BASKET CITY AL MARE
Stava ancora dormendo, quando qualcuno bussò. Forte, perché le saracinesche erano tirate giù, il bar era completamente sottosopra e lontano dall’essere presentabile, gli ombrelloni ancora da piantare. Insomma, Waimer era in precampionato, e stava sognando di essere lui, per una volta, il turista, e non il bagnino. Lettino, spritz, un trio di romene a sventagliarlo, nessuno a rompergli i maroni. Nessuno, tranne questo bussare forte e continuo alla porta: fine del sogno, triste realtà. Si alzò controvoglia, urlò Adì, sono ancora chiuso!, ma il toc toc continuò. E allora vai a tirare su la saracinesca, anche solo per guardare in faccia il patàca che era dall’altra parte a disturbarlo. Pioveva, non c’era nessuna ragione per alcun essere umano di essere lì in quel momento, ma…
Waimer - Adì, sono ancora chiuso, cosa volete da me…. Eh? Tu? Voi? Ma che ci fate qui?
Bavvy - Ehm, sai com’è, la stagione è finita, è già finita, e… eccoci qua.
Waimer - Ma come già finita? Ma scusa, ci eravamo lasciati in settembre che eri bello carico, che speravi addirittura in una semifinale, avevo letto da qualche parte di un qualche dirigente che si era fatto sfuggire la parola scudetto, e te sei qua? Con i playoff che devono praticamente ancora iniziare? Dai, è uno scherzo, sei solo venuto a prenotare per l’estate e poi torni a casa, vero? Contro chi giocate?
Bavvy - No, non giochiamo, abbiamo finito davvero.
Waimer - Sì certo, come no. Poi magari mi vieni anche a raccontare che Sabatini ha mollato il colpo.
Bavvy - Infatti, almeno così pare.
Waimer - Senti, forse è il caso che mi spieghi come è andata, eh?
Bavvy - Cosa vuoi che ti dica… Eravamo partiti anche bene, tre vittorie di fila, poi ne sono successe di tutti i colori. Gli americani che fuori casa facevano sciopero, voci di stipendi in arretrato, poi uno che se ne è andato, l’altro scappato in Turchia pare senza giustificazioni, un altro ancora messo in naftalina per vincere un tal premio per chi mandava in campo gli italiani. Insomma, altro che scudetto, dobbiamo ringraziare che ne andava giù una sola, altrimenti finiva ancora peggio, mi sa.
Waimer - E tutta ‘sta sciagura da dove è nata?
Bavvy - Non lo so. Scelte sbagliate, e l’impressione di tanti che non è ci fosse poi tutta ‘sta attenzione su quello che capitava in campo. Non so che dirti, abbiamo sbagliato qualcosa e non abbiamo cambiato niente, per cui alla fine in campo ci sono finiti i Fontecchio e compagni. Bravini, sia chiaro, ma forse un po’ acerbi per una serie A. Anche perché ci siamo giocati il premio italiani con Caserta, ma la differenza è che loro vincevano, noi no. Poca roba, ecco, tutto da dimenticare.
Waimer - E Sabatini? Ma davvero…?...
Bavvy - Così dice. Almeno non avrà ruoli dirigenziali. Ci sarà un nuovo organigramma, hanno già scelto Villalta come nuovo presidente, sarà solo da vedere chi ci sarà dietro, e se davvero Sabatini rientrerà nei ranghi e come. Ma intanto tante cose potrebbero cambiare.
Waimer - Sì ok, tante cose potranno cambiare, ma il problema è che tu ora, ora, sei qua. E io devo ancora piantare gli ombrelloni. Ma quei bei tempi in cui stavate a casa fino a metà giugno, che facevate playoff da protagonisti eccetera, tutto finito? Da quanto tempo è che a Bologna non si fa un playoff?
Bavvy - Sinceramente, mi sa che non è mai successo… Non so, dovrei guardare negli annali, ma mi sa che non sia mai successo. Perché noi li abbiamo fatti praticamente sempre, e se non c’eravamo noi c’erano gli altri. Brutta storia, eh? La crisi…
Waimer - E c’è una cosa che devi spiegarmi… Questo tizio che è con te, chi è?
Bavvy - Mah, è uno che è lì che canticchia una canzone di Battiato, Chi sono dove sono quando sono assente di me? Da dove vengo? Dove vado, oh?. Lo accusano di essere ferrarese, ma ora parla in napoletano. Me lo sono portato con me, ma ancora nemmeno so come si chiamerà. In teoria dovrebbe essere la mia controparte. Poi vedremo.
Waimer scosse la testa. Lui non lo sapeva, ma un tal Roberto Murolo cantavaEra de maggio: ecco, eravamo in maggio, e nemmeno nella seconda parte del mese, e già si trovava a dover fare da spalla agli orfani del basket giocato. L’estate sarebbe stata lunga, lunghissima.