VIRTUS, IL PAGELLONE FINALE
Promossi sul campo, al termine di una stagione trionfale che ha visto la Virtus vincere coppa Italia e campionato di A2.
Uno per uno, vediamo tutti i protagonisti della stagione bianconera.
Danilo Petrovic - voto 5.5 - Dei quattro ragazzi, è quello apparso più indietro. L’infortunio di Ndoja gli apre comunque degli spazi, che lui sfrutta con alti e bassi, onestamente più bassi che alti. Chiude la stagione col titolo under 18. In prima squadra gioca 13 partite, in 8’ di impiego, 1 punto e 1 rimbalzo di media.
Tommaso Oxilia - voto 5.5 - Di spazio ne ha, e lo sfrutta a tratti. L’impressione è che abbia un grande potenziale, non sempre sfruttato. Alterna cose belle e difficili ad errori che sembrano banali. Ha bisogno di giocare tanto per crescere, possibilmente in prestito. Gioca 26 partite, in 13’ di impiego 3.3 punti e 2.8 rimbalzi di media.
Alessandro Pajola - voto 6 - Forse è quello con più margini. Ha fisico, grande faccia tosta e in difesa è davvero un mastino. In momenti di emergenza coach Ramagli lo usa in difesa sugli avversari più pericolosi (ad esempio a Treviso, dove poi si fa male) e lui risponde sempre presente. In attacco è poco pericoloso, ma il tempo di migliorare ce l’ha. Chiude la stagione col titolo under 18. In prima squadra gioca 24 partite. In 10’ di impiego, 2.3 punti e 1.2 rimbalzi di media.
Lorenzo Penna - voto 6.5 - E’ il giovane più atteso, in quanto bolognese e virtussino da sempre. Esordisce in campionato con la doppia cifra, diventando subito l’idolo della curva. Poi alti e bassi, con brutte percentuali al tiro e problemi in difesa contro avversari molto più fisici di lui. Ma non si perde mai d’animo, e continua a lavorare anche se il suo spazio via via cala fino a scomparire. Ma quando nei playoff c’è bisogno di lui, risponde presente. In gara4 a Casale, senza Spissu, risponde con una prova maiuscola e contribuisce alla vittoria dei suoi. In 14’ di impiego, segna 3.7 punti e distribuisce 1.1 assist di media.
Andrea Michelori - voto 6.5 - Arriva portando esperienza e il suo passato virtussino, e diventa il capitano della squadra. Vista l’età, c’è qualche dubbio sulla sua tenuta fisica, ma lui li dissipa subito, mostrando di essere quello di sempre. In difesa è granitico e bravissimo, in attacco fa più fatica, ma spesso ottiene punti di esperienza. Non bello da vedere, ma efficace. E’ prezioso, soprattutto quando oltre ad Ndoja si fa male anche Lawson. E il suo contributo in spogliatoio è fondamentale. Nei playoff, complice anche l’esplosione di Bruttini, vede calare il suo minutaggio fino a diventare quasi un tennistico capitano non giocatore. In regular season, in 17’ di impiego, 6.5 punti e 3.4 rimbalzi.
Gabriele Spizzichini - voto 7 - Anche lui arriva per il suo pedrigree virtussino, e si rivela subito giocatore prezioso, soprattutto in difesa. In una squadra che non ha molto l’indole difensiva, lui va in controtendenza, e spesso è impiegato sul migliore esterno avversario. A volte porta anche palla, e qui ci siamo un po’ meno. Tormentato da un problema al polso che lo fa tirare piuttosto male, gioca comunque sempre senza lamentarsi mai, e quando nei playoff vede calare il suo minutaggio per l’arrivo di Gentile non batte ciglio e continua a difendere forte quando è chiamato in causa. In regular season, in 21’ di impiego medio, 5.6 punti e 2.2 assist di media.
