Luca Dalmonte è stato sentito da Andrea Tosi per la Gazzetta dello Sport e da Andrea Barocci per il Corriere dello Sport. Un estratto delle sue parole.

"Non voglio spacciarmi per un vecchio cuore Fortitudo, ma allora per un adolescente era più accessibile andare a vedere la Effe che non la Virtus. Così gradualmente ne sono diventato tifoso. Era la Mercury di Jordan e Starks, io che giocavo play nelle giovanili della Virtus Imola, mi immedesimavo in Dante Anconetani, il regista di quella squadra. Col tempo mi sono calato nello spirito di questo club, sposandone il senso di appartenenza, quello che richiedo ai miei giocatori di oggi. Una volta che diventi Fortitudo lo sei per sempre.
Domenica? Avevo chiesto di vincere la partita del dare tutto senza nasconderci dietro l'alibi delle assenze, abbiamo vinto anche quella del risultato. E' una vittoria che vale doppio se sapremo comprenderne il significato. Per ora ci basta guardare al presente, ogni partita è un "carpe diem". Ai miei giocatori ho chiesto di mettersi a disposizione della squadra con tutte le loro forze: un blocco, un rimbalzo, una bella difesa valgono come un canestro segnato. Non ho idea se sia stato un evento clamoroso o meno.
L'infermeria? Il problema più grave è quello di Happ che ha una recidiva al gomito sinistro: i tempi di recupero sono lunghi, spero di riaverlo dopo la Coppa Italia. Aradori rimarrà fuori 2­-3 settimane, invece Saunders dovrebbe rientrare già sabato prossimo nella trasferta di Cantù. Nel frattempo recuperiamo Cusin e inseriamo Baldasso, un play che può darci una grossa mano anche per le sue caratteristiche di realizzatore.
La convivenza tra Banks e Aradori? Penso che ci sia la sufficiente intelligenza personale, emotiva e cestistica perchè questo non sia un punto che ci condizioni. Tutti noi dobbiamo pensare a un sistema nel quale il singolo può avere la possibilità di esprimere il proprio talento, ma ricordando sempre che il nostro è uno sport di squadra, dove ognuno è al servizio del gruppo, e non il contrario.
Totè? Io ho avuto la fortuna di allenarlo quando era ancora più giovane, a Verona. Una fortuna per entrambi. I meriti vanno dati a lui, che si sta facendo trovare pronto e concreto, consapevole che un errore deve essere visto come un'opportunità di crescita e non come un ostacolo sul quale inciampare.
Sono troppo serio? Me lo dicono tutti! Salvo poi ricredersi in molti una volta che mi hanno scoperto meglio. So di apparire in una modalità che non attrae. Ma, al di là di questa mia faccia un po' così, io sono una persona serena.


(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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