I 4800 abbonati. Il mercato. I 5475 dichiarati alla prima casalinga. La vittoria in Supercoppa. L’esordio con gol esterno, dopo che l’anno scorso si dovette aspettare fino a Natale o quasi. Poi in campo ci vanno altre cose, non certo le esaltazioni per l’ambiente e le problematiche sulle maglie, e il Paladozza salta alla prima occasione. Qualcuno potrebbe far presente che anche l’anno scorso, almeno ufficialmente, la Fortitudo perse la prima in casa: si giocava a Rimini, se ben ricordate. Però è chiaro che l’impatto psicologico è ben diverso, rispetto a quella volta, e molte cose, diciamo, sono cambiate. La domenica piovosa era partita anche bene, se vogliamo, con la festa attorno al campo, gli applausi, i cori, e un primo blando vantaggio. Poi è piovuto anche dentro, al Paladozza: male in difesa, maluccio in attacco, male ovunque, insomma. Concedendo percentuali da due al limite del delirante (si è navigato per un po’ al limite del 70%), lasciando che il primo passo dei mori veneti fosse roba contro cui nessuno riusciva a reagire. Insomma, brutta roba.

Possa essere un bagno di umiltà, o semplicemente di sano realismo, questo lo andremo a vedere. Di certo la Fortitudo veniva da una prestagione alquanto strana, con iniziali batoste contro squadre più forti, dubbi boniciolliani, e invece un finale quasi esaltante. Con la Supercoppa, e la prima a Chieti affrontata in regime di strazio (3 assenti) e finita in gloria. Oggi no, con una Fortitudo che ad un certo punto è sembrata quasi sorpresa, sconcertata dal fatto che il film, a differenza di quello visto tante volte al Paladozza, non sia andato come sempre. Ovvero magari si può iniziare male, magari si può perdere il manico, ma ad un certo punto suonava l’arrivano i nostri e vittoria annessa. Ecco, trovarsi di fronte ad un Rocky dove Apollo Creed prende Balboa a sberle, e questo invece di stare in piedi getta la spugna e torna a torturar quarti di bue, può depistare. Ed è quello che è successo.

Ora? Ora Ravenna, Ravenna, Ravenna, come ha detto più e più volte Boniciolli. Lo si capisca tutti, che sul campo ci vanno i giocatori e non i pallini. Ravenna, Ravenna, Ravenna. Sperando che, se non altro, si sia persa la certezza che al Paladozza si vince per diritto divino. No: si deve giocare, ci si deve sbatttere, e tutto il resto. Amen.


Shine on you crazy diamond - Poco di veramente carino: l’ambiente, ma oggi si è scoperto – forse andava ricordato – che non sono le ugole e il sudore della gente che vince le partite. Sul campo, solo Mancinelli, almeno come cifre.

Another brick in the wall - Tutto il resto, con la difficoltà di trovare un, come si suol dire, peggiore in campo. Male gli americani, male un po’ tutto. Quasi a sorpresa, ma che sia una sberla benefica.

(foto Pierfrancesco Accardo Photography)

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