Sarà la sosta, sarà il pensare troppo al derby, sarà quel che sarà, ma la Fortitudo pare, oggi, in necessità di chiamare Houston raccontando di avere qualche problema. Udine fa saltare il Paladozza, ennesima prova di allergia boniciolliana al Triveneto, sfruttando una prova di allucinante ciapanò offensivo, idee come si suol dire poche ma confuse, e problematiche sparse: se si volesse giudicare una serie di giocatori da quanto visto oggi, non se ne salverebbero poi tanti, anzi. Capire se è un momento di influenza o un sintomo di qualcosa di peggio, ecco, sarà da valutare.

La nuova puntata della querelle inno porta a vergare lo striscione FIPatetici, e vedremo il multometro cosa dirà. Poi, il cantiere offensivo Fortitudo è talmente aperto a lavori in corso che sbuca perfino qualche umarell in parterre, a vedere Bologna forzare fin troppo la ricerca di Knox. Che ne fa, ma involontariamente provoca perse che diventano bocconcini per Okoye e per il vantaggio udinese. Boniciolli modifica il suo inedito quintetto iniziale (dentro Ruzzier e Campogrande al posto di Candi e Raucci), scende 7-14 quando si sveglia anche Ray, e in un match subito nervoso – storie tese tra Cuccarolo e Knox – è 14-21 al 10’.

Stavolta è Lardo a ribaltare tutta la sua panchina fino all’undecimo, ma Bologna non ne approfitta, continuando atrocità offensive da far preoccupare il gastroenterologo di Boniciolli, e l’unico cesto collettivo in 4’ è una tripla udinese per il +10. Gli altri non segnano mai, Traini di fatto gioca per la Fortitudo, ma il primo dal campo, per la Fortitudo, arriva dopo quasi 7’. Si fa 18-29 e una percentuale al tiro in simil Piacenza (5/27), poi se non altro si sbloccano gli esplosivi dall’arco, necessari se non altro per limitare i danni e fare 27-34 al 20’. Un affare, tirando 8/34.

Si rientra con meno peggiori velleità offensive, ma dietro rimane una leggerezza tale da far chiedere la Siae a Kundera. Il viaggio è sempre attorno al -12, anche se Montano non difende nemmeno tanto male su Ray: è la chiave per ravvivare l’ambiente, e per caricare un po’ di rimonta. Lo stesso Montano tripleggia il -4, ma sciocchezze sparse non permettono ulteriori avvicinamenti, facendo 46-53 al 30’.

Servirebbe assaltare con ormone e fortuna, ma di là qualcosa per tenere la testa la trovano sempre, specie il redivivo Okoye. Udine fa il massimo vantaggio in varie occasioni, compreso un 69-55 al 36’, poi ci prova Campogrande, a ridar linfa alla squadra davanti a friulani troppo presto in modalità melina. Così, in un amen la partita si riapre clamorosamente, con Bologna a fare 11-0 e Lardo troppo tardivo nel cercare un tampone. C’è la palla in attacco sul -3 ma viene spedita in parterre, due liberi di Ray, un cross di Mancinelli, e illusione di rimonta svanita.

(foto Pierfrancesco Accardo Photography)

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