Non bastano due quarti giocati anche con orgoglio, per una Fortitudo che ha troppe assenze e poca esperienza per reggere un momento come questo. E allora, a Brindisi, la sconfitta arriva perché quando gli avversari alzano i ritmi e pongono i pettorali e i bicipiti sul piatto della bilancia, da questa parte non c’è la capacità di mettere freni e di modificare ritmi. Priva di Fantinelli, Happ e Fletcher, e clamorosamente latitante di un giocatore nel ruolo di 4, se per un po’ del match si è detto che poteva andare peggio, alla fine, insomma, sarebbe potuta andare meglio.

Si parte immediatamente con la sfida ormonale tra Banks e il suo successore Harrison che pende dalla parte di Bologna perché ci sono anche gli appoggi di Totè e gli sprint di Sabatini a mettere un barlume di divario per gli ospiti. Non ci fosse qualche rimbalzo offensivo di troppo concesso sarebbe quasi perfezione, ma almeno l’attacco pompa come se non ci fosse un domani, e peccato per il cesto concesso allo stesso Harrison da quasi metà campo allo scadere che limita il vantaggio, 29-26, al 10’.

Davanti si torna normali, dietro si continuano a concedere troppi secondi tiri, e Brindisi con le triple di Gaspardo e Zanelli nasa l’odore del vantaggio. Banks deve fare bambini con barba e dreadlocks, Withers ha tiro ma non centimetri, e il problema è non sapere limitare i danni quando Brindisi si carica. Che cavolo stia schiacciando Willis approfitta del pazzesco momento di blackout bolognese, e la sirena è il classico gong che ferma uno 0-12 di parziale che pareva infinito. 53-40 Brindisi al 20’ nel più classico dei quando il gioco si fa duri, gli inesperti guardano i duri che giocano.

Potrebbe finire già qua come con Bamberg, ma la Fortitudo un po’ di voglia stavolta gliela mette, e sfruttando buchi mentali brindisini torna a singola cifra fino al -6. Si scaviglia pure Totè, non si tiene un primo passo nemmeno a minacciar starnuti, e comunque ci si accontenta pensando che potrebbe andare peggio. 72-60 al 30’.

Ci sono azioni con coppia di lunghi Aradori-Mancinelli, quando Totè deve buttar stampelle (esageriamo, eh) per alzare un minimo la statura media. Ma, come nel secondo quarto, l’energia finisce e forse anche la voglia di stare lì con la testa. Brindisi ne mette 20 di distanza, e tutto il resto è solo garbage time, e altro centello preso, dopo quello con Bamberg.


Foto di Valentino Orsini/ Fortitudo Pallacanestro Bologna

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92