. Speriamo possano dare qualcosa di più alla squadra, di solito quando si lavora bene il miglioramento c'è"

E' possibile costruire in un basket dove si cambiano tanti giocatori ogni estate? "No, ma non è solo un problema italiano. Qui alla fine di ogni anno si quantificano le perdite, c'è troppa importanza all'aspetto emotivo, anche io da tifoso di calcio se non arrivano i risultati mi chiedo cosa non è andato anche a livello tecnico... Siamo tutti in mano ai risultati"

I coach giovani sono più preparati o a volte presuntuosi? "Non entro nel merito, ma su qualche giovane capo allenatore potrei avere qualche dubbio, su come si girano dall'altra parte per non pestare i calli ai giocatori. Quando faccio scouting degli avversari a volte mi innervosisco pure io per come giocano certe squadre. A volte qui si vede la presunzione e la permalosità: questo forse fa capire perchè qualche assistente con me fa fatica, ma io non faccio il politically correct, mi faccio il culo io a 60 anni e non accetto che certi giovani pensino di sapere già tutto o siano permalosi se gli si fa presente qualcosa"

(Foto Mauro Donati)

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