Se un tempo il dove eravamo rimasti era un pretesto per ricominciare una storia – lo utilizzò Enzo Tortora al primo Portobello dopo il carcere, lo utilizzò la Fossa alla prima Fortitudo vera dopo Malaventura e le diaspore - ora il dove eravamo rimasti serve a chiunque debba fare un bilancio della stagione e risalire agli ultimi sudori sul campo. Che sono stati espressi ormai due mesi fa, senza che nessuno immaginasse minimamente che il libero del 95-92 messo a segno da Aradori il 9 febbraio contro Roma sarebbe stato l’ultimo punto di questo campionato. Poi ci sarebbe stata anche la Coppa Italia, con gli applausi contro Brescia e i meno applausi contro Brindisi, ma insomma, ci siamo capiti.

Quindi, come giudicare una stagione monca? Senza sapere come sarebbe finito l’anno, con un derby casalingo da giocare, un playoff che – ricordiamo – non era nel previsto progetto di settembre ma che la Fortitudo si stava meritando? Un po’ come giudicare alunni di una scuola chiusa poco dopo la fine del primo quadrimestre, senza nessun compito in classe a valutarne il rendimento: ci tocca, però. Raccontare di una squadra eccellente in casa, zoppicante in trasferta, che a descriverla al Paladozza è stata una cosa, e fuori da Porta Lame un’altra roba. E che sarebbe stata da promozione totale, se non fosse stato per qualche zoppicata grave nei modi (con la Virtus ci puoi perdere, ma non trentellando) e nelle antipatie (Pesaro in casa, cribbio!). Forse meglio di quanto qualche social l’abbia bollata, questa Fortitudo, e meglio di quanto non ci si aspettasse in estate. Con il dubbio, che nessuno verrà a svelarci, di come sarebbe andata a finire. Un excursus sui protagonisti, quindi.

Aradori - voto 6,5 - Porta le sue statistiche come sempre in modo ottimo e abbondante (quasi 17 di media con il 45% al tiro), bypassando un leggero passaggio a vuoto natalizio toccando i 20 a partita nel poi castrato girone di ritorno. Per il resto nulla che non si sapesse, con qualche limite in difesa e altre occasioni in cui il tabellino ha offerto all'occhio più di quanto non ci sia stato realmente in tavola. Ma dura dirgli qualcosa, in una squadra dove c'era bisogno anche di uscire dagli schemi, a volte: questa dimensione è la sua ostrica, e lui ci si è trovato al meglio, tutto sommato. Da un melo non possono uscire arance, ma anche con il succo di mele ci si può dissetare eccome.

Cinciarini - voto 6 - Alla fine, della tanto criticata panchina è quello che più spesso è riuscito a dare un contributo e una frustata alla partita, anche se va d'obbligo che siano stati colpi meno sanguinosi di quelli dati in A2. Quasi 6 punti di media, sfangandosela con il mestiere (tiri liberi raggranellati) laddove qualcosa di altro poteva mancare. Ha sposato la causa, e non si vede motivo per bussare all'avvocato divorzista.

Daniel - voto 5,5 - Uno di quelli che finisce nel tritacarne delle critiche, anche se alla fine non è che abbia cifre pessime: quasi 7 punti e buone percentuali in 15'. Che è ottima roba per un cambio, forse non tantissima però per lui, ricordato come eccellente svolazzatore ai tempi della A2. Alla fine però paga qualche limite di concentrazione, e influenze che troppe volte ne limitano i salti, i balzi e la vitalità. Più che 5,5 forse sarebbe da 6 meno meno meno meno, ci siamo capiti. Perchè non fa malissimo, ma qualcosa di più andava forse spremuto.

Dellosto - voto NG - Ha il difetto di partire bene in precampionato e di mettere tre cesti ai primi tre tocchi di palla a Pesaro. Poi diventa stucchevole la questione sul suo poco utilizzo (37 minuti totali): non avrebbe cambiato la stagione, e se il coach lo definisce ancora acerbo gli si deve credere. Magari, vista comunque la metà classifica e la relativa serenità, però, chissà se qualche sgambata in più non fosse comunque auspicabile, specie in qualche secondo quarto.

Fantinelli - voto 6,5 - Era l'incognita più incognita, quella del regista italiano esperto al piano di sotto ma tutto da scoprire in A, specie viste le sue caratteristiche anomale: alla fine non delude (6 punti, e solito buon lavoro nelle cifre di destra), e di certo non alza mai bandiera bianca. Tentativi di crearsi un tiro da fuori (50% da 3, ma provando solo 14 volte), dovrebbe solo cercare di uscire dal canonico compitino (peraltro spesso molto buono) con maggiore estro. E capacità di capire dove andare a bussare per reggere le fila, specie in trasferta. Ma lì non è colpa sua se la scialuppa di salvataggio si è dimostrata fallata.

Leunen - voto 6 - Abituati come eravamo stati a vederlo dominare una A2 dove avrebbe potuto fare i suoi comodi anche in accappatoio e infradito, il reimpatto con la massima serie lo ha visto un po’ sofferente, anche per acciacchi a cui forse non era uso. Cala la sua percentuale da 3 (33%, grave per un lungo che in area ci va poco) e il suo decidere le gare anche solo con un movimento di ciglia. 3 assist di media: il gregariato necessiterà di alternative come altri protagonisti accanto a lui, altrimenti è sacrilego dire che rischia di essere un lusso? Chiude con 6,8 punti e 5,8 rimbalzi.

Mancinelli - voto 6 - Quasi alla carriera, perchè in alcuni casi si è notato l'inevitabile tributo all'anagrafe di chi, tra una cosa e l'altra, aveva alle spalle solo una stagione in A delle precedenti 6. A differenza di altri lunghi diciamo "esperti", preferisce riavvicinarsi all'area piuttosto che dedicarsi alla sparakkjanza (dova siamo al 20%), ma le sue scucchiaiate vanno e vengono (41%). E' normale porsi il dubbio su cosa fare e cosa lui voglia fare, specie visto come in A2 la sua figura la farebbe eccome, mentre in A rischia di diventare una replica del tardo Totti. Certo, meglio averlo che non averlo, ma il Cosa farò da grande è ovvio che se lo possa dimandar.

Robertson - voto 6,5 - Doveva segnare e lo ha fatto (14 punti, il 41% da 3), anche se l'impressione è stata di un leggero calare, specie con le conferme di Aradori e il lento prendere possesso, da parte di Sims, di maggiori responsabilità. Forse un po' troppo avulso dal contesto, e poco incline al lavoro senza palla in mano (per fare un paragone: Lassie Hasbrouck, l'anno scorso, stesso ruolo, maggiore impatto), ma da unica vera incognita della stagione difficile dargli contro. Si infortuna proprio quando sta per crollare il mondo: tutto, non solo il suo. Ma ampiamente sufficiente.

Sims -voto 7 - Lo si aspettava con bizze e pause, quelle che ne avevano in qualche modo cassato una carriera a livello maggiore. E' invece il miglior centro del campionato o quasi, al lordo dello sfacelo nel derby: poi ok, in alcune occasioni pure lui si abbiocca e indora cifre nel finale, Ma viaggia a 15+9, facendo di fatto il centroboa e il punto di approdo di molti attacchi, come non si vedeva fare ad un lungo dai tempi di, boh? Comegys? Starks? Cleopatra? Insomma, poteva essere un rebus per la Fortitudo, lo è stato più che altro per le avversarie. E' da capire, ora, quali saranno le sirene di mercato, per lui. Di certo, il migliore della stagione.

Stipcevic -voto 5 - Ok. è stato come rendimento discretamente insufficiente a dir poco, ma dura vederlo (come parrebbe a sbirciare il tritacarne dei social) come causa di tutte le sconfitte della stagione e forse anche della pandemia. Di certo un mistero, dato che si era andati sull'usato sicuro e sulla garanzia di un giocatore esperto. Eppur si perde tra palleggi vorticosi e inutili, incapacità di comprendere i ritmi e le necessità, quasi giocasse partite tutte sue. 3 punti di media, sotto il 30% (e l'ultimo segnato risale al 1996, dato che altrimenti si è trattato di un errore dei rilevatori): cosa gli sia successo, lo sa solamente lui. Grave, per chi aveva bisogno, specie in trasferta, di un tutor per l'esordiente Fantinelli.

Stephens - voto 6 - Onesta manovalanza nelle 5 gare in cui fa da gettonaro, anticipando le caratteristiche di tutti gli altri: bene in casa, meno bene fuori. Buone cifre (9,6, 73% al tiro), e magari qualche rimpianto durante le peggiori prove di Daniel.

Dyson - Aspirato (ah, ah) dagli eventi, almeno ha dato la possibilità ai commentatori, quando ancora non si sapeva che non avrebbe mai calcato il campo, di occupare qualche pagine ipotizzando il cosa avrebbe potuto combinare.

Martino - voto 6,5 - Voto in media rispetto a quella che è stata la stagione della squadra, ovvero sopra la sufficienza ma con qualcosa che è mancato, forse, per uscirne davvero a pancia piena. Sempre in zona playoff, gli scalpi eroici di Venezia e Milano (anche se il campionato ha dimostrato che non erano fortezze inespugnabili), e peccato appunto per il come siano arrivate certe sconfitte. Da esordiente preferisce tenere sempre la via vecchia non fidandosi della via nuova, dando magari agli esperimenti e alle scommesse appuntamento ad altre occasioni: perchè va bene che avrebbe avuto l'indulgenza del neofita, ma sempre di Bologna si tratta, e di una Fortitudo che non può accontentarsi del vivacchiare. Ci sono cose da aggiustare qua e là, come in tutto, ma anche per lui è dura trovare veri e propri motivi per puntargli il dito e brontolare.

Scrivanie e affini - voto 6,5 - La vera sfida comincia ora, con la realtà circostante che dovrà per forza di cose imporre scelte e restrizioni economiche di cui la Effe non è certo colpevole. Viene messa in campo una squadra che funziona meglio di quanto non ci si aspettasse, anche se forse le aspettative erano fin troppo al ribasso, ed è funzionale il fatto che ad ogni emergenza (le bue di Sims e Robertson) sia arrivata sempre una risposta. Altre piccole cose vanno limate - a parer dello scrivente, l'idea delle iniziative collaterali sul derby è parsa una vera e propria questua, ma è anche vero che sono tutti ricchi con il portafoglio degli altri - ma, come anche detto per il coach, poche sono le ragioni per farsi andare di traverso qualche boccone. Per cui, pollice alto. Peccato non aver visto come sarebbe andata a finire, ma se hanno chiuso Beautiful e Un posto al sole, anche l'infinita telenovela Fortitudo è necessario che si prenda una pausa.

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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