L'ex Virtus Domenico Fantin è stato sentito dal Carlino. Un estratto dell'intervista.

"La Virtus? Sono state le annate più belle della carriera. Il PalaDozza, che ancora non si chiamava così, era una meraviglia. Lo scudetto della stella e la Coppa Italia di qualche giorno più tardi me li porto dentro. Sempre.
Mi volle l’avvocato Porelli. Credo che alla fine venni pagato una cifra vicino ai 400 milioni di vecchie lire, che per quegli anni erano tanti. L’avvocato era un personaggio incredibile. Uno che vedeva lontano. Aveva introdotto il pianoforte, come al Madison. Il palazzetto era sempre tutto esaurito. Capelli tagliati con regolarità. Barba sì, ma solo se curata. Ogni particolare era oggetto di attenzione. Poi c’erano le trattative per lo stipendio. All’epoca non c’erano i procuratori, le società disponevano del cartellino. Le trattative con lui non erano facili, mai. Ma era puntualissimo nei pagamenti e sapeva essere generoso. Dopo lo scudetto della stella, che per lui valeva tantissimo, saltò fuori il Rolex. Un Rolex a testa e una cena in Costa Azzurra, che lui amava.
Gli allenatori? Alberto Bucci fece saltare la celebre 1-3-1 di Milano. Come vice aveva Messina: meticoloso, preciso, puntiglioso. Vinceva tanto con le giovanili, si capiva che avrebbe fatto carriera. Mi hanno allenato anche Aza Nikolic e Kreso Cosic. A Bologna ho avuto il meglio, compreso Sandro Gamba, che non ha raccolto secondo il suo valore.
Lo scudetto? Vincemmo lo scudetto perché eravamo un gruppo vero, unito. Però all’allenamento dopo quella sconfitta eravamo tutti abbacchiati. Poi Renato ci distrasse. Cominciò a fissare un punto della volta del palazzetto e a dire, ‘Non la vedete, non la vedete? E’ la stella’. Ci rasserenò. E vincemmo. Conquistammo una partita incredibile. Non ho dimenticato i liberi sbagliati da Bariviera. Poi al ritorno a Bologna l’apoteosi. Il PalaDozza illuminato perché Andalò accese tutte le luci. E 4-5mila persone che avevano invaso Piazza Azzarita. Uno spettacolo…
Era più bello giocare, non ho dubbi. Adesso mi sembra che ai giovani manchi qualcosa. Hanno mille attrazioni e distrazioni. Io ripeto l’importanza delle tre P: passione, passione e ancora passione. Io sognavo la serie A. Avrei fatto di tutto per arrivarci. Ci sono riuscito. Ai ragazzi di oggi, al di là del fatto che ai miei tempi gli stranieri erano solo due – ma spesso veri fenomeni, come McAdoo, Jeelani – mancano entusiasmo e passione"


(foto Virtuspedia)

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