BASKET CITY AL MARE
Era la fine dell’estate. Quella ufficiale, quella in cui si doveva chiudere definitivamente ogni ombrellone, ogni cabina, serrare le serrande e salutare la spiaggia. Waimer si sentiva sempre un po’ scosso, perché da un lato finalmente poteva riposare (o meglio, andare lui in vacanza, e rompere le palle a qualche collega caraibico sul campionato romagnolo di racchettoni) ma dall’altro era la fine di tutto. A volte aveva l’impressione che il mare fosse in realtà una spugna, che durante l’estate raccoglieva tutte le voci che aveva sentito sulla spiaggia. E poi, in inverno, ogni onda fosse una di queste voci che ritornava a riva, così che in gennaio magari Waimer poteva risentirsi mentre brontolava contro un bambino che era salito su un pedalò, o in novembre riascoltava la sua discussione con un tifoso interista convinto di poter vincere lo scudetto. Insomma, l’ultimo giorno era sempre malinconia ed emozione, emozione e malinconia. Ma questa volta, invece di osservare in silenzio, volle dire lui qualcosa ai suoi astanti. Prese quindi il tifoso bianconero e quello biancoblu: il bianconero lo conosceva bene, quello biancoblu stava cercando di riapparire, e aveva un volto vecchissimo ma nuovo, nuovo ma vecchissimo, come se fosse nato da una rinascita, con annesse e connesse debolezze ed entusiasmi.
Waimer - Ora mi state ad ascoltare. Avete passato l’estate a parlare delle vostre cose, a brontolare, a blaterare, e io sentirvi perché alla fine il cliente ha sempre ragione, e se vi avessi fatto presente che dicevate un sacco di boiate magari cambiavate bagnino. Ma adesso, zitti e mosca.
Te, tifoso virtussino. Hai aspettato tanto perché ci fosse un cambio di guardia, vero? Perché eri stufo di Sabatini, delle sabatinate, di andare sui giornali per motivi che non fossero quelli sportivi? Bene. Ora tocca a te. Vai e segui la squadra, e non voglio che fai come sempre lo schizzinoso, come quando Ettore Messina (che mi sembra che sia un nome che vuole dire qualcosa, nella tua vita, no?) si lamentava del parterre che si lamentava, una ventina di anni fa. Non è che alla prima palla a due della prima partita magari capita che chi salta non riesce a prendere la boccia e inizi a storcere il naso, vero? Non è che alla prima sconfitta o al primo 7/25 collettivo dei due mori esterni inizi a brontolare dicendo che non sono fatti per giocare insieme, che serviva uno alto due metri o simile, vero? Non è che Bechi diventi un imbranato solo perché ha perso una amichevole precampionato, vero? Non è che Villalta, solo perché non compra un giocatore al primo ko interno, automaticamente diventi quello che era meglio quando andava in campo, vero? Allora fai il bravo. Lasciali lavorare. Poi chiaro, hai tutto il tuo diritto di non essere d’accordo, ma io ogni tanto li leggo i forum, e anche io vedo che qualcuno di voi non ce l’ha mai pari. Intanto iniziate il campionato con entusiasmo, poi tirate le somme dopo qualche mese, va bene?
Te, tifoso fortitudino. Hai aspettato tanto perché si potesse ripartire, vero? Perché eri stufo delle divisioni, di avere in campo due realtà che ritenevano di essere la vera Fortitudo, o la di essa prosecuzione? Bene. Ora tocca a te. Vai e segui la squadra. E non voglio sentire discussioni sul fatto che c’è chi ha più diritto di altri di essere tifoso perché negli ultimi anni era su una barricata o sull’altra. Non voglio sentire zitto te che seguivi Ferrara e la squadra dei falsari e non voglio sentire zitto te che seguivi Ozzano e la squadra di Sacrati. Ora dovete seguire solo la Fortitudo, ce l’avete, ve l’hanno ridata, e non avete più scuse. Ripartite da dove vi siete fermati, da quel giorno in quel posto qui vicino, a Forlì, e cercate di far finta che tutto il resto sia stato un brutto sogno. Volete riempire il Paladozza? Bene, c’è bisogno della curva e c’è bisogno dei distinti, c’è bisogno dei distinti e c’è bisogno della curva. Mi ricordo che facevate un coro, con una curva che urlava bianco e l’altra che rispondeva blu: bene, avete capito che per farlo c’è bisogno di tutti? Se lo capirete, forse potrete ripartire. Nessuno è più tifoso di altri, nessuno è meno tifoso di altri. Dovete ricominciare da qui, altrimenti ditelo subito che la squadra nemmeno parte e al vostro posto chiedo se si può iscrivere il Pinarella Baloncesto. Va bene?
I due tifosi lo guardarono un po’ perplessi, poi chiusero per l’ultima volta i loro ombrelloni, andarono per l’ultima volta a sciacquarsi dalla sabbia e salirono sulle rispettive macchine. Waimer nemmeno sapeva da dove gli fosse uscita tutta quella energia, ma forse era solo la nostalgia di quelle estati in cui nel suo bagno si parlava solo di Eurolega o affini. Gli mancavano quei tifosi, forse solo per il fatto che erano più ricchi e consumavano di più. Ma gli sarebbe piaciuto ritornare a quei tempi. Salutò la sua spiaggia, e si chiese chi e cosa avrebbe ritrovato alla riapertura, nell’estate 2014.