Se c’era una volta una squadra che fuori casa non vinceva mai, ora ce n’è una che sembra andare con il pilota automatico, che nelle ultime 11 gare ne ha vinte 10 facendo 5-0 al Paladozza e 5-1 lontano dall’amata magione. Questo perdendo per strada Flowers, e andando ad allungare le rotazioni (comunque sia Agrigento ne ha mandati 3, di uomini, oltre i 36’ giocati, mentre Bologna ha tirato il collo, relativamente, solo a Daniel con 31) con Campogrande. E’ chiaro che si è entrati in un regime di fiducia totale, con la capacità di andare a pescare sempre e comunque qualche soluzione per superare i problemi e le difficoltà, come un 8-0 di inizio terzo quarto che rischiava di girare la partita. C’è tanto tiro da fuori (13/27 anche stavolta, peraltro sporcando le percentuali a partita in corso), anche un discreto mettere paura agli avversari – Agrigento ha sbagliato tanti di quei liberi con mattonate da costruirci il ponte non di Messina, ma che potrebbe unire Porto Empedocle a Lampedusa – ma soprattutto l’impressione di non aver paura di niente.

Coito ottico, per certe azioni di Amoroso che, rapito dall’ignoranza più totale, ha svettato ventellando e sbucando fuori dalle nebbie – metaforiche, eh – di una gara che non si stava mettendo bene. Poi tante altre cose, compresa Madre Fortuna che ha provato a dare un piccolo risarcimento per la faccenda Fiori: fermi a quota 58 da una eternità, con Agrigento arrivata a +5, lo sblocco della carta è arrivato dal (fin lì) quasi peggiore in campo. Montano, dall’angolo, una palla che rimbalza sul ferro, pare finire direttamente in mare, poi torna giù dando discreti problemi alle teorie sulla gravità eccetera. Tutto il resto è gioia: no, non ho detto noia, ma gioia, quindi, citando il cantante preferito di un Lamma che, forse, ora non riceverà domande sul suo prossimo ritorno in campo. La truppa sta bene come sta, ecco.

Ora, gara 3 venerdì: onestamente, che Agrigento in 48 ore scarse possa far saltare due volte un campo che fin qui è saltato una volta in sedici gare non pare la cosa più semplice. Però i grandi cammini iniziano dai primi passi, e anche solo rischiare di rimettere la serie in ballo non è da fare. Considerando che questi, pur non avendone vinta una in casa (a differenza di Agropoli), paiono più capaci di tenere botta: vero che ruotano quel che hanno – manca Chiarastella, che qualcosa lo faceva – e che Piazza pare ancora rimasto al dramma esistenziale di quando, in un antico Teramo-Fortitudo che ben si ricorda, quasi pianse davanti a chi lo implorava di lasciare vincere Bologna ricordandogli che a Milano, quel giorno, c’eri pure tu. Ma qui è tutta questione di concentrazione, amen.


Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore - Lista aperta, metteteci quello che vi pare, tanto non si sbaglia.

Ne abbiamo avute di occasioni perdendole - Chi? Dove? Non che ne siamo accorti.

(foto Giuseppe Greco)

BONICIOLLI: RISPOSTA SUPERIORE A OGNI MIA ASPETTATIVA, IL MERITO E' TUTTO DEI GIOCATORI. AMOROSO NON LO VEDO DIVERSO DA PRINTEZIS
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE