VIRTUS, IL DOPOPARTITA DOPO LA FINE DEL CAMPIONATO
Una brutta figura. Inutile girarci attorno, perché se nella partita che vale una stagione prendi 104 punti a casa di una squadra che non ha più nulla da chiedere al campionato, vuol dire che molti a Reggio Emilia sono scesi in campo in ciabatte. Come ha detto Pietro Aradori con un approccio così - in quella che era una finale secca - è giusto stare fuori dai playoff. Ieri davvero si sono salvati in pochissimi: anche chi ha reagito nel secondo tempo - Lafayette su tutti, ma anche Gentile prima del tecnico sciagurato che ha spianato di nuovo la strada a Reggio - nel primo tempo aveva marcato visita, e le facce che si sono viste non erano quelle di chi vuole conquistare la post-season a ogni costo. Non si salva nemmeno Alessandro Ramagli, che nei primi otto minuti di partita non ha fatto un cambio, nonostante l’inizio dormiente dei suoi, e alla fine ci ha provato solo coi pretoriani, non usando per nulla Wilson. Morale della favola: l’innesto invocato per mesi è arrivato troppo tardi, e ha giocato 39 minuti totali in tre partite. Serviva più coraggio, forse. Ed è anche vero che la maggior parte delle partite in volata la Virtus quest’anno le ha perse, e un motivo ci sarà. Certo, gli infortuni. Certo, la squadra non completata se non troppo tardi. Ma anche qualcos’altro, un qualcosa in più che dalla panchina è stato cercato tutto l’anno, senza mai trovarlo. E queste mancanze, al momento decisivo, hanno amaramente presentato il conto.
Ora si volta pagina. Per quasi tutti, da Ramagli in primis, siamo agli addii. Si ripartirà certamente da Alessandro Dalla Salda come AD, probabilmente da Marco Martelli come DS e da un nuovo allenatore. Ieri Andrea Trinchieri era al PalaBigi, e questo qualcosa potrebbe voler dire. Si ripartirà dalla Champions League: dato che sul campo non è arrivata la qualificazione, occorrerà chiedere la wild card di cui si è parlato qualche tempo fa. Come giocatori, hanno contratto Aradori, Baldi Rossi e Pajola. Difficile pensare che possano restarne altri, forse Slaughter e Umeh dalla panchina e, da decimo uomo capitan Ndoja, che in una stagione travagliata non ha mai mollato.
(foto Giulia Pesino)