Stefano Gentile - voto 7 - L’innesto playoff. Arriva come miglior giocatore disponibile sul mercato, ed è bravissimo a inserirsi in punta di piedi, accettando di partire dalla panchina nonostante il suo pedigree. Dà energia, fisico in difesa e tiro. E quando - soprattutto in finale - il tiro non entra, fa girare la squadra senza forzare. Dà un contributo fondamentale con umiltà, e da lui si ripartirà certamente. Nei playoff, in 22’ di impiego, 9.1 punti, 2.5 rimbalzi e 3 assist.
Davide Bruttini - voto 7 - Arriva in corso d’opera da Brescia, dopo due promozioni consecutive con due squadre diverse. Riuscirà a centrare la terza con la terza squadra, e dopo un periodo di “rodaggio” iniziale si capisce perchè. Non è particolarmente bello da vedere in attacco (ma spesso è efficace, e ai playoff lo dimostra), ma in difesa è eccezionale. Ha la missione di francobollare il miglior lungo avversario, levandolo quasi sempre dalla partita. Lo fa con Roseto, lo fa con Ravenna, lo fa con Trieste. E’ specialista nel fare le piccole cose che non vanno nelle statistiche, ma sono fondamentali per vincere le partite. Il suo tuffo in gara due di finale resterà nella memoria dei tifosi, e anche di coach Ramagli, che dice che per vincere a Trieste serviranno 12 Bruttini. Sarà accontentato. Nei playoff, in 12’ di impiego, 2.8 punti e 1.5 rimbalzi di media.
Marco Spissu - voto 7.5 - Classe 1995, la scelta di affidare la regia a lui e Penna all’inizio sembra un azzardo. Ma lui respinge al mittente ogni critica. Parte con problemi al tiro, ma poi migliora, eccome se migliora. Cresce con la squadra, e ha la notevole capacità di mandare a segno i tiri decisivi. Anche nei playoff, con l’arrivo di Gentile, si teme che il suo rendimento cali. E invece no. Sono pronto a portare le borracce per questa squadra, dichiara: e invece continuerà a mettere punti pesanti, tra cui la tripla decisiva in gara 3. Attributi cubici, è in prestito da Sassari, per cui nel caso si voglia confermarlo in serie A bisognerà mettersi d’accordo con la Dinamo, e non è detto che sia facile. Nei playoff, in 28’ di impiego, 10.5 punti (col 41% da tre), 2.8 rimbalzi e 2.5 assist di media.
Guido Rosselli - voto 8 - . Arriva con l’esperienza di uno che questo campionato lo ha vinto, e si vede subito. Fa tutto: segna, difende, prende rimbalzi, distribuisce assist, a volte sfiorando la tripla doppia. A questo livello è un giocatore totale, e non a caso è eletto miglior italiano del campionato. Nei playoff, in 27’ di impiego, 8.4 punti, 5 rimbalzi, 3.4 assist di media, il migliore della squadra.
Klaudio Ndoja - voto 7.5 - Un infortunio alla caviglia apparentemente banale si rivela poi davvero subdolo, e lo lascia fermo praticamente cinque mesi. La squadra in sua assenza si compatta, e lui è comunque uomo spogliatoio anche da fermo. Ma il suo rientro cambia le cose, ed è un vero “acquisto sul mercato” per i playoff. Appena sta bene torna a fare quello che ha sempre fatto in carriera, e che l’ha reso l’idolo di tutte le tifoserie delle piazze dove ha giocato. Efficace in attacco, grintoso in difesa, pronto a occuparsi degli avversari più forti con le buone e con le cattive. E in attacco a tirare col 53% da tre. Un gladiatore. Nei playoff, 10.5 punti di 28’ di impiego medio, con 2.8 rimbalzi e 2.4 assist.
