Teo Alibegovic è stato ospite di "Vitamina Effe", a Radio Nettuno Bologna Uno

Martino è il principale responsabile della retrocessione? "Assolutamente no. Intanto lui è dovuto arrivare a gestire una situazione che veniva da lontano. Di certo un po' di colpe ne ha, perchè la squadra si è totalmente rinnovata dal suo arrivo, ma non penso proprio sia l'unico responsabile"

Hai detto che potresti renderti utile, che ruolo potresti ricoprire? "Questa Fortitudo ha bisogno di un sacco di aiuto, non è una cosa semplice, non c'è solo un reparto che ha problemi. Serve qualcuno che sappia comunicare in modo trasparente, perchè noi ci possiamo vantare di essere una delle cinque squadre europee a poter vendere il 90% dei posti già in abbonamento, ma questo seguito si conserva solo con la trasparenza. Il Covid non ha aiutato, abbiamo meno risorse dagli sponsor, e proprio per questo c'è bisogno del pubblico a copertura economica. Ma già sono stati poco chiari gli abbonamenti nel primo anno del Covid, uguale è stato il secondo anno, mentre andava chiarito cosa si andava a vendere, altrimenti la gente si dimezza e, con questo, si dimezza il budget. Poi si sono mescolate le posizioni, ognuno fa il lavoro di qualcuno altro, mentre servirebbero certezze: non so chi sarà il presidente domani, questo si è dimesso ma non ancora. Chi ha fatto la squadra si dovrebbe prendere le proprie responsabilità, e da qui ripartire: non serve proclamare la fortitudinità, non basta. I veri fortitudini sono stati cacciati a calci in culo perchè avevano divergenze di visioni con qualcuno, ma non ci possiamo permettere cose del genere: c'è gente che ha dato la vita per questa società e non si vede più. Chiunque possa portare un euro, un hamburger, convincere un giocatore o una nuova persona con promesse reali, deve essere coinvolto. Questa è una Fortitudo che dovrebbe essere trasparente, poi si parla di una cordata con qualcuno che è stato radiato: non è proibito bere un caffè perchè è stato radiato, ma lo è se parli di basket".

Il peccato originale? "Non uno in particolare, ma una marea di cose messe insieme. Abbiamo l'alibi dei nostri tifosi, ma un tifoso vero, che ama la sua società, non può lavare la biancheria sporca ovunque. Il manager deve fare il manager con le sue responsabilità, i tifosi devono fare i tifosi. Chi fa marketing non può fare anche la squadra, se si mescolano troppo i ruoli sappiamo poi come vanno a finire le cose"

Tu hai avuto contatti? "Io in marzo ho compiuto 40 anni nel professionismo, e penso di poter dire qualcosa. Nel corso della stagione, quando hanno iniziato a rifare le scelte, qualcuno mi ha contattato, io ho dato le mie opinioni perchè forse qualcosa e qualcuno lo conosco, e quando hanno preso un certo giocatore io ho detto chiaro e tondo che non andava bene, è stato spesso infortunato, per la causa Fortitudo non serviva, c'era bisogno di uno che mordesse le caviglie e non un egoista. Ho dato consigli, non sono stati accettati: avevo proposto uno tipo Drew Nicholas con più forza fisica, uno che a breve avrà contratti da due milioni, uno che voleva solo giocare fino a fine stagione. Non mi hanno ascoltato. E se devo dare delle responsabilità al coach, posso dire che se un giocatore inizia a filosofeggiare deve essere subito mandato fuori dai coglioni, altrimenti è l'inizio di una valanga. Io ricordo un greco molto importante che non si comportava bene, l'ho preso a calci e l'ho mandato via il giorno dopo. E il coach avrebbe dovuto mettere subito in panchina chi poteva dare dei problemi, punto"

Hai una idea di cosa possa essere successo con Procida? "Io portai alla Fortitudo Diawara, mezza Italia si mise a ridere, anche nella mia società venni criticato. Dopo 4 mesi era già in NBA. Procida è un prospetto, senza ombra di dubbio, non è un giocatore che sarebbe dovuto essere il salvagente della squadra, doveva essere la ciliegina. Un giocatore come lui deve essere a gennaio meglio che a settembre, a marzo meglio che a gennaio, eccetera. E come lui anche la squadra. Io invece di miglioramenti non ne ho visti: è più esperto di un anno, ma non ha colpe"

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