IL DOPOPARTITA DI VIRTUS - REGGIO EMILIA
La Virtus torna dove mancava dal 2012: alle Final Eight, e lo fa da neopromossa. L’obiettivo Coppa Italia - fortemente voluto dalla proprietà - non era scontato, e i bianconeri l’hanno centrato, chiudendo il girone di andata al sesto o settimo posto - a seconda dei risultati di questa sera.
Il bilancio al giro di boa è di otto vittorie e sette sconfitte, con zero in “media inglese” (termine calcistico, ma caro ad Alessandro Ramagli e Luca Baraldi), dato che di partite in casa ne sono state giocate otto.
Sulla partita di ieri, dopo un inizio terribile - da scimmione sulla spalla (un po’ tutti, ma Alessandro Gentile in primis) la Virtus è risalita piano piano affidandosi alla difesa, al passarsi la palla e a protagonisti diversi. Prima Umeh e Baldi Rossi, poi nel secondo tempo Gentile, Slaughter, Lafayette, prezioso in attacco e anche in difesa su Della Valle, che è stato praticamente annullato. Con cinque giocatori in doppia cifra (e Aradori in zona) e 18 assist si può davvero dire che ieri ognuno ha portato il suo mattoncino, compresa la dea bendata, dato che Reggio ha perso prima il play titolare Chris Wright e poi anche Riccardo Cervi, e Menetti ha finito con le rotazioni ridotte all’osso.
La copertina di serata, però, la merita senz’altro Alessandro Ramagli, che in conferenza stampa si è tolto qualche sassolino dalla scarpa a Final Eight conquistata. Spesso criticato e messo in discussione da quelli che lui ha definito leoni da tastiera, il coach livornese ha fatto un bilancio fin qui citando numeri e percentuali: ovvero quasi il 60% dei minuti giocati dagli italiani (il dato effettivo - compresi Rosselli e Pajola - è di 1712 su 3025, quindi 56.6%), e il 33% dei minuti giocati da chi l’anno scorso era in A2, escluso Stefano Gentile (Ndoja, Umeh, Lawson, Pajola e Rosselli finchè c’è stato, ovvero 967 su 3025, 31.9%).
In un campionato dove in molte squadre (anche tra chi ha scelto il 5+5) gli italiani sono marginali, la Virtus li fa giocare tanto, forse anche troppo, dato che - repetita juvant - manca uno straniero da inizio stagione. Con queste premesse, e questo è il senso del discorso del coach bianconero, essersi qualificati è assolutamente positivo, anche se il rendimento della squadra non è stato sempre costante, per usare un eufemismo. Bisogna lavorare sulla continuità - anche e soprattutto all’interno della stessa partita - notando anche, però, che i bianconeri finora hanno sempre saputo rialzarsi dai momenti no. E questo, sicuramente, è merito anche del coach.
In ogni caso, il messaggio più importante Ramagli l’ha inviato a società e proprietà, spiegando di aver citato i dati sui minutaggi di italiani ed ex giocatori di A2 per cominciare a riflettere e capire se e cosa ci potrà servire per migliorare in futuro. Questo, fuor di metafora, sembra voler dire semplicemente che la squadra è incompleta da inizio stagione. E che quindi, se si vuole fare un passo in avanti, un suggerimento nemmeno troppo velato è quello di completarla andando sul mercato, capendo dove intervenire (la regia continua a sembrare lo spot più problematico) e agendo con una certa tempestività.
(Foto Giulia Pesino)