Kenny Lawson - voto 8.5 - Semplicemente, il miglior centro del campionato. Replica la stagione di Recanati a un livello più alto, nel tempo impara a essere efficace anche in difesa, cosa a cui non era abituato, e a fare la voce grossa a rimbalzo. In più, dimostra di avere un tiro da tre assolutamente da rispettare, cosa che lo rende praticamente immarcabile. Giocatore imprescindibile per la squadra, non a caso l’unico momento di vera crisi bianconera corrisponde con il suo infortunio, che aggrava una situazione che sotto canestro era già precaria. Nei playoff aumenta ancora il suo rendimento, risultando un rebus insolubile per tutti gli avversari. In post season, 18.8 punti (col 64% da due e il 36% da tre) e 8.5 rimbalzi in 31’ di impiego medio.
Michael Umeh - voto 8 - Arriva per ultimo, dopo le Olimpiadi. Il giocatore è ben noto, e fa quello che ha sempre fatto. Fisicamente minuto - e questo in difesa spesso lo paga - è comunque un grande tiratore, capace di accendersi e spegnersi molto velocemente, anche nell’arco della stessa partita, e di prestazioni balistiche notevoli, come si vede nel derby di andata. Spesso tende ad accendersi nel finale, e a mettere i tiri decisivi. Ogni tanto va fuori giri, e dopo un paio di prestazioni opache qualcuno ne invoca il taglio. Fortunatamente non va così, perchè ai playoff torna quello delle migliori occasioni, tira con ottime percentuali (39%) da tre ed è decisivo anche con le penetrazion, oltre che bravo a innescare i compagni. I 29 e 26 punti segnati nelle prime due gare contro Trieste gli valgono il titolo di MVP della finale. Ai playoff, in 32’ di impiego, 15.5 punti e 2.9 assist.
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Alessandro Ramagli - voto 7.5 - Inizia parlando della necessità di riallacciare il filo rosso coi tifosi dopo la retrocessione. E ci riesce perfettamente. Costruisce un gruppo che si fa voler bene, e che ottiene da subito risultati, nonostante il pesante infortunio di Ndoja. Non va sempre tutto bene, soprattutto in difesa e in trasferta, ma il coach è bravissimo a incassare le critiche con aplomb e a proteggere la squadra. E anche a non sbandare mai quando gli obiettivi cambiano in corsa: si risponde asciugando le rotazioni e alzando piano piano l’asticella. C’è un solo momento davvero critico, dopo le prime titubanti due gare con Casale. Lì il rischio è grosso, ma ne esce indenne e la squadra reagisce giocando alla grande, dimostrando di essere tutta con lui. E il resto dei playoff, dopo gara1 con Roseto, sono una cavalcata trionfale. Uno dei principali artefici della promozione, conquista la serie A per la seconda volta in carriera.
Società - voto 8- Semplicemente, la stagione perfetta. Dopo la retrocessione si riparte con facce nuove, a parte Alberto Bucci, che assieme a Loredano Vecchi e Julio Trovato mette insieme una squadra che sulla carta deve far crescere i giovani, ma che piano piano cambia obiettivo. Si parte in sordina, con anche qualche polemica sul prezzo dei biglietti. Ma piano piano tutti i dubbi vengono fugati, e la gente si riavvicina. Quando occorre andare sul mercato si prende Davide Bruttini, e poi Stefano Gentile dopo. Insomma, non si poteva far meglio. E il ruolo di Alberto Bucci è fondamentale. Amatissimo dai tifosi, referente per la proprietà, bravissimo a tenere la barra dritta e a disinnescare la crisi esplosa dopo gara2 con Casale.
Proprietà - voto 8 - Cambia in corso d’opera. Si parte con la Fondazione, si finisce con Massimo Zanetti. Certo, la Fondazione c’è ancora (con Fornaciari al posto di Basciano alla presidenza), ma l’impatto di Mr. Segafredo si vede subito. L’uomo di fiducia di Zanetti - Luca Baraldi - porta da subito soldi e idee che si riveleranno vincenti, come quella del PalaDozza. E quando c’è bisogno di prendere il miglior giocatore sul mercato non ci si tira indietro, anzi. Non poteva andare meglio di così, e da quel che si è capito le risorse per il futuro saranno ancora più copiose, con l’obiettivo dichiarato di riportare la Virtus in alto in Italia e a farsi vedere in Europa.