FORTITUDO, LA SERIE TRA GARA2 E GARA3
Alla fine, la Fortitudo ha dimostrato che la discontinuità nelle partite esiste ancora, dopo una gara uno di quasi totale concentrazione, e una gara 2 dove si è stati sotto di 10, e dove anche nel finale, a gente già pronta per l’applauso (e pezzi già pronti per i giornalai), si è concesso il tiro del -1. Evidentemente atavica, l’incapacità di stare attenti, anche se alla fine quel che conta è aver fatto 2-0, e aver chiuso la doppia casalinga avendo tenuto il servizio. Non al meglio, comunque, perché non c’è stata la stessa intensità di lunedì – e forse quella che servirebbe nei playoff – e buon che Agrigento, ad un certo punto, ha fatto come mille altre squadre qua: una fischiata difficile da gestire, il braccino, e il +10 diventato -10 dopo una dozzina di minuti.
La Fortitudo è questa, ormai c’è poco da raccontare, e la speranza è solo quella di riuscire a trovare una logica pur nel poco equilibrio, sapendo che in casa, forse, un modo per sfangarla lo si trova (quasi) sempre. Ma le avversarie diventeranno – se si andrà avanti, perché 2 non sono ancora 3, più solide, e ogni tanto si dovrà fare la voce grossa anche in trasferta. Ne saranno in grado, costoro?
Poi ci sarà da raccontare delle diverse rotazioni (rispetto a quanto ci si era abituati) di Pozzecco, che accorcia la rosa, nel terzo quarto non mette nessuno sul cubo dei cambi per 8’ e, di certo, stritola i titolari (3 oltre i 30’) più di quanto forse non dovrebbe e vorrebbe. Vista la tanta strada che si dovrà fare, chissà se ieri è stato un caso o se, invece, è una scelta.
Just can’t get enough - Il collettivo che riesce a fare il parzialone a cavallo del secondo e terzo quarto, con Mancinelli prima e un redivivo Okereafor poi. E qualche vagito da McCamey: non quelli di chi voleva a tutti i costi rispondere allo schiaffo morale della tribuna, ma almeno non è capitolato.
It’s no good - Il nervosismo collettivo dei primi 17’, e i 4231 spettatori dichiarati, anche meno rispetto a quelli di lunedì. Non esattamente roba da playoff, ed è difficile chiedere alla squadra di essere sempre sul pezzo se anche qualcuno ritiene Agrigento semplicemente una parentesi in attesa di altre robe.
(Foto di Fabio Pozzati/ Fortitudo Pallacanestro Bologna)